Settantasette anni fa l’Italia attaccava la Francia, al fronte anche Alberto Sordi che si concesse un bagno alla frontiera

10 giugno 2017 | 07:05
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La sera del 10 giugno 1940 lungo la frontiera gli alti comandi militari italiani e il Corps d’armée francese davano inizio alla Battaglia delle Alpi Occidentali

Mentone. Ricorre oggi il 77esimo anniversario della dichiarazione di guerra dell’Italia mussoliniana alla Francia e all’Inghilterra. E’ il 10 giugno 1940 e il Paese entra ufficialmente nel secondo conflitto mondiale. La sera di quello stesso in giorno in cui il Duce ruppe ogni indugio con il discorso pronunciato dal balcone di palazzo Venezia a Roma, lungo la frontiera di Ventimiglia gli alti comandi militari italiani e il Corps d’armée francese davano inizio alla Battaglia delle Alpi occidentali (10-25 giugno 1940) che, nonostante il complessivo fallimento sul fronte strategico del Regio esercito, portò all’occupazione e alla conseguente annessione alla provincia di Imperia di Mentone e di altri comuni del circondario (“linea verde”) dal 24 giugno 1940 all’8 settembre 1943.

Quelli della Bataille des Alpes furono i primi quindici giorni di conflitto di un’Italia impreparata a sostenere una guerra e non all’altezza degli avversari. L’obiettivo, ma anche il pretesto, era la riconquista di Nizza e della Savoia, cedute come pattuito da Cavour a Napoleone III nell’accordo di Plombières nel 1858. Il fronte si sviluppava dal mare fino a tutto il confine francese lungo le Alpi occidentali, suddiviso in direttrici d’attacco da cui le truppe puntavano a conquistare le testate delle valli per poi scendere in Francia. La penetrazione in territorio straniero durante la battaglia fu però solo di pochi chilometri, appunto, fino al centro urbano di Mentone.

Come scrive lo storico Andrea Gandolfo in  L’ occupazione italiana di Mentone (estratto da Il presente e la storia, n. 86, 2014):

la sera del [10 giugno] il Genio del 15 Corps d’armée faceva saltare la strada presso Ponte San Luigi, la passeggiata a mare di Garavan, il piccolo ponte sul confine nei pressi di Villa Maria Serena, l’entrata nel tunnel Sainte-Anne, tutti i viadotti ferroviari di collegamento con l’Italia, il ponte Elisabeth e tutte le reti civili di trasmissione. Lungo la frontiera alpina occidentale gli alti comandi militari italiani schieravano il Gruppo Armate Ovest e le Armate 1ª e 4ª, che, per esplicito ordine del Duce, avrebbero dovuto tenere un contegno assolutamente difensivo sia in terra, che in mare, né si sarebbe dovuto superare la linea di confine. Sul fronte contrapposto, il Secteur Fortifié des Alpes Maritimes – Sfam allineava nella zona di sua competenza tre battaglioni di fanteria. Sulle creste di frontiera erano inoltre dislocate le celebri Sections eclaireurs skieurs – Ses, piccole unità costituite nell’ambito di ogni battaglione del 6° Corps d’armée.

Gli ordini diramati dal Comando mussoliniano erano dunque di non intraprendere alcun’azione oltre la frontiera, ma di mantenere un atteggiamento difensivo. Tuttavia dopo l’arrivo del porta ordini, come riporta il filmato dell’Istituto Luce riproposto in apertura di articolo, le pattuglie di punta si accinsero a raggiungere i posti assegnati per passare laddove “il nemico non ritiene possibile si possa aprire un varco”. Il Corpo d’armata italiano schiera in prima linea due divisioni di fanteria del 15esimo condotto dal generale Gastone Gambara: Modena (37esima) agli ordini del generale Gloria, e Cosseria (5a), al comando del generale Vasarri. Quest’ultima fu dislocata lungo il tratto di confine più a sud. In armi inoltre, 15.0000 uomini suddivisi in quattro battaglioni di Camicie nere e posizionati oltre 200 cannoni sulla bassa Roja e tre convogli corazzati della Marina che, dal tunnel della Mortola, erano pronti a bombardare il territorio costiero della Francia. Come ha raccontato in diverse interviste televisive, quale ad esempio quella riproposte dalla Rai nel 2013 nella puntate speciali del programma “Sottovoce”, fra gli uomini delle formate del Regio esercito vi era anche Alberto Sordi. Il compianto “Albertone”, chiamato alle armi nel 1940, indossò l’uniforme prestando servizio presso la banda musicale presidiata dell’81esimo Reggimento fanteria “Torino”e accompagnando le partenze dei militari per la campagna francese. Durante l’impresa, ha rievocato più volte, avrebbe anche fatto il bagno nello specchio acqueo della frontiera.

Ancora Gandolfo:

La costa dell’estremo Ponente ligure, viene bombardato la sera del 13. Quando – scrive ancora Gandolfo – alcuni reparti del 15° Corpo d’armata sferrarono una serie di assalti contro le postazioni nemiche dislocate nella zona di Mentone dal colle di Treitore, a nord del Grammondo, al mare […] La mattina del 20 giugno una compagnia di fanteria italiana cercò invano di forzare lo sbarramento francese di Ponte San Luigi, lasciando sul terreno alcuni morti e vari feriti.

A seguito di tali insuccessi, si decise così di passare dalla difensiva all’offensiva: l’azione doveva cominciare il 18 giugno ma venne posticipata al 21.

Ricostruisce invece il filmato dell’Istituto Luce:

All’alba del 21 giugno le ricognizioni offensive dei nostri trimotori su tutto il sistema difensivo della Costa azzurra e del campo trincerato di Nizza iniziano la lotta per la conquista di Mentone. Fulmineo il passaggio sul Principato di Monaco, vassallo della Francia: un treno blindato della nostra Marina avanza arditamente fin sotto le fortificazioni nemiche, apre il fuoco sulle ridotte corazzate che sbarrano la litoranea, le artiglierie nemiche controbattono le operazioni del nostro treno blindato. Tutto il sistema fortificato francese che va dal Roja al Fiume Tinea è martellato, sconvolto palmo a palmo dalle nostre artiglierie. La cooperazione fra il movimento e il fuoco è in pieno atto mentre si sgranano le raffiche delle mitragliatrici i militari sbalzano avanti. I colli e le alture di Mentone sono spazzati da furiosi concentramenti di fuoco. I carri armati spianano la strada alle fanterie. Alle spalle della linea di combattimento che si sposta di ora in ora verso ovest e verso sud, il Genio prolunga e moltiplica i collegamenti e i comandi fra le unità impegnate. Intorno a Mentone si stringe di minuto in minuto un cerchio di ferro e fuoco. I francesi resistono disperatamente i nostri carri armati sfidando le insidie del terreno minato e il violento fuoco anticarro procedono arbitrariamente. I carri lanciafiamme annientano i centri della difesa nemica. Le nostre truppe si battono ormai alle porte di Mentone. I reparti di assalto fanti e Camicie nere si lanciano nella città, entrano a Mentono sotto il bombardamento francese. Mentone è caduta e i fanti la ribattezzano immediatamente con il suo vecchio e autentico nome La bella città mediterranea ritorna all’Italia, il Re Imperatore è sulle nuove posizioni. La disperata resistenza nemica è testimoniata dallo stato della città: case e strade sono state sconvolte dalle artiglierie francesi, accani tesi a bombardare la città appena abbandonata dagli ultimi difensori.

Insieme a Mentone, nel dipartimento delle Alpi Marittimo le truppe del Regio esercito occupano il comune di Fontan e le frazioni di La Blanche e Doans, entrambe nel comune di Santo Stefano di Tinea, e alcune case del comune di Isola. Furono inoltre parzialmente assediate altre località minori, quali: Castellaro, Breglio, Saorgio, Sospello, Rimplas, Valdiblora, San Martino Lantosca, Roccabigliera e Belvedere. Tale territorio, nonostante i costi e le difficoltà logistiche di rifornimento alle truppe, per esclusive ragioni di prestigio e come unico risultato concreto della Campagna, fu sottoposto a un processo di italianizzazione (obbligo della lingua italiana nelle scuole, nelle attività commerciali e nella toponomistica, etc) che durò fino all’armistizio di Badoglio del 1943.

In realtà l’occupazione di Mentone e del circondario avvenne a notizia già diffusa dell’armistizio tra Italia e Francia sottoscritto a Villa Incisa il 24 giugno tra il generale Huntziger e il maresciallo Badoglio. Sarà poi il 7 luglio la Commissione di Armistizio a fissare i confini e quindi i limiti della zona d’occupazione italiana. Nel mentonese una fascia larga da 1.000 a 1.500 metri fino all’altezza del villaggio di Castellar che resta fuori dalla linea di demarcazione, segnalata in rosso nella cartina sottostante [fonte: L’occupazione italiana di Mentone (1940-1943). Storia postale di Giampaolo Guzzi):

Linea di demarcazione dopo l'occupazione di Mentone

[Foto pagina Facebook La bataille des Alpes juin 1940]