Il terrorista torna a casa (da morto), rimpatriata in Tunisia la salma dell’autore della strage di Nizza del 14 luglio 2016

3 luglio 2017 | 18:29
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Il terrorista torna a casa (da morto),  rimpatriata in Tunisia la salma dell’autore della strage di Nizza del 14 luglio 2016

Il corpo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel è stato trasferito il 30 giugno al reparto di medicina legale del ospedale “Nicolle Carlo” a Tunisi

Nizza. Il corpo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autore di Nizza della strage del 14 luglio 2016, a quasi un anno dai fatti, è stato rimpatriato in Tunisia. L’informazione è stata confermata questa sera al Nice-Matin dal Console Generale della Tunisia nelle Alpi Marittime, Hafedh Ben Romdane.

Il corpo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel è stato trasferito il 30 giugno al reparto di medicina legale del ospedale “Nicolle Carlo” a Tunisi. Sarà consegnato alla sua famiglia. Potrebbe poi essere sepolto nella sua città natale M’saken. Definito un uomo solitario, burbero, diventato “instabile e depresso” dopo la rottura con la moglie, con alle spalle qualche condanna per reati minori. Un musulmano non troppo praticante, che non andava in moschea e quest’anno non aveva nemmeno rispettato fino alla fine il Ramadan. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, abitava da tempo a Nizza e aveva un permesso di residenza della durata di dieci anni. Di lavoro faceva il corriere, e da poco aveva ottenuto la patente per i mezzi pesanti. Era sposato e padre di tre figli, ma aveva rapporti deteriorati con la famiglia. Il suo matrimonio si stava concludendo con un amaro divorzio dopo un periodo teso, in cui Bouhlel era anche stato anche indagato per violenze coniugali.

Quanto ai parenti tunisini era “in rotta” anche con loro, e non rientrava in patria “da anni”. Versione confermata dalle autorità di sicurezza tunisine, che hanno riferito ai media francesi che l’ultimo ingresso dell’uomo nel Paese risale a cinque anni fa. Poco cordiali anche le relazioni con gli altri abitanti della palazzina in cui si era trasferito dopo la separazione. La vicina di pianerottolo aveva raccontato di avergli parlato solo una volta, per un problema di contatori dell’elettricità, mentre diversi membri della famiglia che occupava l’appartamento sopra il suo avevano detto che non ricambiava mai i saluti, e negli ultimi tempi era apparso sempre più nervoso e instabile.

Il nome di Bouhlel era noto alla polizia e alla giustizia ordinaria per alcune indagini a suo carico, partite da accuse per reati minori, e per una condanna per minacce e violenze, nel marzo scorso. Dopo un banale incidente stradale aveva colpito più volte con un pezzo di legno l’altra persona coinvolta, era stato fermato, posto in libertà vigilata e infine condannato a una breve pena di prigione con la condizionale. Era però “ignoto ai servizi segreti, sia a livello nazionale sia locale”, aveva precisato il procuratore di Parigi Francois Molins, confermando che l’uomo non era uno dei famigerati ‘schedati S’, le persone individuate e registrate come vicine ad ambienti estremisti.

L’attentatore era musulmano, ma sempre secondo le testimonianze dei vicini non sembrava molto praticante. Il padre però, riferiscono i media tunisini, è ritenuto vicino agli ambienti dell’estremismo islamico ed è iscritto al partito religioso Ennadha. Alcuni suoi parenti sarebbero stati condannati durante il regime di Ben Alì, e avrebbero poi approfittato dell’amnistia per uscire di prigione.