Minacce ed estorsione in una guerra di vicinato, la storia accaduta a Imperia

6 luglio 2017 | 10:17
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Minacce ed estorsione in una guerra di vicinato, la storia accaduta a Imperia

Sotto processo una coppia che abitava alla periferia della città

Imperia. La storia risale ad alcuni anni fa quando B.C. aveva deciso di affittare un alloggio a Francesco Mazza e Elena Timpau, sua convivente, alla periferia di Imperia. I reati ipotizzati in questo processo davanti al collegio presieduto dal giudice Donatella Aschero sono quelli di minacce e estorsione.

Lui è attualmente detenuto e questa mattina era in aula. Una vicenda che man mano ha avuto risvolti anche delicati. Oggi sono stati ascoltati i parenti della vittima. “Mazza disse a mio suocero tu e tua figlia siete due morti che camminano, ma le minacce erano continue”.

In aula, la volta scorsa, la parte offesa ha raccontato in una lunga testimonianza, le tappe di questa odissea. “Ho conosciuto il signore attraverso un avvocato di Sanremo. Era interessato ad un appartamento da dargli in affitto. Avevo chiesto di fare una fidejussione, ma lui non voleva. Era l’avvocato allora che avrebbe fatto da garante per una somma di 200 mila euro (legale pure lui vittima del Mazza a detta del pm Sussarellu nr). Una volta raggiunto l’accordo il canone d’affitto era regolare. La coppia ha sempre pagato da dicembre 2014 a febbraio 2015. Il contratto d’affitto era stato stipulato a nome della convivente e i versamenti erano abbastanza puntuali. Da buoni vicini di casa e per andargli incontro spesso avevamo anche donato alla coppia della frutta e della verdura. Ma qualcosa poi non ha funzionato. Mazza mi aveva detto di aver molti problemi di salute e che a pagare il canone era il loro avvocato”.

Ma ecco che la situazione, improvvisamente, si è complicata. “Il versamento del canone, improvvisamente, si era interrotto. Mi avevano detto che il legale aveva avuto dei problemi con la giustizia. A quel punto, visto che il contratto d’affitto non era stato rispettato, avevo iniziato le procedure per arrivare allo sfratto”.

E qui entrano in gioco le presunte avances che l’uomo avrebbe fatto alla convivente di Francesco Mazza: “Un giorno avevo fatto un complimento alla signora ed era stato minacciato dal Mazza che mi disse di aver registrato tutto. Mi aveva accusato di aver fatto delle avances, ma non era assolutamente vero. Mi era arrivata anche una mail nella quale venivo rimproverato. Mazza sosteneva che mi ero innamorato della sua donna. Ci eravamo chiariti tanto che a mia moglie non avevo detto nulla di questa faccenda”.

Ed è qui che entrano in ballo, a detta del B.C., anche le continue e pressanti richieste di denaro. “Il Mazza mi aveva chiesto soldi per riparare il frigo e per sostenere altre spese per lavori che riguardavano la manutenzione della casa: gli avevo consegnato 500 e 800 euro. Vi furono altre richieste di denaro. Mi aveva anche detto che era un bravo tecnico in grado di riparare slot machine. Aveva anche riferito che con questi lavori mi avrebbe potuto pagare il canone d’affitto. E per questo motivo avevo accettato di consegnare altri soldi. Alla fine la cifra complessiva prestata ammontava a 4 mila euro. Più volte aveva cercato di tranquillizzarmi: mi aveva anche raccontato di possedere una villa a Santo Stefano ma non gli ho mai creduto. Anzi, poco dopo mi aveva chiesto altri soldi arrivando anche a minacciarmi. Ero preoccupato per mia figlia e le mie nipotine e naturalmente per il resto della mia famiglia”.

A garanzia del fatto che Mazza avrebbe voluto onorare i debiti un bel giorno aveva chiesto di incontrarmi. Con sé aveva portato monete e medaglie d’oro come pegno. “Come altra forma di garanzia voleva consegnarmi anche l ‘auto che poi avevo scoperto essere stata pignorata. Mi aveva consegnato anche due cambiali una non datato per una somma di 3.200 euro e una datata 16 gennaio.2011 di 7.800 euro. Ero preoccupato perché mai mi sarei sognato di finire in una storia del genere e per questo motivo avevo chiesto aiuto ai carabinieri. Una donna maresciallo mi aveva consigliato di riconsegnare quella roba e di non dare più soldi”.

Ma la situazione ormai era degenerata. “Mi era stata spedita anche una mail nella quale Mazza sosteneva che avevo sequestrato e tentato di violentare la sua convivente in occasione di un incontro nel loro appartamento. Tra l’altro non avrei neppure avere rapporti perché avevo le emorroidi e portavo i pannolini come i bambini. Tutto impossibile. Mazza, non si è dato per vinto: mi aveva chiesto altri soldi anche in altre occasioni. In qualche modo ho cercato di aiutarlo e ricordo di avergli detto che avrei avanzato una richiesta per ottenere un fido in banca. Ma c’erano stati dei problemi con l’istituto di credito tanto che Mazza era tornato a minacciarmi dicendo che io e mia figlia eravamo “due morti che camminavano”.

Vicenda, dunque, che aveva preso una brutta piega. “Un bel giorno avevo trovato nella zona dove abito con la famiglia manifesti appesi alla pensilina dei bus, pali della luce e sui tronchi degli alberi: mi accusavano di essere un maniaco sessuale. Avevo tolto i manifesti e avvertito i carabinieri. Ero spaventato, assumevo medicine, avevo perso 7 chili. Mi svegliavo di notte, ero ossessionato dall’eventualità di trovare altri manifesti, avevano una reputazione da difendere. Ma non era ancora finita perché un giorno avevo ricevuto la comunicazione di una denuncia: mi si accusava di aver tentato di violentare la donna”. Il 13 luglio saranno ascoltati i testi del pm e a settembre quelli della difesa quando è prevista la sentenza.