Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta

8 agosto 2017 | 08:35
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Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta
Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta
Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta
Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta
Settant’anni fa tornavano a Bordighera le spoglie di Sant’Ampelio: un viaggio nei luoghi in cui visse l’anacoreta

Ancora oggi è grande a Bordighera la venerazione per il suo patrono

Bordighera. 16 agosto 1947. A bordo della corvetta “Scimitarra”, messa a disposizione dal governo, tornavano a Bordighera le spoglie mortali di Sant’Ampelio, amatissimo patrono della “Città delle palme”. Quel giorno di settanta anni fa più di 20mila persone, tra bordigotti e non, attendevano sugli scogli del capo che portano il suo nome, l’arrivo dei resti mortali del santo dopo 807 anni da quando i genovesi lo avevano portato via dalla sua città d’adozione. Tornava Sant’Ampelio e a Bordighera era festa grande.

Oggi, per ricordare quel giorno gioioso, abbiamo visitato la cripta e la chiesetta costruita sugli scogli e affacciata sul mare. Su quel mare che nel 411 portò a Bordighera l’eremita Ampelio, giunto dalla Tebaide, dal lontano Egitto, dove già era venerato e seguito.

A farci da guida è Franco Zoccoli, priore della confraternita di San Bartolomeo degli Armeni, che si occupa delle visite nella cripta in cui i monaci benedettini custodirono e venerarono le spoglie di Ampelio.
“Secondo la tradizione locale, l’anacoreta Ampelio sarebbe sbarcato nel 411 sul capo di Bordighera che da allora porta il suo nome”, ha raccontato Zoccoli, “E qui a Bordighera ha vissuto fino al 5 ottobre del 428, quando salì in cielo. Nei suoi diciassette anni a Bordighera egli visse su questi scogli, in una spelonca, lavorando come fabbro. Era amato, rispettato e venerato. Si dice fosse bravissimo a dissipare le controversie tra le persone che si rivolgevano a lui per consigli”.

Il corpo di Sant’Ampelio rimase nella grotta fino al 1140.“In quell’anno ci fu la guerra tra Genova e Ventimiglia”, racconta il priore, “E’ una storia molto lunga. Il conte di Ventimiglia, non volendo sottostare al comune di Genova si era ribellato e aveva provocato l’intervento della Repubblica genovese. Genova a Ventimiglia fece dei prigionieri che, non potendo pagare il riscatto, offrirono in cambio le reliquie del nostro santo. Ma Ampelio era talmente amato qui, che fino al 1258 le reliquie vennero lasciate a Sanremo, nella chiesa di Santo Stefano. Poi però l’arcivescovo di Genova, Gualtiero dei signori di Vezzano, in seguito ad una permuta con il monastero dei benedettini, ottiene da questi la chiesa di Santo Stefano del Castello di San Romolo e le reliquie vengono portate a Genova“.

Da quel momento i bordigotti continuarono a supplicare il capoluogo ligure affinché venissero restituite le reliquie del Santo. Solo nel 1703, Bordighera riuscì ad avere indietro una prima reliquia: il femore di Ampelio che venne conservato in una teca di argento che ora si trova nella sala espositiva della chiesa di Sant’Ampelio.

“Sant’Ampelio, lo dico sempre, ebbe una vita più travagliata da morto che da vivo”, spiega Franco Zoccoli, “Non solo le sue reliquie vennero portate via dal luogo in cui era morto, ma a Genova vennero disperse a seguito di un bombardamento che colpì la città durante la seconda guerra mondiale. In mezzo alle bombe, rischiando la propria vita, il vice parroco di Santo Stefano don Federico Podestà raccolse le reliquie e le consegnò alle suore cappuccine”.

E finalmente, nel 1947, le spoglie del santo tornarono a Bordighera grazie all’interessamento del vescovo di Ventimiglia, monsignor Agostino Rousset. L’arcivescovo di Genova acconsentì al ritorno del santo nella città che lo venerava come suo principale protettore e patrono e il 16 agosto, a bordo della corvetta “Scimitarra”, Sant’Ampelio ritornò a quegli scogli che per 17 anni erano stati la sua casa. In quella città che aveva contribuito a creare e che l’aveva amato e venerato. Ritornava nella sua città d’elezione perché, come disse all’epoca monsignor Siri, che aveva accompagnato il viaggio delle spoglie da Genova, “l’antico eremita, l’antico fabbro, l’antico operaio ha qualcosa da fare in questa Bordighera”.

Ancora oggi Sant’Ampelio è amato e venerato. La sua chiesa è visitata quotidianamente da decine e decine di persone. “Prova ne è”, aggiunge il priore, “Che in un anno sono stati accesi 30500 lumini”. Tanti, anche, i promessi sposi che vorrebbero scambiarsi le fedi nuziali nella chiesetta affacciata sul mare: un privilegio, questo, non concesso a tutti. “Per sposarsi qui”, conclude Zoccoli, “Bisogna essere nati o battezzati o residenti a Bordighera”.