Imperia, vita, morte e disagio nelle storie di Tommaso Acquarone

2 luglio 2017 | 13:11
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Nel cortometraggio “Vita” ha affrontato anche la difficile situazione dei migranti immortalando sulla pellicola un giovane arrivato in Italia dopo molte peripezie

Imperia.Tommaso Acquarone è un giovane regista imperiese. Classe ’92 ha già un curriculum di tutto rispetto, Tommaso, infatti, è laureato in cinema presso la Iulm di Milano, coordinato dal professore Gianni Canova, con una tesi sul regista Claudio Caligari, attualmente sta seguendo un corso di specializzazione a Torino presso la Scuola Holden con Alessandro Baricco, ha partecipato come stagista, nel reparto regia, sul set del road movie adolescenzialeL’estate addosso, di Gabriele Muccino, il film è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival del cinema di Venezia. Sta lavorando alla realizzazione di alcuni film e cortometraggi, girati all’estero e selezionati in vari festival internazionali. Uno dei suoi cortometraggi che ha scritto e diretto, il toccante e intenso Vita, è stato selezionato come corto italiano per il concorso cinematografico internazionale Mobile film festival, una rassegna di film da 1 minuto girati per lo più con il cellulare, organizzato da BNP Paribas, ed è stato proiettato a Parigi.

In questo cortometraggio – spiega Acquaroneho voluto mettere in relazione la nascita con la morte, attraverso la descrizione di problemi molto attuali. In uno dei primi frame l’attore è vittima di un’overdose nella solitudine più totale, poi metto in risalto e denuncio la condizione di sottomissione della donna in generale, per ultimo affronto la difficile situazione dei migranti. Ho cercato di mettere in risalto tre temi delicati e tre situazioni difficili da affrontare soprattutto per chi le subisce”.

Si evince una certa raffinatezza stilistica nell’opera di Acquarone, con una messa in scena che quasi si congiunge con la drammatica realtà, in particolare quella di cui sono stati e sono tutt’ora protagonisti i tanti disperati migranti caduti nei nostri mari in questi anni. “Mi piacerebbe fare un cinema molto aderente con la realtà– aggiunge il giovane cineasta -. In particolare, per la terza storia non ho scelto un attore ma ho messo in scena questo ragazzo che ho conosciuto per caso, che chiedeva l’elemosina qui a Imperia. Prima di cominciare le riprese mi ha raccontato tutte le peripezie che ha dovuto affrontare per arrivare in Italia, durante il viaggio ha dovuto anche assistere alla morte della cognata e dei nipotini per asfissia. In seguito, in fase di montaggio mi sono accorto che il giovane migrante durante le riprese ha pianto, senza che io gli avessi dato tale indicazione registica. Questa lacrima che gli squarcia il viso, seppur impercettibile, è così forte e così vera che mi ha scosso ed emozionato tantissimo. Ho capito quanta sofferenza c’è nelle storie di questi ragazzi e considero la sua lacrima l’emblema della drammatica situazione di tutte queste vite e dell’indifferenza e del pregiudizio che sono costretti a subire. La lacrima del mio non attore si fonde con il mare che in questi anni è diventato un cimitero spietato, risucchiando con brutalità e senza preavviso le vite di tanti giovani migranti come Lucky, il protagonista del mio cortometraggio. Le storie che ho raccontato sono tutte comunque figlie di una condizione di disagio e di una sorta di ricerca di liberazione da questa condizione che molto spesso, purtroppo, non raggiunge esiti positivi