Dopo i maltrattamenti alla moglie, patteggia otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale: di nuovo nei guai 50enne di Taggia

30 ottobre 2017 | 11:44
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Dopo i maltrattamenti alla moglie, patteggia otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale: di nuovo nei guai 50enne di Taggia

La moglie ha recentemente lasciato la città: al suo ritorno, è emerso nel processo, le violenze potrebbero ricominciare e la pena per il marito, in quel caso, sarebbe molto più grave

Imperia. Ha patteggiato 8 mesi di reclusione con obbligo di firma, Roberto Olivieri, 50 anni. L’uomo con due condanne alle spalle per maltrattamenti nei confronti della moglie russa, è finito di nuovo nei guai per aver malmenato un carabiniere. La condanna, che da 11 mesi si è ridotta a 8, non ha soddisfatto né il pubblico ministero né il giudice monocratico Laura Russo, che si è comunque trovato ad avvalorare la decisione già concordata dall’avvocato della difesa, Maria Sibona, e dal pm precedente.
Durante l’udienza è stato fatto rivelare che il patteggiamento a otto mesi va bene per un incensurato e non per chi ha già due condanne per maltrattamenti e una per resistenza a pubblico ufficiale, come Olivieri: nel 2006 i carabinieri di Taggia lo avevano arrestato perché da tre anni picchiava la moglie che, nel luglio del 2005 si era presentata in ospedale con ferite e contusioni in diverse parti del corpo. Erano stati i medici a segnalare il caso alle forze dell’ordine. La donna aveva poi presentato querela nei confronti del marito violento.

La moglie ha recentemente lasciato la città: al suo ritorno, è emerso nel processo, le violenze potrebbero ricominciare e la pena per il marito, in quel caso, sarebbe molto più grave.

Il giudice non ha accolto la richiesta del legale di Olivieri, che chiedeva di poter evitare l’obbligo di firma, due volte al giorno, al suo assistito e non ha accettato nessuna “scusa” sulle motivazioni che avrebbero spinto l’uomo a prendersela con il militare, replicando che mentre prima si dava sempre la colpa al caldo, ora per ogni violenza il colpevole sembra essere sempre la società.