Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora

1 settembre 2017 | 13:16
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Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora
Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora
Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora
Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora
Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora
Burocrazia e fauna selvatica: l’odissea a lieto fine di una volpe investita a Molini di Triora

“Salvare questo tenero cucciolo bisognoso è stata un’esperienza indimenticabile”

Riportiamo un estratto della mail (corredata di foto) inviataci da una nostra lettrice che narra dell’odissea (a lieto fine) affrontata per far curare una volpe ferita, ritovata  ferita in strada nei pressi di Molini di Triora. La ragazza racconta di come, prima di trovare un veterinario disposto a curare l’animale selvatico, abbia tribolato non poco con un certo atteggiamento burocratico tipico del Belpaese: “Domenica sera, mentre torno dalle ferie, sotto Molini di Triora, trovo volpe in mezzo alla strada. Mi rendo conto che è ferita, ma viva. Mi fermo, e con l’aiuto del mio ragazzo Raphael e di mio padre Renato, cerco di proteggerla dalle macchine che sfrecciano sulla strada. Proprio una di queste auto si accosta, e il conducente mi dice di andare via, dato che è “solo” una volpe. Io rispondo che non gli ho chiesto aiuto, e lo prego di proseguire. Non ce la faccio ad abbandonare quel povero animale che, sangunante dal naso e dalla bocca, tenta di rialzarsi, ma le zampe gli cedono e ricade sulla schiena. Perciò decido di liberare uno dei trasportini dei miei gatti che viaggiano con me, e con molta fatica riusciamo a mettercelo dentro. Ripartiamo quindi alla volta di Imperia, e nel viaggio inizio quella che si rivelerà una serie infinita di telefonate. Dapprima cerco su internet un veterinario aperto h 24 che possa aiutarmi, ma l’unico che trovo non risponde al telefono. Così chiamo il numero unico di emergenza 112, che mi risponde dopo quasi un minuto di attesa e, dopo un iniziale smarrimento, mi passa i Vigili del Fuoco. I VVFF, a loro volta in difficoltà, mi danno un numero di telefono da chiamare. A tale numero mi risponde un veterinario privato che dice di non potersi occupare di animali selvatici, e mi consiglia di richiamare il 112 e chiedere di parlare con l’ASL veterinaria. Ormai giunta a Imperia, decido di recarmi in uno studio veterinario che so essere aperto anche nelle ore serali, che mi dice la stessa cosa. Pertanto, compongo nuovamente il 112 e, dopo aver aggiornato gli operatori del fallimento dei precedenti tentativi, chiedo di parlare con l’ASL veterinaria. L’operatore dice di non potermela passare, ma mi dà il numero di telefono. Mi congedo in tutta fretta e provo a chiamare il numero, non ottenendo risposta. Mi trovo quindi obbligata ad aspettare il giorno successivo, sconvolta da tutte queste difficoltà, e con un animale sofferente e bisognoso di cure. Provo a sciacquargli il muso con l’acqua e a dargli da bere, lo metto al riparo e, dopo aver tentato senza successo di avere aiuto da altri veterinari, vado a dormire.

Il giorno seguente ricomincio a chiamare: i primi tentativi sono inutili, e tra una chiamata e l’altra, costruisco una sorta di cannuccia per abbeverare la volpe con una bottiglia d’acqua, e le do da mangiare qualche bocconcino di carne. Finalmente, al quinto tentativo, l’ASL veterinaria mi risponde, e mi dà l’ennesimo numero da chiamare, chimaando il quale mi viene detto che l’ASL si occupa di animali selvatici solo se sono morti, passando la palla alla Guardia Forestale. Per evitare l’ennesimo buco nell’acqua, decido di presentarmi con la volpe al seguito, direttamente alla caserma della Guardia Forestale di Imperia, che dapprima mi informa di non avere un protocollo di azione dalla Provincia da applicare in questi pur assai comuni casi, ma decide comunque di aiutarmi. Dopo aver tentato i canali ufficiali, subendo la mia medesima trappola telefonica, l’agente decide di contattare l’unico specialista di animali selvatici della provincia, lo Studio Veterinario Associato Riello – Bottino di Poggio di Sanremo, che accetta di aiutarmi a sue spese, a patto che io mi occupi del trasporto dell’animale. Non mi resta quindi che partire alla volta di Poggio con la volpe. Giunta allo studio, racconto tutto allo specialista al quale mi dico disposta ad attendere che l’animale venga visitato e ad occuparmi della sua convalescenza e succesivo reinserimento in ambiente naturale. Il veterinario procede quindi ad effettuare una radiografia, dalla quale fortunatamente non emergono fratture alla colonna o agli arti,. Con l’aiuto di un paio di farmaci, la prognosi è favorevole: mi chiedono di tenere l’animale fino a che non si sarà ripreso dall’anestesia, circa 24 ore, passate le quali, potrò tentare di liberarlo.
Il giorno successivo la volpe è decisamente più arzilla e mio padre si occupa, come da accordi, di rilasciarla nei boschi da cui è arrivata. La volpe esce dal trasportino, fa un giro tra gli alberi e torna indietro, come per tornare a casa. Poi, incitata a riprendersi la sua libertà, se ne va, correndo nel bosco.

Salvare questo tenero cucciolo bisognoso è stata un’esperienza indimenticabile, i suoi dolcissimi occhioni mi hanno ripagato di tutte le difficoltà incontrate, e arricchito il cuore: non potrò mai dimenticarlo.
Vorrei ringraziare in modo particolare lo studio veterinario Riello – Bottino: specialisti competenti e appassionati, di una gentilezza unica, e con un grandissimo cuore, che regolarmente si prendono cura di animali selvatici bisognosi”.