Dalla Spagna con 270 chili di droga in auto, un maresciallo della Dia: “Così fermammo il carico”

20 giugno 2017 | 13:07
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Dalla Spagna con 270 chili di droga in auto, un maresciallo della Dia: “Così fermammo il carico”

Doppio il canale di approvvigionamento per l’Emilia che arriva anche dal Belgio; quello grosso intercettato a Ventimiglia

Imperia. Gli imputati davanti al collegio presieduto da Donatella Aschero sono Abderrahim Aboulmahasi, Driss Achoud, Jawad Inani, Hicham Ahlal, Tarik Ahlal. Il processo è quello relativo ad un sequestro di 270 chili di hascisc. Un carico bloccato il 19 luglio 2009 alla frontiera a bordo di Audi A4, suddivisa in 9 confezioni in tela sigillate con nastro adesivo. Il notevole quantitativo era stato suddiviso in 2.699 panetti che, una volta immessi sul mercato, avrebbero fruttato poco meno di 1 milione di euro. La droga, secondo gli inquirenti, era destinata all’Emilia Romagna.

Un sottufficiale della Dia ascoltato in aula su richiesta del pm Antonella Politici ha raccontato i canali di approvvigionamento della droga e soprattutto come si sono svolte le indagini che hanno portato al clamoroso sequestro . “Era una batteria criminale molto professionale – ha raccontato davanti al collegio del tribunale di Imperia – Avevamo intercettato una telefonata in araba nella quale si faceva riferimento al carico che doveva entrare in Italia dal valico di Ventimiglia. Per il trasferimento si faceva riferimento ad una somma di 33.500 euro. Ma la somma necessaria complessiva era di 174 mila euro”. Ma il sottufficiale della Dia aveva individuato l’auto a Bologna che sarebbe stata utilizzata per il trasporto dello stupefacente. “Probabilmente era stata utilizzata un’altra macchina

A trasportare la droga, dietro un compenso di 6 mila euro, era stato Gianluca Luciani di Urbino, sospettato di essere al servizio delle organizzazioni che gestiscono lo spaccio al centro-nord e in particolare in Emilia Romagna con un canale tra Spagna e Italia. Nel corso delle udienze precedenti era stato ascoltato un finanziere che all’epoca dei fatti si era occupato delle intercettazioni telefoniche, poi tradotte dall’arabo. Il processo è stato aggiornato al prossimo 11 luglio per la discussione.