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Scrivere di Cervo significa fare poesia

10 maggio 2017 | 06:57
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Scrivere di Cervo significa fare poesia

Giornate di primavera immersi in un paese che si affaccia sul mare e che sa regalare emozioni

Cervo. Scrivere di Cervo è fare poesia, soprattutto quando traggo spunto dalla quotidianità di tutte quelle cosiddette “piccole cose”, che spesso sfuggono ai nostri occhi e al nostro cuore.

Sono le cose apparentemente insignificanti, che noi consideriamo trascurabili. Invece sono cose che hanno, nel loro silenzio, del profondo, come il nostro mare. Sembrano dei poco, ma quel poco che è immensa qualità. Ed allora bisogna soffermarsi davanti a loro, trovare interessante col dialogo col loro silenzio. Pare non accadere nulla ed invece ci insegnano, con la loro presenza ultra secolare, come andare avanti.

Sediamoci sui gradini, accarezziamo i ciottoli di mare saliti su nel Borgo, immaginiamo le fontanelle sorridere acqua delle Morene, osserviamo le vasche curve come la schiena delle massaie di un tempo, ammiriamo i muri grattugia e gli anelli cui si affidavano i nostri muli ed asini e le rocce che debordano dai muri delle case.

Eccoli uno a fianco all’altro, tra il vento di scirocco o di tramontana. Un attimo e quel fremito ci coglie, in quei silenzi che si specchiano nei nostri occhi, annidando piccole grandi storie, leggende e miti. Sono le piccole vite di un mondo vivo ed intero, dello spirito che le anima.

Ad occhi chiusi ci popolano, sono da sempre la gente del Borgo che li abita. Sono scene che si rincorrono. Sono il sapere e il conoscere per capire un Borgo. Passando soffermiamoci, culliamoli sulle nostre ginocchia per appoggiarci il cuore. Sono una vita che deve continuare la sua strada di Comunità. Verso un comune orizzonte coltiviamola Insieme, affinché non abbiano mai una conclusione. Stiamo parlando d’amore e come amare un borgo