Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati

26 settembre 2017 | 12:01
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Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati
Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati
Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati
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Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati
Morte di Martina Rossi, spunta la testimonianza del portiere d’albergo che smentisce i due imputati

E’ la studentessa genovese con genitori di Imperia morta dopo essere precipitata da un balcone al sesto piano di un albergo a Palma De Majorca, il 3 agosto del 2011

Imperia. Spunta una nuova testimonianza nella vicenda giudiziaria che ruota attorno alla morte di Martina Rossi: la studentessa genovese con genitori di Imperia morta dopo essere precipitata da un balcone al sesto piano di un albergo a Palma De Majorca, il 3 agosto del 2011. A parlare, secondo quanto riporta il quotidiano fiorentino “La Nazione”, è il portiere dell’hotel nella quale si erano svolti i fatti. Secondo l’uomo, che avrebbe assistito gli ultimi istanti di vita della ragazza, nessuno aveva attraversato la hall o preso l’ascensore. Questo particolare contrasta con la versione offerta dai due imputati (Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani di Castiglion Fibocchi (Ar) accusati di aver causato la morte della ragazza) i quali sostengono che Alessandro sarebbe sceso a chiedere aiuto al primo piano perché Martina delirava nella stanza d’albergo. E anche che Luca l’avrebbe seguito poco dopo per gridare che era caduta dal balcone.

Oltre al portiere, ci sarebbe anche un poliziotto spagnolo pronto a smentire quanto affermano Albertoni e Vanneschi. Secondo quanto sostenuto dal procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, Martina non si sarebbe suicidata in un momento di squilibrio (come sostengono i due) ma sarebbe caduta mentre stava fuggendo da un tentativo di violenza sessuale messo in atto dai due giovani. Di questa versione sono convinti anche i genitori della defunta. L’agente di polizia, che per primo aveva interrogato i ragazzi coinvolti, riferisce invece che i due avrebbero detto, in un primo momento, che Martina si era appoggiata alla ringhiera perchè si sentiva male, quasi volesse vomitare. Poi il tremendo volo. Fino ad oggi gli accusati avevano sempre sostenuto che Alessandro era assente (era andato al primo piano per chiedere aiuto) al momento della caduta e che Luca invece aveva visto Martina scavalcare la ringhiera e poi buttarsi di sotto.

Martina, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, era in vacanza con alcune amiche dove conobbe quattro ragazzi di Arezzo. Alloggiavano nello stesso albergo così, quando le due amiche le fecero capire di voler rimanere sole con due dei ragazzi appena conosciuti, Martina decise di raggiungere gli altri due aretini nella loro camera. Ma dopo pochi minuti che si trovava lì, la giovane volò di sotto dal sesto piano.

Una fine atroce, la cui verità oggi potrebbe essere più vicina. Secondo la versione dei due ragazzi, come quella della polizia spagnola, Martina sarebbe stata sotto gli effetti della droga al momento della caduta.La polizia spagnola aveva liquidato in fretta e furia la morte della ragazza di 20 anni come un episodio di “balconing“, un gioco nato proprio negli alberghi di Palma di Maiorca, che consisteva nel saltare da un balcone all’altro (o addirittura tuffarsi in piscina dalla propria finestra) filmati dagli amici, spesso sotto l’effetto di alcol e droghe.

Una storia che tuttavia non ha convinto gli inquirenti italiani nè tantomeno i genitori della ragazza anche in seguito ad alcune perizie effettuate successivamente. In particolare, per chiarire la caduta di Martina, era stato anche riesumato il cadavere. La perizia medico legale aveva fatto emergere ferite non compatibili con quel volo.