Alex Bartolo dalla sala stampa del Festival di Sanremo fino a Buenos Aires per insegnare italiano
“Sto vivendo un’esperienza bellissima che ho cercato fortemente. Purtroppo qui in Argentina c’è molta povertà in giro e al confronto in Italia si sta ancora abbastanza bene”
Imperia. Alex Bartolo è una cantautrice di origini milanesi ma imperiese di adozione. Ha frequento a Imperia il Dams, dove si è laureata, e con la sua chitarra in spalla ne ha ha fatta tanta di strada. Le sue canzoni hanno riempito di emozioni i tanti spettatori che hanno avuto il piacere di sentirla, nello Spazio Calvino, tempio della ex facoltà di Scienze della Spettacolo, attualmente trasformata nel corso di laurea di Scienze del Turismo, e non solo lì. Alex ha collezionato negli ultimi anni numerosi premi e successi nell’ambito d’importanti concorsi nazionali musicali, mettendosi in contatto con grandi ‘major’ milanesi, interessate al suo lavoro. Nel 2012 per l’Imperia Music Festivalha aperto il concerto in piazza San Giovanni di Petra Magoni, accompagnata al contrabbasso da Ferruccio Spinetti. Ma purtroppo in Italia il talento, di solito, non paga e in questo paese con la cultura e l’arte spesso non si può arrivare a fine mese. Alex allora si rimbocca le maniche e comincia a lavorare in un ristorante vegano. Non tralascia comunque la sua passione per la musica, che la porta a diventare anche un’apprezzata critica e giornalista musicale; in queste vesti Alex segue varie edizioni del Festival di Sanremo, come corrispondente per Radio Canton Ticino. La cantautrice scopre anche di avere una grande predisposizione per l’insegnamento, grazie agli studi “sociopsicopedagogici” durante le scuole superiori, e scrive con Mauro Caldera un libro
“Matematica senza numeri. Apprendere la matematica giocando con tutti i sensi. Manuale di giochi creativi e attività da scoprire“. Negli anni Alex matura quindi la voglia di insegnare, non in Italia, bensì all’estero, in particolare in America Latina. Un giorno succede che il ristorante vegano in cui lavora chiude, sembra quasi un segno del destino e come Alex ci racconta “Da qualche anno avevo il desiderio di andare a insegnare all’estero e una voglia incredibile di conoscere e andare in America Latina. Ho cercato di mettermi in contatto con le scuole all’estero tramite il Ministero italiano, ma non ho mai ricevuto risposta e la trafila per entrare nelle graduatorie era complessa e la situazione rischiava di andare per le lunghe, ma non mi sono persa d’animo; ho cominciato, allora, da sola a imparare lo spagnolo, anche attraverso la musica, leggendo libri, guardando film e anche grazie al fatto che, dopo la laurea, mi sono trasferita per un pochino a Tenerife”.
Continua Alex “Mi sono appassionata a tutti gli aspetti della cultura latina e avendo trovato qui in Italia tanti amici argentini, soprattutto quando tornavo a Milano, ho cominciato a praticare e a parlare il castigliano tutti i giorni con questi miei conoscenti stranieri. In Italia quindi per un periodo ho avuto tutto: il lavoro, tempo libero con gli amici, tutto quello che io definisco la zona di confort, ma mi sentivo sempre combattuta e non mi sentivo veramente felice perché dentro di me avevo la voglia di conoscere l’America Latina. Un giorno succede che perdo il lavoro, il ristorante dove svolgevo il mio servizio chiude e questo episodio mi destabilizza e non poco. Ritrovo poi un caro amico delle scuole superiori, che non vedevo da anni, un incontro casuale, ma che mi apre un mondo, perché mi racconta la sua esperienza trascorsa in Messico, buttando alcool su questa mia forte passione di partire per l’America Latina. Mi chiudo in me stessa per un paio di giorni e ritrovo una vecchia scheda telefonica internazionale che usavo per le varie collaborazioni giornalistiche che avevo con testate spagnole e praticamente ho cominciato a fare delle telefonate proponendomi come insegnante di lingua italiana, e ho trovato questa scuola, che aveva urgente bisogno di una docente in questa materia, e in fretta e furia, a fine agosto, sono partita. La scuola in cui attualmente lavoro, è un istituto bilingue privato, che fa parte di un centro culturale italiano, dove parte dei bambini, pur essendo nati in Argentina, hanno comunque origini italiane, e hanno almeno un componente della famiglia nato nella nostra penisola. Ho tre classi dove insegno Storia e Geografia, in italiano, ortografia, grammatica e do lezioni di avviamento alla lingua a tre bambini nel dopo scuola, che devono imparare l’italiano per entrare nella prima classe; uno di questi mie piccoli allievi è ipoacustico e me lo hanno affidato perché in Italia avevo già avuto un’esperienza di sostegno con un bambino sordomuto.
Che differenze hai potuto notare in questo primo periodo di permanenza in Argentina rispetto all’Italia?Il caos! Buenos Aires è una città molto caotica, le distanze sono infinite per raggiungere una zona e un’altra della città. E poi la delinquenza, è una città molto pericolosa, soprattutto in alcune zone, dove è sconsigliato andare soprattutto di sera, io stavo per essere rapinata del portafoglio in un piccolo bar, senza accorgermene, stavano per aprirmi lo zaino e prendermi quello che avevo all’interno, l’Italia al confronto è super tranquilla e sicura. La cosa che mi ha molto colpito, purtroppo negativamente è la nettissima differenza che c’è tra le classi sociali, soprattutto tra i ceti più bassi e la classe medio alta. C’è molta povertà in giro e al confronto in Italia si sta ancora abbastanza bene. Ci sono anche nel centro cittadino delle zone davvero disagiate come le viciās, quartieri pericolosi in cui ci sono delinquenti, narcotrafficanti, bambini molto poveri che giocano con le armi e molto spesso non mangiano da giorni. Nonostante questi aspetti negativi, per il paese, io mi sto trovando bene mi sto ambientando, anche se il cambiamento dall’Italia all’Argentina è stato notevole, amo il lavoro che sto facendo, spero di cominciare a vivere bene anche la vita culturale, e credo di restare qui almeno per tutto il 2018. L’esperienza che sto vivendo mi sembra molto positiva e so che mi farà crescere e conoscere al meglio gli aspetti dell’America Latina, mi piacerebbe comunque tornare a casa e proseguire la mia vita in Italia, sentendomi arricchita da questa situazione che sto provando, in questo momento. Venire in Argentina per me ha significato anche conoscere un’altra parte della mia famiglia, infatti ho incontrato una cugina diretta di mia nonna paterna, che si è trasferita qui quando aveva otto anni, parla siciliano e spagnolo e non una parola di italiano che però capisce; mi ha emozionato molto abbracciare questi miei familiari siculo-argentini, che fino a mesi non conoscevo, ed è stato un modo per chiarire un po chi sono, da dove vengo, quali sono le mie radici e capire che una parte della mia famiglia è anche qui in Argentina.