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Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”

28 agosto 2017 | 23:43
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Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”
Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”
Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”
Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”
Ezio Glerean a Ventimiglia: “Il calcio deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone”

Lo scrittore, allenatore di calcio ed ex calciatore ha spiegato le tematiche affrontate nel suo libro: “Il calcio e l’isola che non c’è”

Ventimiglia. “Penso che questo gioco del calcio così com’è non vada bene proprio a nessuno in questo nostro bel paese. Soprattutto non vada bene a coloro che questo gioco lo vogliono fare per divertirsi e per coloro che vogliono essere loro di supporto e aiuto perché ciò avvenga. Perché siamo arrivati al punto che la confusione che regna nei settori giovanili ha peso il sopravvento su quello che invece dovrebbe essere chiaro a tutti” – così si legge nella premessa del libro “Il calcio e l’isola che non c’è” di Ezio Glerean, che l’ha presentato in serata al Bookaffè di Ventimiglia durante l’evento curato da Roberto Rodo, presidente dell’Ospedaletti Calcio, e da Pio Guido Felici con la collaborazione dell’Associazione EVENTImiglia Cultura.

In una conversazione aperta lo scrittore, allenatore di calcio ed ex calciatore, ha parlato della gioia di giocare al pallone, del recupero del rapporto con il territorio, le famiglie, gli amministratori locali e le società sportive e soprattutto della sua filosofia calcistica che allenatori, genitori, dirigenti, tifosi e tutte le persone che amano questo gioco dovrebbero seguire per rilanciare il calcio italiano. Un calcio nazionale che deve ripartire dal recupero della gioia di giocare al pallone da parte dei giovani. Un progetto perciò che si può realizzare subito credendo nell’idea e trovando l'”isola” dentro alla quale costruire tutto ciò che serve ai ragazzi per il loro “gioco”.

Ezio Glerean è nato il 27 giugno 1956 a San Michele al Tagliamento ed è cresciuto nelle giovanili del Genoa fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta giocando con Brindisi, Cavese e con il Taranto in Serie B. Nel 1988 inizia la carriera da allenatore fino al 2010. Dopo un’esperienza con il Sandonà che porta in C1, Glerean trova a Cittadella l’ambiente giusto per proporre un calcio brillante e offensivo.

Il suo modulo di gioco ma soprattutto la sua conduzione dei rapporti con società e giocatori, basata su competenza e trasparenza, attirano l’attenzione dei critici più attenti nell’ambito del giornalismo sportivo e del mondo del cinema (nel film del 2001, “L’uomo in più”, Paolo Sorrentino ha dichiarato esplicitamente di essersi ispirato al modulo del Cittadella di Glerean). Approda in seguito al Venezia di Zamparini in serie B, proprio allorché il vulcanico presidente friulano acquisisce il Palermo. Glerean lo segue in rosanero ma l’esperienza dell’allenatore si consuma in pochi mesi, anche per le incomprensioni con lo staff dirigenziale. Seguono poi le esperienze di Padova, Venezia, Bassano e Cosenza. Nel febbraio 2014 esce il suo libro intitolato “Il calcio e l’isola che non c’è”, che lo riporta alla ribalta.

Durante la serata il mister Glerean ha raccontato anche aneddoti su Andrea Caverzan, attuale mister del Ventimiglia Calcio, visto che è stato il suo allenatore a Cittadella: “Andrea è sempre stato critico nei suoi confronti, poteva fare forse molto di più di quello che ha fatto perché aveva delle doti straordinarie. Aveva una grande personalità ed era un punto di riferimento per i compagni. Dovevo scontrarmi con lui sulle cose in campo, visto che le pretendevo da lui. Ho avuto la fortuna di allenarlo e mi ha dato davvero delle grandi soddisfazioni. Non ho avuto modo di vederlo allenare però posso immaginare come sia perché era già un allenatore in campo quando giocava con noi. Gli auguro sicuramente le migliori fortune. Sono contento che lui porti avanti questa idea di calcio bella come abbiamo provato a fare noi. Lo ringrazio di avermi voluto qui questa sera”.