A Ventimiglia Alta va in scena “Scapigliati”: l’arte migliora l’integrazione tra migranti e cittadini

18 luglio 2017 | 20:55
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A Ventimiglia Alta va in scena “Scapigliati”: l’arte migliora l’integrazione tra migranti e cittadini
A Ventimiglia Alta va in scena “Scapigliati”: l’arte migliora l’integrazione tra migranti e cittadini
A Ventimiglia Alta va in scena “Scapigliati”: l’arte migliora l’integrazione tra migranti e cittadini

Da questa sera l’adattamento del musical cult «Hair» sarà all’ex chiesa di San Francesco

Ventimiglia. Sold out per lo spettacolo “Scapigliati” che da questa sera al 20 luglio verrà messo in scena nella suggestiva cornice dell’ex chiesa di San Francesco a Ventimiglia Alta. Ideato e diretto da Alessandro Arcodia ed Elisa Musso ha il patrocinio del Comune di Ventimiglia, dell’assessorato alla Cultura e il sostegno di Caritas Intemelia.

“L’iniziativa è nata quest’autunno, a novembre, quando io e Elisa Musso, che è un’altra attrice e performer della zona che però come me vive fuori, io a Milano e lei a Roma, abbiamo deciso di includere in un gruppo, che già era creato da persone che per diletto fanno musical, alcuni migranti, richiedenti asilo e rifugiati ospitati a Bordighera e a Ventimiglia” – ci spiega Alessandro Arcodia – Quelli interessati all’iniziativa hanno aderito volentieri. Abbiamo deciso di includerli perché sono ragazzi, tra i 16 e i 20 anni, che hanno molta voglia di fare ed è stato anche un modo per allargare la loro cerchia di amicizie e creare dei ponti tra le persone. Abbiamo avuto solo qualche difficoltà iniziale con la lingua visto che io parlo inglese mentre Elisa parla francese e loro non conoscevano bene la lingua. Ora invece parlano molto bene”.

“Insieme ai quattro ragazzi, provenienti dal Camerun, dal Ghana, dalla Guinea Conacry e dal Mali, in questi mesi abbiamo messo su questo spettacolo in inglese partendo da un musical molto conosciuto che ha debuttato a Broadway nel ’68: “Hair” di James Rado e Jerome Ragni – afferma Alessandro – Parla di rivolta, di pacifismo e di amore libero. Grazie ad alcune idee che sono venute ad entrambi abbiamo deciso di ambientarlo non nel mondo di quell’epoca lì, ma di metterlo in una specie di non-luogo, che in parte è come se fosse una boheme e in parte ha degli elementi di modernità. Quello che è venuto fuori si può riassumere con la parola steampunk, che è uno stile che mescola elementi, come l’abbigliamento e la musica, dell’Ottocento con elementi di modernità”.

“A livello di abitudini o a livello personale non abbiamo avuto nessun tipo di difficoltà. I ragazzi hanno vissuto situazioni allucinanti, c’è chi ha viaggiato per anni, chi era creduto morto dalla propria madre, chi ha perso tutti, ma hanno davvero tanta voglia di fare e di ricominciare. Sono inseriti in diversi percorsi artistici.Per esempio uno dei ragazzi va nelle scuole e racconta in musica una fiaba che ha scritto sulla sua storia – raccontano Alessandro ed Elisa – Fanno arteterapia con  Monica Di Rocco e lavorano. Alla fine si sono creati dei bei legami di amicizia. Aldilà delle differenze di provenienza abbiamo molte cose in comune, come la musica che ascoltano”.

“C’è purtroppo molta diffidenza e razzismo immotivati a Ventimiglia. Ciò è dovuto anche a causa dell’informazione mediatica che sottolinea la provenienza della persona durante i fatti di cronaca, ma la città di confine è sempre stata una città di migrazione. La nostra versione del musical è ambientata in Francia. Ad un certo punto dello spettacolo appare anche la bandiera francese per indicare simbolicamente che se anche la Francia, come gli altri paesi europei, si prendesse la responsabilità di questa migrazione, che è inevitabile, forse tutto sarebbe più semplice” – sottolinea Arcodia.

“Il gruppo è molto misto, vi sono persone di differente età. Si può dire che l’arte unisce e migliora l’integrazione. Credo che questo sia il primo compito dell’arte e in Italia ce lo dimentichiamo spesso – afferma Elisa MussoIn qualunque tipo di arte (musica, pittura, musical, teatro) si vive molto di sensazioni, per esperienze, momenti che si condividono e questo unisce le persone di qualunque età, di qualunque etnia. E’ stata un’idea di Alessandro e l’ho appoggiata immediatamente. E’ stata una grande idea anche conoscere, capire e condividere di più i percorsi che possono fare queste persone per avere una vita migliore. E’ una cosa che abbiamo fatto anche noi italiani, migrare dal sud al nord d’Italia, non c’è differenza. Tante persone che hanno subito forme di razzismo pur venendo dallo stesso paese perché magari venivano da altre regioni, ora sono razziste nei confronti degli altri, quindi forse dovremo ricordarcelo. Al posto di aiutare si è sempre pronti a giudicare ed infierire invece dovremo semplicemente capire di più gli altri e forse sarebbe molto più semplice interagire con queste persone”.

Lo spettacolo musicale interpretato da migranti, richiedenti asilo, studenti, insegnanti e donne della zona (Anna Maria Amalberti, Diletta Bruno, Elisa Burzese, Matteo Demarte, Fadil, Germana Gozzi, Lisa Guasco, Mamadou Telly Koulemou, Martina Iemma, Matilde Iemma, Ibrahim Mohammed, Anna Muratore, Noemi Pirrone, Gabriele Ruggeri, Cristina Salamito, Usman Sarr), immergerà gli spettatori in un’atmosfera tra “La zattera della medusa” di Gericault e i nuovi arrangiamenti acid jazz, non mancheranno i brani simbolo “Aquarius”, “Hair” e “Let the sunshine”. Lo spettacolo sarà riproposto il ‪19 luglio alle ore 21‬ e il ‪20 luglio in doppia replica alle ore 20.45 e alle ore 22‬.