River Le Fou “Nel mio disco Neverland vi racconto che il nemico è dentro di noi”

4 maggio 2017 | 10:10
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River Le Fou “Nel mio disco Neverland vi racconto che il nemico è dentro di noi”

Per cambiare il mondo bisogna cambiare le persone

Arma di Taggia. Al posto della rabbia in River Le Fou (nome d’arte del rapper Nicolò Rivaletto) oggi ci sono consapevolezza e serenità: ora è un uomo migliore. Una presa di coscienza che ha il sapore di una grande conquista personale per un cambiamento che ha deciso di raccontare nel suo disco, Neverland, uscito il 2 aprile e scaricabile gratuitamente on line (compreso you tube) e per i fan disponibile in copie fisiche. Questo suo secondo lavoro, primo da solista, comprende dieci tracce, tutte prodotte da IllGrizzly, tranne l’ultima traccia targata dal ventimigliese Dalo. “Un progetto artistico particolare poiché, mentre dal punto di vita musicale sono ancora alla ricerca del mio stile, umanamente ho attraversato un cammino interiore che oggi mi fa stare bene”.

Studente di filosofia ventitreenne con una notevole propensione all’introspezione e all’identificazione degli stati dell’animo umano, Nicolò in Neverland tesse volutamente un filo conduttore che può diventare per ognuno il filo di Arianna con quale ritrovare la propria luce. “Nel periodo del liceo, in piena adolescenza, non apprezzavo il ‘sistema’, quello che detta cosa e come una persona dovrebbe fare nella vita, dal percorso di studi obbligato al lavoro. – spiega – Non accettavo  la standardizzazione e le persone intorno a me così distanti dal mio modo ‘alternativo’ di pensare. A posteriori, invece, mi accorgo che il problema era in me, che per cambiare il mondo bisogna cambiare le persone. Così, dopo un periodo di solitudine emotiva, ho capito che stavo cercando la mia strada, il mio sfogo, e la mia strada e il mio sfogo era la musica. Ed ora il problema non lo vedo più”.

L’ultimo video ‘E’ chiaro’ è un cercare qualcosa di profondo, che va oltre l’identità di un individuo. Qualcosa che riguarda tutti. Cercare di arrivare ad un punto comune che, però, sembra sempre sfuggire è qualcosa che ritorna in tutto il disco. “Questo è l’effetto che cerco. La rabbia non serve. Possiamo cambiare le cose, partendo da ognuno di noi”. Un cambiamento che nel disco esce chiaro: a parte l’intro che cerca di dare una panoramica più generale, la seconda traccia (‘Skydive’ che dunque si più considerare la prima) racconta la caduta, la perdita delle nostre certezze e la rabbia verso un esterno che non soddisfa, mentre nel ritornello dell’ultima traccia parla al plurale, “descrivendo l’augurio dicapire che il nemico sta dentro – non sarà facile per accettarlo, ne piangeremo altri cento (giorni) – … fin troppo facile per accettarlo (da li il cambiamento) – e poi faremo festa mezzi nudi coi falò, senza chiederci se è giusto, quanti siamo e domani cosa farò”. Nel momento in cui avremo capito che per stare bene il buio da sconfiggere è dentro di noi, non saranno più ‘lacrime amare’ ma saranno, come dice il titolo, “Lacrime d’amare”

Inconsciamente Nicolò ha sempre saputo che la sua valvola sarebbe stata la scrittura, sin da piccolissimo adorava scrivere anche in prosa. Le sue prime strofe risalgono a quando aveva solo 14 anni e il suo percorso musicale ha avuto dunque inizio ben prima dell’uscita del primo disco con i Mental Slug di cui è stato membro. “Da quel periodo, nonostante io abbia sempre continuato a scrivere, non ho più fatto uscire nulla di mio. Fino ad oggi, in cui con questo disco canto un percorso più di vita che musicale”. Per Nicolò, l’incontro col rap e la rima baciata è stato automatico, naturale. Il rap è infatti il genere probabilmente più congeniale per esprimere emozioni e concetti, forse perché è un parlato, un parlato condensato, liberatorio, fuori dai denti. Grazie al rap, oggi Nicolò è in pace con se stesso e in questa società di cui vede certo i limiti, ma anche le grandi opportunità. Inutile dire che di musica vorrebbe camparci “La vivo con leggerezza e non ho fretta, ma sono convinto che prima o poi diventerò famoso”.

Nicolò, cresciuto e maturato, si sente un caleidoscopio di tasselli umani “Genio, idiota, bambino, saggio” tanto che che il nome d’arte River Le Fou presto rimarrà probabilmente solo Le Fou, nome francese ispirato dalla simbologia de ‘il folle’ della carta dei tarocchi.