Sanità nel ponente ligure, Mara Lorenzi: “E’ un recipiente pericolosamente vicino all’essere vuoto”

“E’ giusto chiedere alla Regione Liguria di manifestare la sua visione per potersi confrontare con essa”
Bordighera.“Giorni fa è stata pubblicata la notizia che la Regione Liguria ha dato il via libera ad un piano di assunzioni da parte dell’ASL1 Imperiese che prevede 32 medici, 50 infermieri (in aggiunta ai 30 assunti recentemente), 8 fisioterapisti, 5 ostetriche, ed altri operatori sanitari. Questa ingente iniezione di personale non rappresenta un potenziamento dei servizi, ma è invece un intervento correttivo, benché insufficiente, delle carenze cumulate negli anni. L’entità del nuovo piano di assunzioni è dunque chiara denuncia che la sanità nell’estremo Ponente Ligure è un recipiente pericolosamente vicino all’essere vuoto.
Malgrado i recenti correttivi, il bicchiere rischia di rimanere cronicamente mezzo vuoto. Questo perché il depauperamento della Sanità nel Ponente Ligure non è solo il prodotto di progressivi tagli di fondi, ma anche la conseguenza della scarsa attrattiva che un’azienda sanitaria deteriorata esercita sul personale sanitario potenzialmente interessato ad occupare i posti vacanti. Una situazione con conseguenze ad alto impatto negativo: persistenza cronica di posizioni non coperte, e mancata opportunità di reclutare le competenze migliori che scelgono realtà sanitarie più appetibili.
Chi è medico vede due motivi fondamentali e interrelati per cui il Ponente Ligure non viene scelto: (i) manca un progetto di ampio respiro che delinei gli obiettivi e i percorsi che muoveranno la Sanità ligure verso il futuro, e (ii) manca un fulcro che promuova il dinamismo della medicina in questo territorio; fulcro che potrebbe essere rappresentato da un ospedale nuovo.
Ad oggi, le risposte della Regione Liguria sono state le statistiche e liste di bisogni presentate 18 mesi fa nel Libro Bianco della Sanità Ligure, e le frequenti menzioni di un ospedale nuovo ad Arma di Taggia. L’unico orientamento concreto sembra essere quello di affidare a privati l’ospedale di Bordighera. Ma in assenza di una chiara – o quanto meno condivisa – pianificazione della sanità nell’estremo Ponente Ligure, con quali obiettivi e prospettive entreranno i privati?
Già nel 2014 scrivevamo che lo Stato, la Regione, e l’ASL1 devono al Ponente Ligure un ospedale nuovo (da non chiamare unico perché persisterebbe un ruolo per alcuni presidi di media intensità sul territorio), baricentrico per posizione, e contemporaneo per ruoli e criteri edilizi. Capace di portare sul nostro territorio la Medicina di oggi, che è sempre più interventista perché la tecnologia affina con ritmi incalzanti i mezzi diagnostici e chirurgici, e la biologia molecolare moltiplica i bersagli e gli strumenti farmacologici. Un ospedale nuovo disegnato per servire le grandi emergenze, le cure intensive, le chirurgie elettive, e i problemi diagnostici complessi. Costruito con criteri contemporanei per garantirne la sicurezza a tutti i livelli, facilitare il lavoro degli operatori sanitari, e ottimizzare il servizio ai pazienti; adattabile in risposta ai bisogni della medicina e del territorio; integrato con le strutture riabilitative ed i servizi sanitari di base per assicurare in modo ben studiato la continuità delle cure.
Nel contesto di una pianificazione organica, tale struttura permetterà di reclutare le competenze necessarie, svilupperà teams multidisciplinari e pratiche di eccellenza, e creerà continuo arricchimento professionale che dall’ospedale fluirà spontaneamente sul territorio, rendendo questo ponente attrattivo per tutti i livelli di professionalità.
E’ giusto chiedere alla Regione Liguria di manifestare la sua visione per potersi confrontare con essa. La Sanità è un grande impegno e una grande spesa, ma è anche una grandissima opportunità di affinare meccanismi di efficienza, di creare lavoro, e di incidere sul livello di felicità della società. Se il futuro della Sanità nell’estremo ponente ligure sarà solo una variante dello status quo, vorremo poter dire ai nostri pazienti che avevamo almeno posto le domande ed avanzato proposte” – affermaMara Lorenzi, professore Emerita Harvard Medical School (Boston, USA).