Taggia, nulla è cambiato nel voto dei cittadini, molto rumore per (quasi) nulla
Taggia, cambia l’amministrazione ma nulla è cambiato rispetto ai risultati delle precedenti elezioni. Il centrodestra dal suicidio politico del 2012 ai risultati di oggi
Taggia. Molto rumore per (quasi) nulla. Si potrebbe riassumere così, citando impropriamente Shakespeare, il risultato delle elezioni amministrative a Taggia. E’ vero che in comune si rivoluziona tutto perchè cambia il sindaco, ma nulla è cambiato nell’animo dei cittadini rispetto alle precedenti elezioni.
Ed ora due conti e una premessa. La premessa è che nonostante in molti comuni minori si sia puntato su liste civiche disgiunte da simboli di partito per arginare il voto anticasta, in molte realtà, come Taggia appunto, gli schieramenti erano ben delineati sul campo. Al fianco di Mario Conio, nuovo sindaco di Taggia, si sono schierati apertamente gli esponenti del centrodestra locale e regionale, e più defilato ma comunque riconoscibile è stato l’appoggio del centro sinistra a Mario Manni.
Ed ecco la realtà dei dati, riferiti ai due principali competitori. Mario Conio viene eletto da una coalizione riconducibile al centro destra che raggiunge il 64,15 per cento dei voti. Mario Manni, erede dell’amministrazione uscente, si ferma al 25,54 per cento. Una rivoluzione? Assolutamente no: cambia l’amministrazione, ma nulla è cambiato rispetto ai risultati delle precedenti elezioni.
Nel 2012, infatti, il sindaco uscente Vincenzo Genduso venne rieletto grazie ad un incredibile suicidio politico degli avversari che si divisero in due gruppi l’un contro l’altro armati. Nel centrodestra era in atto una prova di forza tra i “sanremesi” facenti capo all’allora potente sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato e gli “imperiesi” più legati alla corrente scajolana. In campo scesero quindi, con proprie liste, Massimo Alberghi e Mauro Albanese. Il risultato fu il suicidio politico di cui si parlava.
Vincenzo Genduso, al suo secondo mandato, raggiunse il 36,19 % , superando di poco Albanese che vinse la sfida interna al centrodestra con un 32,61%, mentre Alberghi si fermò al 26,80 %. Nella lotta c’era anche una lista civica che rosicchiò voti a Genduso, “Arma e Taggia unite” con il candidato sindaco Angelo Tatoni, che raggiunse il 4,40 per cento dei voti. In pratica, Genduso venne eletto in barba alla maggioranza di centrodestra che dominava la città.
Bene, ora torniamo al presente: provate a sommare il risultato delle tre formazioni che si contrapposero nel 2012 a Genduso ed arriverete esattamente al 64 % messo insieme in queste elezioni. Non un punto in più, non uno in meno.
Manni si è visto invece rosicchiare i voti da Rifondazione Comunista che ha scelto di correre in autonomia e dalla lista civica di Andrea Nigro che ha probabilmente raccolto un po’ di eredità del Movimento 5 Stelle, assente dalla competizione.
Insomma, tutto è andato come se i dieci anni di amministrazione di un sindaco non avessero minimamente scalfito le appartenenze di partito.
Del resto anche il sindaco precedente, legato al centrodestra, Lorenzo Barla, venne eletto nel 2000 e riconfermato nel 2005 con il 60 per cento dei voti. La sua vicenda giudiziaria e il conseguente arrivo del commissario prefettizio aprirono la strada al voto di cambiamento aprendo le porte del comune a Vincenzo Genduso che con la sua lista civica raccolse quasi il 50 % al quale si aggiunse il 9% del centrosinistra, mentre il centrodestra con Maurizio Negroni si fermò al 41% . Come abbiamo visto, già nel 2012 tutto era rientrato nell’alveo originale.
Confrontando i dati, appare evidente che nulla sembra smuovere a livello locale le convinzioni dei singoli cittadini, propensi più a seguire una fede di partito che non il lavoro delle varie giunte comunali. Gli unici terremoti elettorali in provincia sono arrivati sempre dopo terremoti giuridici, tranne l’elezione del sindaco di Sanremo Alberto Biancheri, a capo di una coalizione civica mista dopo l’abbandono del sindaco uscente Maurizio Zoccarato.
L’amministrazione Genduso ha indubbiamente portato avanti diverse opere pubbliche ed ha avuto un percorso lineare per dieci anni senza l’ombra di uno scandalo, ma tutto questo non ha smosso un voto: ogni giudizio resta subordinato alla discriminante politica. Un fattore che potrebbe interessare anche l’operato di altri sindaci “civici” di importanti comuni della provincia, come Imperia e Sanremo.
In conclusione, un solo dato in effetti è cambiato in modo deciso: è quello dell’affluenza al voto, decisamente in discesa. Ma quella è tutta un’altra storia.