L'esposto

Imperia, Adesso Basta Onlus: “Controllate il patrimonio all’estero dei richiedenti sostegni sociali”

“No a sostegni pubblici ai non bisognosi a discapito di persone realmente indigenti"

Riviera24 - Roberto Arrighini e Katia Loda Adesso Basta onlus

Imperia. “Si proceda subito a verifiche più serie sulle situazioni patrimoniali all’estero delle famiglie che chiedono accesso ai servizi sociali. Questo per evitare che alcuni, magari abbienti all’estero, siano dichiarati indigenti in Italia e possano quindi fruire di sostegni pubblici a discapito di altre situazioni realmente bisognose”.  Questo, in sostanza, il succo dell’esposto che l’associazione Adesso Basta di Imperia ha inviato giorni fa all’amministrazione cittadina e che in queste ore verrà inoltrato anche ai comuni di tutta la provincia.

Secondo infatti il presidente della onlus Roberto Arrighini e la segretaria Katia Loda, “la frangia di popolazione povera è soprattutto costituita da italiani. Ed è pertanto incomprensibile il fatto che siano gli stessi italiani ad essere puntualmente esclusi dai sostegni, se pur con Isee zero. Una sacca famiglie italiane scartate perché qualcun altro riesce ad accedere. Secondo noi una ‘forma di non rispetto’ dell’articolo 97 della costituzione (tutti i cittadini di fronte alla pubblica amministrazione sono uguali). Questo poiché finora, da parte delle pubbliche amministrazione, si sono fatte diverse eccezioni che hanno a che fare con alcuni Decreti del Presidente della Repubblica (tra cui il 445/2000 e il 394/1999) che dicono che “per quanto attiene le proprietà all’estero degli stranieri, dovrebbe essere presentata una certificazione consolare, normativa tra l’altro attualmente già applicata con successo in regioni come la Lombardia e in alcuni comuni tra cui Voghera e Cascina”.

I due vertici dell’associazione – nata in ascolto e in aiuto delle famiglie imperiesi in difficoltà – tengono a sottolineare di non voler in alcun modo apparire ‘escludenti’ verso gli extracomunitari ma, anzi, che la loro visione deve intendersi ‘inclusiva’, cioè per tutti. “E non è possibile che, alla presentazione di un caso in difficoltà ci si senta rispondere facendo riferimento all’eventuale presenza di una famiglia alle spalle del bisognoso in questione”. In questi ultimi dieci anni, in effetti, la risposta familiare c’è stata, sempre e a tutti i livelli, iniziando dai pensionati che hanno mantenuto sia i figli che hanno perso il lavoro che gli stessi nipoti, andando anche a nuclei familiari che si sono ricomposti con adulti di cinquant’anni che son tornati dai genitori.

“Oltretutto, quattro mesi fa, il comune di Imperia ha tolto la possibilità di prendere la residenza ai senza fissa dimora. Questo significa che chi finisce a dormire per strada perde anche la copertura sanitaria oltreché la possibilità di partecipare ai bandi comunali per accedere a servizi o alloggi comunali. Se se pensiamo che il peso economico dei migranti è di 22/35 euro di benefit giornalieri a persona, sicuramente sono molte le persone che farebbero il cambio di situazione per avere la stessa possibilità di un pasto caldo, un letto caldo, una casa riscaldata e sicura. La pari dignità, dunque, spetta a tutti, non solo ai migranti in via della convenzione di Ginevra del ’51”.

Con questa sollevazione, Adesso Basta mira ad una riflessione collettiva ed amministrativa forte e chiara: “Le risorse si trovano sempre per tutto (come i 17 miliari di euro per salvare le banche che di sociale non hanno nulla) ma di soldi non se ne trovano mai per le esigenze della persona il cui diritto alla dignità è costituzionalmente insindacabile . I risultati sono sotto i nostri occhi, compreso il dramma della signora che a Torino si è data fuoco.

Dobbiamo continuare a far finta che tutto ciò non esista o dobbiamo iniziare a prendere coscienza che se il diritto umano non deve essere questione economica per un extracomunitario non deve esserlo nemmeno per un italiano? Lo stato non può essere liberista solo quando gli fa comodo e statalista esclusivamente quando si tratta di incamerare imposte. Noi dobbiamo ricominciare a determinare il vivere civile non ripartendo dai diritti che vogliano riconoscere ma riconoscendo i diritti a chi ormai li ha persi.

Perché l’indigenza non è una malattia. E non è possibile pensare che le persone scompaiano … le persone, fintanto che non saranno morte, esistono”.

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