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#videointervista: Delia, “Mamma Africa” che accoglie i migranti nel suo Bar di Ventimiglia

19 maggio 2017 | 12:26
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#videointervista: Delia, “Mamma Africa” che accoglie i migranti nel suo Bar di Ventimiglia

Il bar Hobbit “è diventato il bar degli immigrati perché ho aperto le porte ai ragazzi un anno e mezzo fa”, ci spiega Delia; “tutto è iniziato una domenica quando vidi fuori dal marciapiede di via Hanbury mamme con i loro bambini…”

Ventimiglia. “Rifarebbe tutto daccapo? Certo!”, queste le ultime parole della videointervista che dedichiamo oggi a Delia, passata alle cronache per aver aperto le porte del suo bar ai migranti. Emarginata dai suoi concittadini, Delia continua tenacemente ad accogliere chi spera di superare la frontiera.

Ascolta l’intervista integrale di Luca Simoncelli nel video di Jacopo Gugliotta qui:

Sono numerose le interviste raccolte da emittenti televisive straniere, dopo che l’8 marzo la trasmissione di Rai 3 #Gazebo aveva deciso di dedicarle un’intera puntata registrata direttamente nel Bar.

Il bar Hobbit “è diventato il bar degli immigrati perché ho aperto le porte ai ragazzi un anno e mezzo fa”, ci spiega Delia; “tutto è iniziato una domenica quando vidi fuori dal marciapiede di via Hanbury mamme con i loro bambini che dormivano sul marciapiede in pieno giorno con i bambini che piangevano per la fame. Ho iniziato a far entrare le mamme e i bambini senza l’obbligo della consumazione, dando anche da mangiare a questi piccini gratuitamente. Loro avevano vergogna di entrare perché senza soldi…”

“Da lì è partito il tam tam tra di loro… Parecchi mi chiamano “Mamma Africa” perché pur essendo passato un anno continuo ad aiutare i bambini, le donne incinte ed anche gli uomini che hanno fame di stomaco e non di gola…”
“Alcuni volontari della Caritas e della Chiesa, insieme a Medici senza Frontiere, mi hanno aiutata e mi fa piacere che il bar sia diventato un punto di riferimento anche per le associazioni umanitarie.”

“I cittadini della mia città che continuano a frequentare il bar si contano sulle dita di mezza mano, il sostegno arriva dalle persone che fanno parte della catena umanitaria che offre solidarietà ai migranti.”