Palazzo Nota a Sanremo, un museo proiettato nel futuro senza telefono






Luci e ombre sulla realtà che ospita il patrimonio archeologico e artistico matuziano
Sanremo. In un’epoca tecnologicamente rivoluzionaria che ha sostituito il confine spazio-temporale con l’interattività globalizzata è alle realtà come i musei che viene chiesto lo sforzo maggiore per ripensare a servizi e dinamiche comunicative. Un impegno necessario per avvicinarsi agli utenti del nuovo millennio e incrementare le potenzialità turistiche dei luoghi in cui si trovano, che nell’ultimo anno l’Amministrazione Biancheri ha accettato riformulando la proposta dei suoi beni culturali.
Alla fine del 2016, dopo il succedersi di varie amministrazioni e il deposito temporaneo al Borea d’Olmo, il Museo civico di Sanremo ha finalmente trovato la sua residenza presso Palazzo Nota. Il recupero dell’edificio seicentesco, in origine stabile per il commissario genovese, ha interessato il trasferimento di oltre 25000 reperti archeologici e 700 opere d’arte in un ambiente di 1600 mq. Un lavoro ingente, realizzato con la Soprintendenza di Genova e su fondi europei che il giorno dell’inaugurazione ha posto le basi per la nascita di un museo proiettato nel futuro. In quel pomeriggio del 30 dicembre è stato infatti rivelato l’obiettivo di accrescere l’accessibilità e la comprensione delle collezioni instaurando un fitto dialogo tra la struttura museale, il visitatore e l’oggetto esposto attraverso un percorso multimediale che, dal primo piano riservato al patrimonio archeologico al secondo dedicato a quello pittorico, potesse raccontare gli ultimi 100.000 anni di Sanremo e del suo comprensorio. Un viaggio a più dimensioni tra la storia e l’arte locale che ha iniziato a concretizzarsi nel corso dell’estate, quando 10 tablet dotati di cuffie, 3 schermi piatti di cui 2 touch e cubi wi-fi hanno varcato l’ingresso e, grazie anche all’attività di alcuni studenti, dai dispositivi sono comparsi immagini e filmati interattivi della Sanremo di ieri e delle sue opere di maggior pregio. Oggi chiunque volesse vivere un’esperienza virtuale dell’antica Villa Matutia e delle sue trasformazioni nel corso dei secoli al Museo civico di Palazzo Nota può farlo. O almeno potrebbe.
Perché i buoni propositi di rinnovare questo mirabile esempio della tradizione costruttiva ligure e delle sue ricchezze sono scivolati su un fattore di non poco conto che ha impedito di raggiungere e aumentare il bacino di utenza: la comunicazione, sia essa online che offline. Basti solo pensare che, a eccezione di qualche stendardo, la segnaletica stradale è pressoché assente e, nonostante l’apertura risalga a quasi 10 mesi fa, talvolta le rare anime desiderose di visitare il Museo e prendere parte ai suoi eventi si recano ancora nella precedente sede.Dovrebbero essere in dirittura d’arrivo dei totem da collocare nella piazza antistante l’edificio e nel centro città ma i tempi non sono chiari.

Inoltre, a causa di restauri, l’area di accesso principale non è mai stata aperta e i visitatori sono costretti a usufruire di un ingresso secondario non immediatamente visibile al passante. Per non parlare dell’uso dei new media che si limita a un sito web base: i social, sensore primo per intercettare la domanda e asset imprescindibile per promuovere un servizio, sono inesistenti, salvo un’immobile pagina Facebook che per altro indica un numero di telefono la cui utilità si perde nel momento stesso in cui dall’altra parte del ricevitore si ottiene risposta essendo di proprietà di un collaboratore esterno e non dell’ente, il quale, paradossalmente, non ha una rete fissa ma solo un cellulare di servizio che costringe i 4 impiegati a destreggiarsi comicamente fra i 3 piani della struttura.
Interpellato sul caso, il sindaco risponde: “È mia intenzione convocare le associazioni cittadine per realizzare una consulta: un nuovo strumento che consentirà lo scambio reciproco di informazioni ed esperienze con cui sarà possibile coordinare le diverse realtà aggregative affinché, grazie al raccordo con l’Amministrazione, vengano realizzate iniziative e attività adeguate per promuovere al meglio le nostre ricchezze. Questo tipo di esternalizzazione è un passaggio obbligato per gli enti locali che purtroppo hanno sempre meno risorse a disposizione. Nel caso specifico, Palazzo Nota è un elemento significativo del patrimonio storico e architettonico di Sanremo e sono sicuro che, con l’apporto di chi lavora ogni giorno sul territorio, troveremo anche il modo di supplire a quelle mancanze ancora oggi presenti, come migliorare la comunicazione con cittadini e turisti”.
Ma nel frattempo, chi per caso ode il nome “Palazzo Nota” e ne resta incuriosito può solo sperare di imbattersi nella sua entità guidato dallo spirito del funzionario sabaudo e commediografo a cui è intitolato, oppure, come accade spesso, percorrere 20 km in più, oltrepassare la frontiera e vivere le realtà museali di ben più solido richiamo della Côte d’Azur.
