Imperia: Veneto Banca passa a Intesa San Paolo, la storia dei bancari precari si allarga in tutta Italia

12 settembre 2017 | 09:32
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Imperia: Veneto Banca passa a Intesa San Paolo, la storia dei bancari precari si allarga in tutta Italia

I sindacati del mondo bancario hanno affilato le armi e non sono disposti a concedere spazi nelle trattative

Imperia. Tre bancari imperiesi, ma salgono a quattro in tutta la regione,  rischiano di perdere il posto di lavoro. Precari dietro lo sportello che saranno i primi ad essere tagliati nella riorganizzazione del lavoro dopo l’acquisizione, da parte di Intesa San Paolo, dei due istituti di credito che anche in provincia avevano fatto parecchi danni: Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Ora la storia si allarga. L’operazione di salvataggio delle banche venete, per cui lo Stato ha speso già cinque miliardi di euro, lascia in “bilico” 900 lavoratori, che si aggiungono ai circa 3 mila esuberi annunciati da Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’acquisizione delle ‘good bank’ di Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Organizzazioni sindacali ovviamente sul piede di guerra: “Non vogliamo neppure pensare che una così imponente operazione di solidarietà nazionale come il salvataggio delle banche venete possa comportare il rischio che 900 persone perdano il loro lavoro ed è quanto non intendiamo permettere che accada per i 200 tempi determinati che Intesa non pare intenzionata a confermare e per i quasi 700 dipendenti delle 14 società di Veneto Banca e Popolare Vicenza ora in liquidazione”.

Tra l’altro i lavoratori delle aziende in liquidazione vivono da mesi nella più totale incertezza sul loro futuro. Le stesse voci su possibili cessioni di pezzi pregiati come Bim non tranquillizzano, perchè non fanno riferimento alla sorte dei dipendenti e anzi ipotizzano uno spezzatino, con
il rischio di perdite occupazionali. Siamo consapevoli che i commissari liquidatori siano tenuti, nel ruolo pubblico che rivestono, ad avere comportamenti che garantiscano la tutela dei creditori e che, pertanto, il loro lungo silenzio vada riferito a doveri di riservatezza della violazione dei quali,
se ne prescindessero, potrebbero essere chiamati a rispondere, ma al contempo pensiamo che sia necessario dare conto ai lavoratori, creditori morali oltre che economici di quelle imprese, di ciò che li attende.