‘Ndrangheta a Ventimiglia, arrestato dalla polizia Giuseppe “Pino” Gallotta

9 maggio 2017 | 19:55
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‘Ndrangheta a Ventimiglia, arrestato dalla polizia Giuseppe “Pino” Gallotta
‘Ndrangheta a Ventimiglia, arrestato dalla polizia Giuseppe “Pino” Gallotta
‘Ndrangheta a Ventimiglia, arrestato dalla polizia Giuseppe “Pino” Gallotta
‘Ndrangheta a Ventimiglia, arrestato dalla polizia Giuseppe “Pino” Gallotta

Dalla gabbia in tribunale urlò “ti taglio la testa” rivolgendosi ad un collaboratore di giustizia

Ventimiglia. E’ ritenuto uno dei componenti di spicco della “locale” di ‘ndrangheta di Ventimiglia. Nonostante fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, secondo gli inquirenti, non ha mai smesso di delinquere.

Per questo motivo è stato arrestato dalla polizia e rinchiuso in carcere Giuseppe “Pino” Gallotta, 51 anni, già condannato, nell’ambito del processo “La Svolta”.

I poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Ventimiglia, impegnati nel monitoraggio dei soggetti di particolare interesse investigativo, in ragione del loro importante spessore criminale, hanno documentato i contatti che il pregiudicato aveva con altri personaggi “di rilievo” che gravitano nel ventimigliese.

Pino Gallotta, l’estate scorsa, era stato anche condannato alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione dal tribunale di Imperia perché, durante un processo dalla gabbia degli imputati aveva minacciato il collaboratore di giustizia Oliverio, che stava ricostruendo l’attività della “locale” di Ventimiglia. Nei suoi confronti aveva urlato dalla gabbia dell’aula Trifuoggi che gli avrebbe “tagliato la testa”. Una situazione per la quale i giudici avevano deciso di sospendere l’udienza dibattimentale.

Nonostante la condanna e quella ancor più “pesante”, riportata all’esito del processo “La Svolta”, alla pena di 14 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché estorsioni ed usure aggravate dal metodo mafioso, l’uomo originario di Santa Cristina d’Aspromonte non ha mai smesso di delinquere.

L’attività della polizia, sottoposta al vaglio della Corte di Appello di Genova, che aveva applicato la misura cautelare domiciliare, ha consentito ai giudici di ritenere provata, da parte di Gallotta, la volontà pervicace di mantenere inalterati i contatti con soggetti di notevole spessore criminale, dimostrando una preoccupante disinvoltura nel violare gli obblighi cui era sottoposto.