Sanremo, l’immigrato nella Pigna: “Il gabinetto? Si fa una mappata e si lancia nella spazzatura”
“E’ più pericoloso di giorno che di notte”, affermano i residenti. Spuntano i cartelli “Non si affitta ai meridionali”. E’ il 1978
Sanremo. “Il gabinetto? E comme se fa, se fa una mappata, se piglia e se lanza in tà munnezza, e basta. Oppure là sopra c’è san Costanzo, ma prima che arrivo sopra già te sei cacato per la strada.”
Sì, il dialetto è italiano, probabilmente campano, e non nordafricano come forse molti si aspettavano vista la situazione attuale del centro storico. Il filmato giornalistico è in realtà del 1978, quasi quarant’anni fa, e fu realizzato dal giornalista Franco Tornatore e dal documentarista Roberto Pecchinino dentro il centro storico nel quale si delineavano già in modo netto i problemi che si sono trascinati fino ad oggi. Il titolo è volutamente provocatorio nella speranza che possa servire come spunto per qualche considerazione su un tipo di immigrazione più recente, che comporta aspetti diversi sul piano culturale ma con molti punti in comune se non altro per la ricerca di una vita migliore. Parliamo ovviamente di chi giunge in Italia in modo regolare, alla ricerca di un lavoro dignitoso e di un futuro per i propri figli.
Negli anni settanta si calcolava che nel centro storico risiedessero circa 5.000 persone, distribuite in un patrimonio abitativo di 250 case.
Le interviste ci riportano ad una realtà che i giovani ignorano e i vecchi forse vorrebbero dimenticare, perlomeno per certi aspetti: l’immigrazione massiccia dal Sud Italia, che a Sanremo interessò in particolare il centro storico ormai quasi completamente abbandonato dalle famiglie sanremesi che avevano raggiunto un livello di benessere maggiore e si erano spostate nei nuovi palazzoni messi a disposizione dalla cementificazione selvaggia della città.
Palazzoni che non erano per tutti, perchè era facile trovare cartelli “Non si affita ai meridionali”. Molti immigrati, in fuga da situazioni ancora più disperate, trovarono quindi rifugio nella città vecchia.
“Abito in una stalla, una stamberga – dice con un sorriso spontaneo e un po’ inconsapevole il giovane intervistato – non c’è acqua e luce, e per il gabinetto vi ho già detto. Per il lavoro, mi aggiusto un po’ come tutti, riparando persiane, finestre…”
Il problema non era solo suo: secondo una ricerca fatta in quegli anni dall’ufficiale sanitario del comune Alessandro Grappiolo, almeno il 70 per cento delle case era malsano, senza luce, acqua corrente, servizi igienici e aree verdi. Le case erano piene di umidità, diroccate, con i segni evidenti della guerra e dell’abbandono.
“I problemi di Sanremo vecchia sono questi: le case, gente che abita in questa gattabuie che non ha la possibilità di avere un appartamento decente, la sporcizia che c’è in Sanremo…” è il commento di una residente, un tema incredibilmente attuale come quello sulla sicurezza nel centro storico.
“E’ più pericoloso girare di giorno che di notte, qui” annota il cronista, e i residenti confermano: “Sì, è vero: l’altro giorno una signora si è messa a gridare come una pazza, ci avevano fregato 15.000 lire, le chiavi…”. Interviene un altro giovane: “Non è vero, si può tranquillamente girare sia di notte che di giorno, è un posto pacifico. Vanno fuori (i residenti della Pigna,ndr), toccano i turisti francesi ma non toccano qua.” “Non dire fesserie – ribatte una signora – che c’è stato uno spazzino che è stato ricoverato in ospedale…”
Insomma, allora come oggi anche i residenti avevano opinioni contrarie sul tema criminalità, che in allora era tutta di matrice italiana. Insieme alle migliaia di lavoratori onesti che contribuirono alla crescita di Sanremo e salvarono in quegli anni la floricoltura, arrivarono anche i delinquenti, grazie anche alla scelta dello Stato di mandare i boss di mafia e ‘ndrangheta al confino in questa provincia di frontiera. Erano anche gli anni nei quali a Sanremo più che in ogni altra città si era diffuso il fenomeno della droga, sopratutto eroina.
In quegli anni, annota il cronista, il centro storico diventa ricettacolo di giovani drogati, scippatori, ladruncoli di ogni genere che rendono insicure le visite dei turisti.
Ma il giovane intervistato ribadisce: “I problemi della pigna sono che c’è gente che abita in una casa senza luce senza acqua e senza gabinetto, io ho rotto le scatole tempo fa ai preti alle suore a un sacco di gente e anche alla Rai privata Telesanremo perchè la gente deve sapere dove abitano certe persone. Questo ragazzo ad esempio abita in un ambiente malsano, in una cantina. Il comune fa solo propaganda, promette promette e non fa mai niente.”
E su questo tema è d’accordo anche la signora: “Specialmente adesso che siamo sotto elezioni politiche fanno solo dei bla bla bla, i politici parlano tanto ma non fanno mai niente.” Dal fondo della strada un’anziana molto decisa si avvicina alla troupe: “Sapete cosa facciamo alle elezioni? Li mandiamo a fanculo!”
Interviene il cronista: “Lei abita da molto qui?” “Dal 1922” “E cosa è cambiato?” “Si stava centomila volte meglio prima…”
Il nostro tuffo nel passato si ferma qui: negli anni la storia si è ripetuta, molti di quegli immigrati hanno realizzato il loro sogno e a loro volta hanno abbandonato il centro storico, oggi meta di un’immigrazione ancora più problematica.
Se non lo avete ancora fatto, date un’occhiata all’estratto del video che accompagna il servizio: certe immagini valgono più di mille parole.
Il video integrale “Pigna di Sanremo: tra saraceni e droga” fa parte dell’archivio storico di Roberto Pecchinino, che ringraziamo per la gentile concessione.