Luci ed ombre a Ventimiglia, una notte di ordinaria emergenza nel rione delle Gianchette
La notte Ventimiglia si trasforma: popolata di “fantasmi” che l’Europa non vuol vedere
Ventimiglia. Quartiere delle Gianchette al calar della sera. Parcheggiamo con i colleghi l’auto per andare a bere un caffè a due passi dalla chiesa “dell’accoglienza”, quella di don Rito, per sentire se c’è qualche novità.
La prima cosa che si nota è che il greto del fiume Roja, ripulito dal Comune la scorsa settimana, è di nuovo la casa dei migranti che vogliono passare la frontiera a tutti i costi. Sotto il ponte le ombre si muovono, sopra la strada la luce dei due negozi tiene in vita il quartiere di notte.
Ci fermiamo prima al bar pizzeria che si trova più vicino al passaggio a livello. “Siamo giornalisti, buonasera”. La gente seduta ai tavolini non si stupisce della presentazione. Ci sono fin troppo abituati. Qui le impressioni sono molto negative. “Abbiamo letto sul giornale che ai migranti servono pane e nutella… ma le pare? E poi se questi non mangiano tutto il giorno in qualche modo dovranno fare per avere del cibo: chissà cosa succederà”.
“E’ tutta colpa di don Rito, non doveva aprire la chiesa. Adesso le povere pensionate che seguivano la messa hanno paura di andarci. Qui succede di tutto”. Ma ci sono stati episodi di violenza che hanno coinvolto i migranti? “A… no. Ci sono stati degli episodi, scippi e altro, ma a farli sono state persone dell’est: i migranti non fanno niente”.
“Non è colpa di don Rito”, ribatte un signore che ha sentito il discorso dall’altra parte del bar, “è stato il vescovo a volere accogliere i migranti qui”. Lasciamo il dibattito che rischia di andare per le lunghe e continuiamo il nostro giro di perlustrazione del quartiere.
Ci dirigiamo verso la chiesa “incriminata”. A sinistra sono centinaia le persone che si muovo sotto il ponte, nell’ombra del cavalcavia e sotto una luce che tende al crepuscolo. Per le strade non ci sono che migranti. Nel piazzale della parrocchia le famiglie e le donne prendono una boccata d’aria.
Quando ci sediamo ai tavolini della gastronomia di fianco ritroviamo a fumare una sigaretta un mediatore culturale che spesso abbiamo incontrato durante questi anni. “Quelli che sono sbarcati l’altro giorno sono già qui”, ci spiega. “Come quelli che vengono portati a Taranto con i pullman. Scendono e risalgono sul primo treno per Ventimiglia. Arrivano prima della polizia che li scorta durante il viaggio.”
“Ventimiglia è sola. Se i francesi aprissero per un giorno la frontiera, qui non rimarrebbe più nessuno.”
Mentre parla arriva un ragazzo con la bicicletta a fare la spesa. “Vedete lui sta al campo della croce rossa. Ha deciso di chiedere l’asilo in Italia. Molti fanno così: chiedono l’asilo qui e poi vanno in Francia, dove fanno un’altra richiesta. Stanno lì fino a quando non gli viene respinta. Poi vengono riaccompagnati in Italia.”
Ci mostra anche lui il video di Roja Citoyenne che dimostra come la gendarmeria francese respinga i minori non accompagnati allo stesso modo degli adulti. “Questa è la Francia ora.”
E’ notizia di questa mattina che il ministro dell’interno Marco Minniti ha deciso di stanziare i primi 200.000€ per Ventimiglia, che sopporta il peso dell’emergenza migranti da troppo tempo. Il sindaco Ioculano ha dichiarato che quei soldi dovranno essere spesi per il quartiere di Roverino.
Quando ritorniamo verso casa vediamo una Ventimiglia di notte surreale. Alla fermata dell’autobus in via Cavour aspettano la corriera, che non passerà fino a domani, una ventina di migranti. Stessa scena in stazione. Altri aspettano il “passaggio” alla foce del Roja. Sul lungomare invece la gente passeggia e si diverte nei locali illuminati. Luci ed ombre di una notte nella città di confine.