Problemi comportamentali, convivenze, salute e randagismo: 4 motivi per sterilizzare il nostro coniglio

28 settembre 2017 | 08:28
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Problemi comportamentali, convivenze, salute e randagismo: 4 motivi per sterilizzare il nostro coniglio

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Spesso si sente dire che la sterilizzazione è contro natura, che gli animali andrebbero lasciati liberi di vivere la loro condizione piuttosto che imporre loro interventi chirurgici, che non è giusto farli soffrire o privarli della gioia di accoppiarsi, oppure ancora, che non si dispone delle risorse economiche per farli sterilizzare. Queste giustificazioni sono portate avanti da chi non ha ancora una sufficiente consapevolezza e cultura etologica. La sterilizzazione, infatti, è un atto d’amore nei confronti dei nostri animali, che apporta benefici su più fronti, e insieme andremo a coglierne l’importanza per quanto riguarda i nostri amici conigli.

Salute
La principale e più importante ragione per sterilizzare il proprio coniglio è la preservazione della sua salute. I conigli interi, infatti, hanno un’elevata probabilità di sviluppare infezioni e tumori (80% e oltre, a partire dal secondo anno di età). In particolare ne sono soggette le coniglie femmine, che possono contrarre infezioni e tumori uterini e mammari; meno a rischio gli individui maschi, che avendo gli organi genitali esterni e visibili, possono essere trattati prontamente, all’insorgere di qualsiasi anomalia.

Comportamento
I problemi di salute dei conigli non sterilizzati possono anche essere ascrivibili più semplicemente allo stress ormonale e quindi a un malessere diffuso e generalizzato, che si ripercuote inevitabilmente sul comportamento dell’animale. I conigli non vanno in calore come altri animali, ma al contrario sono animali a ovulazione indotta, ovvero dal momento dello sviluppo sessuale (che avviene tra i tre e i sei mesi di vita), la produzione di ormoni è costante, affinché le femmine possano ovulare e rimanere gravide ogniqualvolta il maschio le copra, così da massimizzare le proliferazione e garantire la sopravvivenza della specie (essendo animali preda).
Questa produzione costante di ormoni oltre ad essere la causa delle patologie di cui sopra, può provocare comportamenti spiacevoli e fastidiosi per noi umani, come marcature territoriali frequenti, urina a spruzzo o a pozzanghera, scavo o rosicchiamenti intensivi, atteggiamenti di monta nei maschi e gravidanze isteriche (o pseudo gravidanza) nelle femmine, che si strappano il pelo dalla pancia come se fossero gravide per formare il nido per i piccoli.

Inserimenti e convivenze
Se si pensa di formare una coppia lapina è indispensabile che entrambi gli individui siano sterilizzati, per facilitare l’inserimento, agevolare la convivenza ed evitare cucciolate indesiderate. Ricordiamo che le coppie con migliori chance di inserimento e convivenza sono quelle formate da un maschio e una femmina. Due maschi o due femmine possono andare d’accordo se sono cresciuti insieme o fanno parte della stessa cucciolata, ma con la maturazione sessuale potrebbero rompersi gli equilibri e dover essere separati, fino a dopo che saranno entrambi sterilizzati e si potrà tentare il reinserimento.

Riduzione degli abbandoni e del randagismo
La coniglia femmina può rimanere gravida già a quattro o cinque mesi (sotto questa età rischia di non portare a termine la gravidanza e morire anch’essa); la gestazione dura circa 30 giorni e il numero di cuccioli dati alla luce a ogni gravidanza varia in genere da uno a otto. Considerando che la madre può rimanere incinta nuovamente a distanza di poche ore dal parto, si può ben comprendere come accoppiamenti incontrollati possano portare grosse difficoltà di gestione: potenzialmente, in un anno, la coniglia potrebbe avere 12 gravidanze e la casa potrebbe riempirsi di cuccioli, fino a quasi un centinaio.
Si tratta ovviamente di un calcolo ipotetico, perché la coniglia madre sarebbe così provata e sfinita che già dopo la terza gravidanza consecutiva rischierebbe la morte e i coniglietti che sopravvivono di volta in volta sono raramente più di tre o quattro, ma in ogni caso si tratterebbe di un numero considerevole di vite da allevare o a cui trovare una casa.
Capita, purtroppo, che chi non ha adottato misure preventive, scelga la strada più veloce (e feroce) per disfarsi dei cuccioli, che vengono abbandonati nei cassonetti o all’aperto, pensando che staranno meglio in natura, ma non considerando che essendo nati in cattività non hanno alcuna risorsa per fronteggiare le avversità della vita selvatica (procacciamento del cibo, intemperie, predatori, cacciatori ecc.) e condannandoli quindi a morte certa in breve tempo.
Attualmente sono numerose le associazioni di volontari che sul territorio nazionale si occupano di recuperare i conigli abbandonati, stallarli e cercare per loro una buona adozione, ma non è contando sul loro operato che si risolve il problema degli abbandoni. Al contrario, è proprio sterilizzando i coniglietti che abbiamo in casa che assicuriamo un miglior benessere a loro, una più facile gestione domestica a noi, la riduzione di cucciolate indesiderate e di abbandoni e quindi aiutiamo anche il lavoro dei volontari che possono preoccuparsi di trovare casa ai coniglietti che hanno già in carico senza doversi assumere la responsabilità anche di nuove vite.

Domande frequenti

Qual è l’età più adatta a cui sottoporre l’animale all’intervento?
Dai 5-6 mesi di età fino all’anno, anno e mezzo, il coniglio può essere sottoposto all’intervento di sterilizzazione minimizzando i rischi connessi all’anestesia.

La sterilizzazione è obbligatoria?
La sterilizzazione non è obbligatoria per legge, tuttavia sopratutto per le femmine, per i motivi di salute di cui si è parlato, possiamo considerarla ‘moralmente obbligatoria’.

Chi deve effettuare l’intervento di sterilizzazione?
Come per tutto ciò che riguarda la salute del coniglio, anche e soprattutto un intervento delicato come quello di sterilizzazione deve essere effettuato da un medico veterinario esperto in animali esotici.

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(Foto: web)