Pusher e tossicodipendenti, anche con i “puntini” non sono anonimi. L’iscrizione in prefettura lascia il segno

26 maggio 2017 | 17:02
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Pusher e tossicodipendenti, anche con i “puntini” non sono anonimi. L’iscrizione in prefettura lascia il segno

Per ogni pusher arrestato una lunga lista di cittadini segnalati. Una traccia pesante che influisce su rapporti di lavoro e vita privata: ecco cosa succede

Sanremo. Le operazioni delle forze dell’ordine contro lo spaccio di droga si concludono sempre nello stesso modo: qualche trafficante e pusher in manette, e un gruppo ben più nutrito di consumatori abituali di stupefacenti segnalato in prefettura. Ogni pusher ha la sua agenda ricca di nomi e numeri preziosi.

Nel caso più recente nel comprensorio sanremese, relativo ad un’operazione dei carabinieri, a nulla è servito l’accorgimento dei trafficanti di ordinare la droga attraverso una sorta di alfabeto morse composto da puntini invece delle parole: le tracce per gli investigatori sono più che chiare, e risalire ai clienti è stato relativamente facile. Venditore e compratore infatti sono gli elementi necessari perchè si configuri il reato di spaccio, anche se in cronaca finiscono solo i nomi degli spacciatori in quanto reato penale, mentre nulla trapela sull’identità dei consumatori, responsabili di un reato amministrativo.

Nonostante la tutela pubblica dell’identità, sulla scheda personale del consumatore resterà comunque un segno che condizionerà per molto tempo la vita privata e sociale. In definitiva, il nome non sarà conosciuto al singolo cittadino, ma alla società intesa nel suo insieme sì.

Le conseguenze sono più gravi di quel che si possa immaginare, nonostante le nostre leggi, in base al principio della modica quantità, siano apparentemente “tenere” con chi viene sorpreso in possesso di stupefacenti considerati per uso personale.

Ecco cosa succede una volta che si viene fermati per possesso di droga: il primo passo spetta agli organi di polizia che hanno compiuto le indagini che attivano un procedimento amministrativo con la comunicazione al Prefetto, alla quale faranno seguito alcune sanzioni.

I punti essenziali sono:
– sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo che può arrivare fino ai tre anni;
– sospensione della licenza di porto d’armi o divieto di conseguirla;
– sospensione del passaporto e di ogni altro documento equipollente o divieto di conseguirli; -sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario.

Le autorità competenti invitano poi il soggetto a seguire un programma terapeutico e socio-riabilitativo, il cui esito inciderà sulla durata delle sanzioni. Se il consumatore è minorenne il Prefetto convoca i genitori o chi ne eserciti la potestà per informarli dell’accaduto e invitarli a far seguire il minore da strutture pubbliche idonee.

Ma al di là di questi punti specifici, resta il fatto che la segnalazione in prefettura può diventare importante in altri casi nei quali in futuro venga a trovarsi coinvolto il soggetto: si pensi ad un incidente stradale, ad un errore professionale in certi campi specifici, ad una banale lite, a episodi di violenza in famiglia o ancora nel caso di affidamento di minori in caso di separazioni, tutte situazioni nelle quali il fatto di essere segnalati come consumatori di stupefacenti potrebbe influire negativamente.

Senza contare, infine, che la riservatezza dovuta per legge aumenta le tensioni sociali in una comunità che vorrebbe conoscere il nome di chi fa uso di droghe per regolarsi poi nei rapporti personali o di lavoro: il consumo di droga è trasversale nella società e nessuno vorrebbe mettersi nelle mani di un professionista che risultasse consumatore abituale di droga, come ad esempio un medico, un avvocato o un insegnante dei propri figli, solo per fare qualche esempio.

Una preoccupazione che si percepisce ancora di più oggi con gli sfoghi sui social, nei quali sempre più si chiede di conoscere il nome di chi viene “identificato” e segnalato per fatti legati alla droga. Una preoccupazione che si riversa su tutti indistintamente, perchè la riservatezza impedisce anche di distinguere tra chi fa uso di droghe pesanti come eroina e cocaina e chi invece si ferma a quel che si dice “un semplice spinello”.

Situazioni apparentemente di diversa gravità ma accomunate dal fatto che tutti si devono servire dalla stessa filiera delinquenziale, instaurando una serie di rapporti pericolosi sopratutto per i più giovani che si trovano legati ad una catena nella quale tutti gli anelli sono tragicamente uguali e dalla quale è poi difficile sganciarsi.