Un pezzo di storia |
Altri Sport
/
Sanremo
/
Sport
/

Ugo Saggioro, l’ex nazionale di golf che ha girato il mondo, a 89 anni tira le somme della sua incredibile carriera

29 luglio 2017 | 14:05
Share0
Ugo Saggioro, l’ex nazionale di golf che ha girato il mondo, a 89 anni tira le somme della sua incredibile carriera
Ugo Saggioro, l’ex nazionale di golf che ha girato il mondo, a 89 anni tira le somme della sua incredibile carriera
Ugo Saggioro, l’ex nazionale di golf che ha girato il mondo, a 89 anni tira le somme della sua incredibile carriera
Ugo Saggioro, l’ex nazionale di golf che ha girato il mondo, a 89 anni tira le somme della sua incredibile carriera

Ha giocato con personaggi noti come Adnan Khashoggi, Jack William Nicklaus, Barrichello, Alesi, Prost e Sean Connery

Sanremo. “Ho giocato nel mondo e ho vinto tantissime coppe” – afferma l’89enne Ugo Saggioro, storico maestro di golf, ex giocatore nazionale e una delle colonne del Circolo Golf degli Ulivi di Sanremo, che fin da piccolo ha coltivato una passione particolare per il golf. “Mio papà ha contribuito a fare il golf di Sanremo, era il capo operai del golf e così siamo andati a vivere lì dove ho abitato per 50 anni – racconta Saggioro – Nel pomeriggio, dopo la scuola, facevo il caddy, portavo i bastoni e così sentivo le spiegazioni dei maestri. Alla fine mi sono appassionato e ho iniziato a giocare anche io. Abitando lì, quando potevo, giocavo e mi allenavo. Finita la scuola mi sono iscritto all’Università, perché ero ad Appiano Gentile con l’Inter, per provare a diventare un medico, ho fatto due anni ma il golf mi tirava di più”.

Tutto iniziò nella città dei fiori: “Ho iniziato a giocare a golf a Sanremo, prima ho fatto per quattro anni i lavori sul campo poi, quando il master è passato a maestro, io sono diventato Master. Quando hanno chiuso il campo, visto che l’autostrada aveva portato via due buche, sono andato alla Pinetina, dove c’è l’Inter, e sono rimasto lì per undici anni visto che c’era un campo da golf. Ho cominciato a lavorare lì come assistente – ricorda il golfista – Poi un giorno il segretario di Sanremo, che mi conosceva, mi ha detto “Ugo vieni con me, andiamo in Sardegna!” e così sono andato al Pevero per otto anni. Lì ho fatto di tutto dall’assistente al giocatore insieme ai clienti. Poi con mia moglie, che veniva sempre con me, siamo andati a Frangiacorta. Anche lì c’era da lavorare molto e io facevo ancora l’assistente. Dopo questa esperienza ho iniziato a giocare fuori”.

La prima vittoria l’ha ottenuta in Spagna: “Ho vinto il campionato della Costa de Sol” – dice il golfista che vinse al Pro-Am de Los Monteros la gara disputata a metà dicembre. La vittoria vide l’affermazione della squadra del Golf Club la Pinetina, composta da Saggioro, Frigerio e Messadaglia, affiancati dal professionista A. Paolillo. Gli italiani si sono imposti con uno score di 117 colpi, sei in meno del team spagnolo guidato dal Pro F. Hernandez, di Guadalmina. “Ho vinto una coppa enorme e mi ricorderò sempre che il comandante dell’aereo Alitalia è venuto a prendere personalmente la coppa perché non sapevo dove metterla, visto che non ci stava né nella borsa né nella sacca da golf perché era molto alta. Poi ha messo dentro lo champagne e ha offerto da bere a tutti i passeggeri. E’ stato molto gentile”- afferma sorridendo mentre ricorda l’aneddoto.

Da quel momento ha iniziato a girare il mondo per partecipare alle varie competizioni: “Da lì ho iniziato a giocare sempre sui campi spagnoli e ho iniziato a girare il mondo giocando in tantissimi campi da golf. In America sono andato a Pinevalley Am Nord, al Golf Club Seminole e al Palm beach in Florida, a Pinehurst Country Club in Carolina del Nord, al Golf Royal San George Mussel Bug, al Pebble Bach golf in California, al Tornberry, al Calabasass in California, al Parco Van Corlandt a New York, ad Augusta Amencorner, al Winged Golf Mamaronac New York, al Pine Valley Golf Club in New Jersey e al Medinah Golf Club di Chicago”.

In America ha avuto l’occasione di giocare in moltissimi golf club ma in particolar modo ricorda: “Mi è rimasto impresso un golf in cui sono stato, dove vi erano le basi missilistiche. Per partecipare alla gara vi era il sorteggio, per impedire che due amici potessero giocare insieme. A me era capitato il colonnello che comandava una base missilistica. Era davvero molto gentile, alla fine del torneo mi ha portato a visitare la base missilistica. Dopo un drink mi ha detto “quando vuoi venire a giocare qua io sono sempre pronto”. Sono stato anche in un golf, sempre in America, dove la piazzola con la bandiera e la buca era in mezzo al mare. Intorno a New York ci sono ben 20 campi da golf, ma in alcuni per entrare bisogna essere invitati”. 

L’unico rimpianto del suo passato è stato in Messico: “Sono stato anche in Messico, al Club de Golf, dove sono andato per fare una gara grossa. Siamo andati in due. La gara era a 4 mila metri e così quando siamo andati su non riuscivamo a respirare, visto che non eravamo abituati all’altitudine e così ci siamo ritirati  – narra con un po’ di tristezza il golfista – E’ l’unico rimpianto che ho, non essere riuscito a giocare lì. Era una coppa davvero meravigliosa da vincere e il campo era davvero difficile perché c’erano tanti cactus e fiumiciattoli”. 

Nonostante ciò si reputa soddisfatto di quello che ha vissuto e visitato: “La federazione italiana di golf ci pagava il viaggio e noi dovevamo pagarci tutto il resto, però era contenta perché giocavamo molto bene. Dove c’erano delle gare noi andavamo. Ogni anno la federazione di dava una sacca di bastoni nuovi e mi ha rilasciato una tessera di riconoscimento che mi indicava come un giocatore di interesse nazionale dal 1969 al 1972.

Sono andato in Scozia a Gleneagles Golf Club, al Turnbery Golf e a Gleneagles, in Australia al Golf Adelaide, in Austria al Seefeld Golf Club Tirolo, in Inghilterra al Sant’Andrius, in Germania. In Francia a Valescure Saint Raphall, al Nice Golf Cote Azur, a Mandelieu, a Mougin, a Cannes al Golf De Mandelieu, a Montecarlo a La Turbie, al Mougens Rute di Antibes, a Valbohne, al Golf De Vievola Tende, a Grasse al Golf Grasse, al Golf de Servanes, al Golf Club Bearborux Brignol, al Golf Esterel  San Raphrel, al Golf Cap esterel Saint Raphael e al Golf Opio Valbonne. In Spagna al Nueva Andalucia, a El Prat Golf Club a Barcellona. Negli Stati Uniti allo Shinnecoch Hils USA, Mauna Kea Golf Club Hawai, Cipres Point Golf USA e al Tripoli golf, al Biot La Bastide du Roy. In Giappone al Golf Fujoka e al Royal Hong Kong al ritorno ci siamo fermati a Sotogrande Golf Club in Spagna e sul lago in Svizzera dove ho vinto la scarpa d’oro, che è stato il premio più bello che ho vinto. In Svizzera siamo andati anche due volte a giocare a Crans sur Sierre. Poi sono andato in Svezia, Norvegia a Danimarca. I campi più belli si trovano in America, in Inghilterra e in Scozia. Sono stato anche in Marocco al Royal Golf Rabat. Siamo stati invitati dal re nel suo golf, realizzato in mezzo al deserto. Era un’oasi enorme. Siamo stati suoi ospiti ed è stato molto gentile”.

Ha girato il mondo e conosciuto altre realtà, abitudini e costumi: “Il Giappone non mi ha fatto una bella impressione per quanto riguarda il cibo perché mangiano cose strane come i serpenti e i vermi del legno. E’ un posto tremendo perché c’è tantissima gente e non si poteva neanche camminare, ma una cosa che mi ha colpito, e che non avevo mai visto da nessun’altra parte, è che durante la pausa pranzo giocano tutti a golf in cima ai grattacieli, foderati di rete e una stuoia grande dove i giapponesi sono seguiti da un maestro. In Giappone il percorso di golf che ho fatto era molto pericoloso perché era vicino ad un vulcano”. 

La più grande soddisfazione l’ha ottenuta in Spagna: “Al Rio Real Golf Club Spagna ho vinto la gara e anche battuto il record del campo, che è rimasto imbattuto fino a oggi. Il mio record dura da ben 40 anni e nessuno finora è riuscito a superarlo”. Ma è la Scozia il luogo che è rimasto nel suo cuore: “In Scozia mi sono divertito tanto, l’unica “cosa brutta” è il tempo incerto. Ci tornerei volentieri. Là è iniziata l’era del golf, c’è ancora un castello in cui sono conservate tutte le palline e le mazze dagli esordi  di questo sport. I pastori furono i primi a creare una pallina da golf con la pelle delle pecore, la facevano rotonda, e con un bastone di legno giocavano. Anche in Gibilterra mi sono trovato bene”.

Oltre ad avere girato il mondo ha anche visitato i golf club italiani dove ha incontrato anche personaggi noti: “In Italia li ho visti e provati tutti, specialmente quelli ad Alessandria, Garlenda, Castellaro, Varese, alla Pinetina, a Verona, a Roma, a Parma, a Rapallo, in Sardegna al Pevero Golf Club. Nella mia vita ho vinto tantissime coppe, alcune le ho regalate le conservo a casa. Ne ho un baule pieno. Negli anni in cui ho giocato mi sono divertito tanto, ho visto tante cose che non vedrò mai più e ho anche avuto la possibilità di incontrare tante persone illustri: ministri, re, uomini d’affari milionari come l’arabo Adnan Khashoggi. In Sardegna ho giocato nove buche con il campione del mondo Jack William Nicklaus, che mi ha detto “sei un giocatore molto bravo”.

“Ho bei ricordi anche qui come quando sono arrivati gli americani, avevano le navi attraccate al porto in Francia e pure la portaerei. Un giorno il comandante della flotta è venuto a giocare a Sanremo e cercava qualcuno con cui fare una partita. Così ho giocato io insieme al presidente di un’azienda di Sanremo, il dottor Bertalli. Alla fine abbiamo vinto ed è venuto l’elicottero sul piazzale del golfo di Sanremo a prenderci e ci ha portato sulla portaerei dove siamo stati ospiti del comandante. All’azienda autonoma c’è ancora l’encomio solenne che è arrivato dalle forze armate americane. Era un ringraziamento per le gare che abbiamo fatto con loro” – dice sorridendo.

L’ex giocatore nel corso della sua vita ha svolto vari ruoli: è stato allievo, assistente, master, giocatore ed infine maestro. “Mi piaceva giocare e mettercela tutta per vincere la coppa, con un colpo quasi riuscivo ad arrivare a 300 metri, ero 3 di handicap, ora sono a 12. Nella mia vita ho fatto anche il segretario di golf a Ponte Di Legno per quattro anni. Sono diventato poi maestro alla Pinetina, prima ero l’allievo-assistente-giocatore. Non volevo fare il maestro visto che mi piaceva giocare. Ho iniziato questo nuovo ruolo quando ad un certo punto non mi sentivo più di prendere parte alle gare. Ho dato e continuo a dare tanti consigli ai giovani che intendono entrare in questa professione. Oggi non faccio più gare importanti ma gioco ancora. Ogni tanto vado ancora adesso a Montecarlo perché i corridori di Formula 1, come Barrichello, Alesi e Prost quando sono lì mi chiamano per giocare insieme. Due settimane fa ho giocato con il famoso 007, Sean Connery. Abbiamo fatto insieme nove buche.  E’ un uomo davvero gentile e bravo. Queste sono soddisfazioni”.

“Una volta erano pochi coloro che giocavano a golf ora invece sono tantissime le persone che quando hanno un po’ di tempo praticano questo sport, anche perché dopo dieci lezioni uno può già provare a giocare da solo. Per esempio la scorsa domenica a Sanremo sono stati tanti i ragazzi che hanno partecipato al torneo “Sanremo contro il mondo”, che ha visto alla fine la vittoria di Sanremo. Per diventare un professionista bisogna giocare molto fin da bambini” – ci svela Saggioro.