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Questione migranti, le proposte del criminologo imperiese Chirico

2 luglio 2017 | 13:29
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Questione migranti, le proposte del criminologo imperiese Chirico

“La Germania come modello politico e rimpatri forzati”

Imperia.  Perché in questo periodo storico si stanno verificando gravi problemi di ordine pubblico? A quale fenomeno possono essere legati, quali sono le sviste commesse dalle istituzioni e quali i provvedimenti ad mettere in atto? A queste e altre domande, risponde il criminologo imperiese Daniele Chirico

Innanzitutto l’immigrazione porta molti problemi logistici e economici. Logistici perché è naturale che l’inserimento da un giorno all’altro di una massa di persone, siano queste di ogni estrazione e cultura, in un contesto urbano o cittadino differente, già saturo di popolazione residente e di altre immigrazioni precedenti, porta squilibrio nelle consuetudini di vita sia per chi è già residente che per i nuovi arrivati. Quello che la politica nazionale ed europea sta facendo con l’accoglienza indiscriminata è un ingiustificato squilibrio sociale. I problemi economici sono ovviamente legati non solo al mantenimento economico di questi parveneu (termine che indica una specie di nullatenenti senza residenza) ma anche alla sottrazione di risorse in loro favore in un momento di restrizione per i cittadini nelle infrastrutture e nei servizi. Le istituzioni stanno importando soggetti da ogni parte del mondo da tempo senza discriminazione e in virtù di una solidarietà sociale che ha ben poco di solidale, come stiamo verificando da un anno a questa parte. L’errore più grave però dopo gli scarni controlli psico-sanitari al momento dello sbarco sono quelli di un completo lassez faire di questi soggetti in città e nei centri urbani dove possono commettere anche reati gravi senza un vero controllo e una vera identificazione. I centri di accoglienza dovrebbero schedare minuziosamente, porre regole di condotta e incanalare questi individui verso un lavoro o un’attività, altrimenti cosa sono venuti a fare in Europa? Per ora sono solo un costo in tutti i sensi e una risorsa in pochi sensi.

Si tratta dunque di uno scontro di civiltà o di culture?Si certo, da 20 anni l’Italia ha dovuto seguire una politica di immigrazione, e non solo anche tutti i capricci della UE. Il mondo globalizzato e la sua politica di ultra consumo hanno poggiato sul capo dell’Italia la smania di dover accelerare i tempi e prendere ogni cittadino di paesi arretrati o esotici che poteva. Questo ha creato una congestione nel nostro territorio e profondi problemi sociali, morali e economici oltre che di ordine pubblico. Ora con questa terza grossa ondata migratoria forzata lo squilibrio portato è ancora più evidente per di più in una situazione di crisi economica e di guerra al terrore. I governi Ue e chi nella nostra politica va loro dietro, assieme alle organizzazioni umanitarie che vanno a prenderli per importarli appunto, si stanno comportando come gli schiavisti dell’800 che tracciavano le rotte per l’Africa per recuperare schiavi da adoperare in madrepatria e nelle colonie. Tutto quello contro cui progressisti e sinistroidi in generale si sono battuti per secoli è la stessa cosa che ora appoggiano di buon grado: una nuova deportazione dall’Africa e un nuovo schiavismo sociale forzato. È ovviamente uno scontro di culture e civiltà nel nostro periodo storico e in questa accoglienza indiscriminata e forzata, per i motivi sopra elencati e per l’impreparazione dell’Italia all’accoglienza. La nostra cultura ha degli standard ben precisi di morale e precisione, viviamo una pararealta’ grazie ad internet e social, siamo desensibilizzati e egocentrici, non abbiamo più un pensiero magico concreto ne uno collettivo morale; chi arriva invece è al contrario di tutto questo, tranne che per l’egocentrismo ormai predominante grazie alla globalizzazione e all’immagine  in ogni realtà anche se essa arretrata economicamente o in via di sviluppo. Insomma è come mettere contro in un torneo di scacchi un androide e un agnello, non riusciranno mai ne a coordinarsi ne a condividere lo stesso piano di regole di gioco, quello che ne uscirà sarà il caos”.

Cosa dobbiamo aspettarci? “Sicuramente sempre più episodi come la cronaca recente ci ha raccontato, tensioni e piccoli e grandi reati. Con buona pace dei politici di sinistra e di tutti gli idealisti che si prodigano per l’accoglienza e ci raccontano che va tutto bene, che non dobbiamo preoccuparci. Devo dire che le cose peggioreranno di pari passo con l’accoglienza. Purtroppo il mondo fuori dall’occidente è un mondo crudo e violento anche. Molti soggetti che vengono qui non vengono analizzati dal punto di vista della pericolosità sociale ne dal punto di vista della personalità. Abbiamo avuto problemi che non si sono ancora risolti con le immigrazioni precedenti: nord Africa, centro sud America, Balcani ed est Europa. Questi problemi si sommano a quelli nuovi perché non ci sono risorse ne veri controlli destinati all’ordine pubblico. I quartieri delle grandi città sono lasciati a loro stessi e la polizia assume sempre più il ruolo di interventista che di preventista. Tra qualche decennio Caracas e Milano non saranno differenti dal punto di vista criminogenico se la situazione rimarrà tale. Ci avviciniamo sempre più a visioni di devianza e degrado di periferie, quartieri e delle metropoli americane in virtù di una scellerata globalizzazione. Questo perché biologicamente abbiamo storie diverse rispetto agli altri popoli del mondo che si adattano in maniera diversa quasi territoriale alle nuove situazioni portando a forza il loro modo di vivere dove non dovrebbero meglio dove glielo permettono”.

Quali le soluzioni? Una diversa politica sarebbe la soluzione migliore. Prevenire e non curare. Ma visto che siamo schiavi dell’Europa dovremmo salvare il salvabile e prendere esempio dalle amministrazioni tedesche: sorvegliare a tutto tondo le città con camere, videocamere, droni e ronde anche diurne. Poi punizioni più severe e rimpatri forzati per ogni forma di reato, infine controlli sanitari e psicologici mensili, controlli su condizioni di vita e attività, controlli sul livello di integrazione e assorbimento di modelli culturali italiani come la lingua e gli usi. Obbligare e istruire alla legge e al rispetto della persona umana. Inoltre reintegrare gli italiani in uno stato che non gli appartiene più, che guarda alla globalizzazione e al politicamente corretto mentre ha slegato i propri cittadini dal tessuto sociale e economico. Perché se non siamo noi i primi a ritrovarci in questa nazione non riusciremo mai a convincere altri, che arrivano da ogni dove, a rispettare tutto quello che la nazione contiene”.