Il campione Luca Albarelli ritorna alle origini: “Alla Club House della Canottieri Sanremo per promuovere i più alti valori sportivi”

12 settembre 2017 | 10:09
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Cresciuto nella Canottieri, a 28 anni ha intrapreso una strepitosa carriera velica che l’ha portato a prendere parte anche a due Coppe America. Oggi gestisce la nuova realtà imprenditoriale matuziana per i giovani canoisti

Sanremo. A 8 anni ha iniziato a praticare sport agonistico con la canoa conseguendo diversi titoli italiani e partecipando a gare internazionali; poi, alla soglia dei 30 anni, ha intrapreso una strepitosa carriera velica che l’ha portato a prendere parte ad ambite regate internazionali, tra cui due Coppe America con “Mascalzone Latino”. È il sanremese Luca Albarelli che di recente ha riscoperto le sue origini e ha sposato l’iniziativa di imprenditoria locale che ha riportato alla nascita della Club House della CanottieriSanremo.

Buongiorno Luca, vuole ripercorrere la sua carriera sportiva soffermandosi sul passaggio dal mondo della canoa a quello della vela?

Buongiorno a voi. Sono cresciuto nella Canottieri Sanremo con la quale ho praticato canottaggio per 20 anni. A 28 anni ho smesso di pagaiare e mi sono avvicinato alla vela introdotto dal compagno sanremese Flavio Grassi, velista professionista olimpionico. Grazie anche al suo aiuto sono riuscito a far coincidere la mia passione per lo sport con un’attività professionale. Ho infatti partecipato a due Coppe America con l’equipaggio italiano “Mascalzone latino”: la prima a Auckland in Nuova Zelanda nel 2003, la seconda a Valencia in Spagna nel 2008. In linea generale, nell’arco della mia carriera ho preso parte a 2 campionati europei, 3 italiani e 8 internazionali. Oggi mi considero un velista freelance, nel senso che viaggio per il mondo su chiamata di quegli armatori che sono alla ricerca di professionisti idonei ad affrontare regate di un certo livello.

Da qualche mese è ritornato alle sue origini di canoista, perché?

Sono ritornato alle mie origini di canoista cavalcando l’entusiasmo di un amico, Sergio Tommasini, che qualche mese fa ha acquisito la nomina di presidente della Canottieri Sanremo.  Da una chiacchierata con un altro compagno, l’ex campione italiano di canoa Luca Guagno, anche lui di Sanremo, è nata l’idea di ridar vita alla storica Club House dell’associazione sportiva matuziana. Quindi un luogo capace di diventare un punto di riferimento e di aggregazione per i ragazzi. Un luogo pulito, sano, in cui insegnare le regole dello sport giusto e dove ritrovarsi senza timori. Un luogo in cui i piccoli canoisti possono incontrarsi, stringere rapporti di amicizia e acquisire un bagaglio di esperienze tali da aiutarli nelle loro sfide di adulti senza andare alla ricerca di scorciatoie che invece di fortificare il carattere lo indeboliscono e invece di avvicinare agli obiettivi li annullano. Ecco, il mio ritorno alle origini è stato dettato da questo anche se devo ammettere che il mio cordone ombelicale con la Canottieri Sanremo non si è mai reciso, neppure quando veleggiavo dall’altra parte del mondo e del resto sono anche diventato istruttore federale di canoa.

In quest’ottica di promozione dei più alti valori sportivi la Club House della Canottieri ha portato alla nascita di una serie di gemellaggi ed eventi speciali come quello realizzato lo scorso fine agosto, ce ne vuole parlare?

Si, lo scorso 24 agosto gli ori olimpici di canoa Antonio Rossi e Daniele Scarpa e la medaglia d’argento Paolo Tommasini hanno incontrato i nostri canoisti all’interno di un evento volto alla sensibilizzazione sui temi del bullismo e del doping. È stata una giornata memorabile, i ragazzi non solo hanno avuto modo di conoscere i campioni ma si sono anche misurati con loro in mare, hanno ascoltato le loro testimonianze e appreso i loro insegnamenti. Si è cercato di trasmettere il concetto di sport pulito, ovvero la sola formula che paga in ambito sportivo la quale per altro rispecchia l’anima stessa della Club House. Come già accennato il circolo vuole essere un punto di incontro, di socialità, di amicizia. Vuole essere vissuto come ambiente sicuro e protetto che allontani i giovani atleti da quegli agenti negativi che conducono su brutte strade. Il tutto però senza rinchiuderli in una campana di vetro. Nella Club House infatti esistono delle regole a cui attenersi, degli equilibri da mantenere, delle sfide in cui mettersi in gioco. Non conosco persona che abbia frequentato questo circolo e non sia diventata una persona migliore. Qui impari lo sport di squadra, cosa vuole dire fare gruppo e di conseguenza che non puoi nascondere le tue responsabilità. Impari a riconoscere i tuoi obiettivi e a conquistarli. Ci tengo molto a questa filosofia, la quale per altro è la stessa che animava lo spirito della Club House quando la frequentavo io da ragazzino. E anzi, è proprio per questo che ho deciso di appoggiarne la sua riapertura diventandone gestore insieme a Luca Guagno.

In qualità di campione, istruttore e anche responsabile di un circolo che ha come missione la difesa della più autentica cultura sportiva, cosa consiglia ai giovani atleti?

Anzitutto mi permetto di dire che è  molto importante che i ragazzi si avvicinino allo sport perché l’attività sportiva lascia insegnamenti che durano per tutta la vita. E nella vita del resto bisogna perseverare come nello sport. Lo sport è sacrificio ma alla fine ripaga sempre. Lo sport richiede tempo, energia ma i risultati poi arrivano. Il mio consiglio è quello di essere onesti con se stessi e con gli altri, di non cercare scorciatoie ma di assumersi le proprie responsabilità. Quando si vince siamo tutti contenti però il vero campione si rivela nel momento della sconfitta: è quando il carro è vuoto che bisogna avere la forza interiore di agire e di rialzare la testa verso il proprio obiettivo che sicuramente, prima o poi, si riesce a ottenere.