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Consiglio di Stato sul depuratore, Fossati (IR): “Stupefatto da Capacci e De Bonis”

7 ottobre 2017 | 10:23
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Consiglio di Stato sul depuratore, Fossati (IR): “Stupefatto da Capacci e De Bonis”

Il CdS sembrerebbe orientato a voler riconoscere un risarcimento sulla base del reale costo di gestione

Imperia. “Leggo dichiarazioni del sindaco di Imperia e dell’assessore De Bonis in merito alla sentenza del Consiglio di Stato del 5.10.17 che lascino stupefatti. I casi sono due: o non hanno letto la sentenza, o non hanno capito nulla di quello che c’è scritto. La sentenza, infatti, lungi da essere una vittoria per il Comune, è una decisione potenzialmente molto pericolosa e devastante per il Comune di Imperia ed i suoi cittadini”. Lo scrive in una nota Giuseppe Fossati, consigliere di Imperia Riparte.

“La storia è complessa ma nota: terminata la costruzione del depuratore il 10.8.2012, passato l’anno di gestione per contratto a carico della ditta costruttrice, l’Amministrazione Capacci ha ritenuto di poter costringere la stessa a continuare a gestire il depuratore, per cinque anni, al corrispettivo, rivalutato, pattuito alla data di affidamento dell’appalto nel 1989 – sostiene Fossati – La ditta ha eccepito ovviamente che tale posizione era assurda ed illegittima, atteso che l’importo del 1989 andava completamente rivisto (del resto erano passati 24 anni), alla luce soprattutto delle consistenti modifiche progettuali e di tecnologie avvenute in corso d’opera su richiesta del Comune (il progetto è in gran parte diverso, soprattutto come tecnologia e conseguenti costi di gestione, da quello originario)”.

Ancora Fossati: “Ne è nato un contenzioso, sia in sede civile, che in sede amministrativa, con la ditta che voleva abbandonare la gestione ed il Comune che l’ha obbligata a continuarla, in forza di ordinanze contingibili ed urgenti del Sindaco e, in sua assenza, del vicesindaco, tutte dichiarate illegittime dal TAR, con sensibili costi per spese legali a carico del Comune. Con sentenza n°305 del 2016, il TAR della Liguria aveva dato atto del diritto della Ferrero di abbandonare la gestione, delle illegittimità delle ordinanze emesse dal Sindaco e dal Vicesindaco ed aveva condannato il Comune a pagare un risarcimento danni quantificato in € 30.605,49 oltre iva mensili, a decorrere dal 5.11.2015 e sino alla data di effettivo rilascio dell’impianto.
Contro tale sentenza, la Ferrero aveva proposto ricorso, chiedendo la condanna del Comune a prendere in consegna l’impianto, ma, soprattutto, la revisione, ovviamente in sensibile aumento, del risarcimento danni già riconosciuto.
Con la sentenza di ieri, il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di condanna del Comune a prendere in consegna l’impianto, ma, per come motivata, per il Comune tale decisione risulta pericolosissima.
Perché? Molto semplice: il Consiglio di Stato non ha detto che Ferrero non può cessare la gestione del depuratore, come sembrano aver capito Sindaco ed Assessore, ma ha detto l’esatto contrario, ossia che non serve nessuna condanna, in quanto la Ferrero può dismettere anche subito la gestione dell’impianto, posto che le ordinanze del sindaco e vicesindaco sono state dichiarate illegittime e la continuità del servizio deve essere assicurato dal Comune. Se non lo dovesse fare, sarebbero solo i responsabili del Comune a dover rispondere del reato di interruzione di pubblico servizio”.

Secondo Fossati “la Ferrero, quindi, potrebbe già oggi portare le chiavi a Palazzo civico, scaricando sul Comune, totalmente impreparato economicamente e tecnicamente, oneri e responsabilità, anche penali, della gestione dell’impianto. Uno scenario terribile: impianto, verosimilmente, chiuso, con danni ambientali ed economici enormi e responsabili del Comune inevitabilmente, secondo quanto ipotizza il Consiglio di Stato, indagati. Quanto alla richiesta di aumento del risarcimento del danno già riconosciuto dal TAR, il Consiglio di Stato non ha affatto detto che vanno fatti i conteggi di dare/avere, come sembrano aver capito Sindaco ed Assessore, ma ha deciso di nominare un perito, per verificare, in particolare, quale sia stato dal novembre 2015 il “corretto costo mensile connesso alla gestione del servizio…per una impresa che operasse secondo principi di sana, prudente e corretta gestione”. Il Consiglio di Stato, pertanto, sembrerebbe orientato a voler riconoscere un risarcimento sulla base del reale costo di gestione, secondo la ricorrente Ferrero notevolmente maggiore della somma già liquidata dal TAR. A meno che la Ferrero non abbia sbagliato i conti, è pertanto ragionevole attendersi la revisione in aumento della condanna del Comune a risarcire i danni causati da ordinanze già ripetutamente dichiarate illegittime. Dove sindaco ed assessore vedano una vittoria per il Comune è francamente un mistero”, conclude Giuseppe Fossati di Imperia Riparte.