La città fantasma: un viaggio tra abbandono e degrado che mostra il lato nascosto di Bordighera

27 agosto 2017 | 11:41
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Dalla casa distrutta nella seconda guerra mondiale all’hotel Angst: location che non sfigurerebbero in un film di Dario Argento

Sole, mare, relax e giardini: Bordighera ha sempre avuto fama di essere una ridente cittadina a due passi dalla Costa Azzurra e del Principato di Monaco. Signorile, elegante e ben curata: una cittadina a misura d’uomo. Ma è davvero così? 
In realtà esiste un’altra Bordighera: una città abbandonata, dimenticata. Una Bordighera fantasma. E’ qui che vogliamo portarvi.
Il nostro viaggio inizia ai piedi della città vecchia, dove si erge, abbandonato all’incuria, il rudere di via Garnier, ovvero quello che resta di una villetta affacciata sul porto e andata completamente distrutta da una bomba durante la seconda guerra mondiale. Non ci furono morti, quel giorno, solo perché gli inquilini, da qualche tempo, avevano abbandonato l’abitazione così esposta al fuoco nemico. I residenti più anziani di via Garnier, però, ricordano ancora oggi il boato e la scossa, come di terremoto, causate dall’esplosione. Da quel giorno, di oltre 70 anni fa, il rudere è rimasto così: il tetto sfondato, le mura che si sgretolano e i topi che ci ballano.
 Per evitare che qualcuno si facesse male accedendo all’interno dell’abitazione distrutta, una ventina di anni fa il Comune posizionò una paratia di legno che riproduceva la facciata di una casetta, oggi in parte crollata per una folata di vento. Oltre al rudere e alla paratia in legno marcito, oggi ci sono anche delle transenne ad occupare preziosi posti auto, posizionate per scongiurare possibili crolli.

Il viaggio continua percorrendo via dei Colli. Dalla rotatoria per la strada Coggiola si erge l’ex albergo con annesso ristorante ed edicola “Bel Sit”. Una posizione stupenda, quella della struttura in disuso da anni che domina il mare. Non è nemmeno difficile accedere all’interno della proprietà (privata): per aprire la porta dell’ex pizzeria basta girare la maniglia, come sanno i clochard che, sicuramente, qui trovano un rifugio dalle intemperie.

Ex gallinai: è con questo nome che i bordigotti designano la proprietà, da tempo abbandonata, tra via Pasteur e via del Confine. Un edificio a più piani dove solo recentemente sono state posizionate grate per evitare l’ingresso di estranei, che invece fino a pochi mese fa accedevano all’interno del palazzo, trasformato in un accampamento di fortuna.
Intorno alla casa è presente un parco, da tempo abbandonato, che dell’edificio principale conduce a quella che un tempo era la depandance.

Ma non è tutto: a Bordighera, di luoghi che farebbero invidia ad un set cinematografico per film dell’orrore ce ne sono anche altri. Tra questi, la casetta di pietra all’angolo tra via Pasteur e via Rastello. Ovviamente abbandonata da tempo, questa costruzione ha un destino segnato: dovrà essere demolita. Al momento, però, è una proprietà letteralmente lasciata a se stessa, circondata da una vegetazione spontanea che ormai raggiunge, in altezza, le finestre del primo piano. Accedervi non è difficile: basta passare dalla falla nelle recinzione che circonda la casa e seguire il percorso tracciato da chi trova, ancora oggi, un nascondiglio in quell’angolo dimenticato.

Non serve andare in “periferia” per trovare location simili: nel cuore della “città delle palme” sorge il rudere di via Trento. Un grosso edificio abbandonato che, nei migliori progetti, dovrebbe essere demolito e ricostruito per ospitare appartamenti moderni. Al momento, però, tutto è fermo e del complesso residenziale disegnato su uno striscione che circonda l’area, non c’è nessuna traccia. 
Chi abita negli appartamenti vicini, dove tra l’altro sorge anche un bed&breakfast che si affaccia proprio sul rudere, lamenta di continuo la presenza di pantegane. Non è difficile crederlo: guardando oltre la recinzione si intravedono mucchi di spazzatura. Almeno quella sarebbe il caso di toglierla in fretta.

Anche se il nostro viaggio avrebbe potuto continuare e mostrarvi altri luoghi abbandonati, come l’ex hotel in via Primo Maggio, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri, o ciò che resta dei lavatoi dell’Arziglia (per i quali Palazzo Garnier ha stanziato 100mila euro), abbiamo deciso di concluderlo con l’emblema del degrado di Bordighera: l’hotel Angst sulla via Romana.
Il suo nome, tradotto in italiano, significa angoscia. E fa davvero paura vederlo oggi, quando i pipistrelli volteggiano davanti alle finestre senza vetri che inghiottono il buio della notte.
 L’hotel Angst venne costruito tra il 1887 e il 1914 per volontà di Adolf Angst, uno svizzero che si era trasferito a Bordighera alla fine dell’800.
 L’Angst divenne ben presto il più lussuoso albergo della città con 180 stanze curate nei minimi dettagli, un salone per i ricevimenti, una sala da concerti, una sartoria e un salone per signore. Nel ristorante riservato agli ospiti dell’albergo lavoravano 8 cuochi. Intorno all’edificio, ancora oggi, si estendono 35mila metri quadrati di parco.
Ma c’è un’altra storia dietro all’Angst: una leggenda che parte proprio da questo parco, sul quale si ergeva la casetta di un’anziana, Ghella. La donna non voleva cedere la sua proprietà al ricco impresario, che così, una notte, pur di costruire l’enorme albergo dei suoi sogni, diede fuoco alla casa di Ghella che arse viva nel rogo: il suo corpo non venne mai ritrovato. 
Da quel giorno il fantasma di Ghella, che prima di morire aveva giurato vendetta, vive all’interno dell’hotel. Si racconta, infatti, che gli ospiti dell’albergo sentissero spesso strani rumori e che le porte si aprissero e poi sbattessero inspiegabilmente. 
Pare che sia stata proprio Ghella la causa del declino del maestoso albergo, che dei fasti di un’epoca lontana non ha più nulla tranne il nome: Angoscia.