Perché la Rosa di Sanremo è sparita? L’appello di Federico Allavena: “Basta con piante e fiori anonimi, tuteliamo i nostri prodotti”

19 ottobre 2017 | 10:23
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Perché la Rosa di Sanremo è sparita? L’appello di Federico Allavena: “Basta con piante e fiori anonimi, tuteliamo i nostri prodotti”

Parla il vice presidente dell’associazione nazionale “Fiori e piante” che lo scorso settembre ha presentato a Padova un marchio atto a garantire la certificazione di origine italiana delle specie florovivaistiche

Imperia. «Basta con piante e fiori anonimi, coloriamo di tricolore le nostre produzioni e commercializziamo con orgoglio le piante e fiori del territorio. Solamente così il consumatore può fare acquisti consapevoli e i produttori locali difendersi dalla concorrenza sleale degli altri paesi, siano essi europei che del terzo mondo». È questo l’appello di Federico Allavena, vice presidente di “Fiori e piante”, l’associazione nazionale che, con sede operativa a Imperia, dal lontano 1967 si impegna per favorire lo sviluppo della filiera florovivaistica italiana e promuovere la cultura del verde al fine di tutelare le produzioni tipiche e autoctone dei territori.

«Oggi più di ieri il comparto florovivaistico deve essere protetto – spiega Allavena, fra l’altro delegato di Giovani impresa per Coldiretti Liguria e Imperia nonché titolare lui stesso di un vivaio a Bordighera –. Se in passato infatti godeva di un vero e proprio monopolio all’interno dei mercati esteri, oggi ha visto affacciarsi nuove realtà concorrenziali che stanno minando i settori storici della floricoltura nostrana. Basta farsi alcune domande per rendersi conto di quanto sta accadendo. Ad esempio, perché è sparita la Rosa di Sanremo, esemplare un tempo richiestissimo? Perché oggi ne vengono venduti cloni che arrivano da paesi come il Kenia, dove la manodopera costa molto poco e dunque può essere commercializzata a un prezzo inferiore. Ma chi compra questa Rosa non sa che non è stata prodotta in territorio italiano, non sa che è stata coltivata aggirando tutti i parametri normativi, tra cui l’utilizzo di prodotti fitosanitari regolari e il rispetto delle condizioni di lavoro. È dunque di primaria importanza ottenere la certificazione di origine per le nostre coltivazioni: solamente così è possibile difendere consumatori e produttori».

A riguardo, lo scorso settembre l’Associazione ha preso parte alla 68esima edizione di Flomart – il salone internazionale del florovivaismo che ogni anno si tiene a Padova riunendo i maggiori professionisti del settore –, in cui ha presentato il marchio “Piante e Fiori d’Italia”. «Il marchio – entra nel merito il vice presidente –, vuole sottolineare l’origine nazionale del prodotto, sia esso un fiore piuttosto che una pianta in vaso o un’alberatura da esterno, e rendere più facile la sua identificazione circa la provenienza locale o aziendale. L’intento è quello di far emergere l’eccellenza del “fatto in Italia” anche in questo ambito. La tradizione florovivaistica italiana deve essere salvaguardata e valorizzata. Solamente così possiamo mantenere vivo il settore e permettergli di riacquistare quella sovranità di cui godeva un tempo. Non dimentichiamo poi che il comparto è uno dei più produttivi su tutto il territorio nazionale, tra quelli che offrono più opportunità di lavoro».

Basti solo pensare che in Italia il settore di fiori e piante vale il 5% della produzione agricola totale e genera un valore di 2,6 miliardi, dando lavoro a 100mila persone in 27mila aziende. Quanto alla Liguria invece, secondo il nuovo piano triennale del Distretto florovivaistico del Ponente ligure pubblicato nella primavera 2017, nel 2015 (ultimo aggiornamento disponibile) il valore complessivo della produzione florovivaistica si aggirava intorno ai 400 milioni di euro, attribuibili al 98% alle province di Imperia e Savona per un totale di circa 2200 aziende nel solo imperiese.