Mamme migranti, mamme coraggio: “Sogniamo un futuro migliore per i nostri figli”

14 maggio 2017 | 09:13
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Mamme migranti, mamme coraggio: “Sogniamo un futuro migliore per i nostri figli”
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Mamme migranti, mamme coraggio: “Sogniamo un futuro migliore per i nostri figli”
Mamme migranti, mamme coraggio: “Sogniamo un futuro migliore per i nostri figli”

Nelle parole delle madri che hanno trovato accoglienza presso la Chiesa di Sant’Antonio alle Gianchette di Ventimiglia il significato di una Festa della mamma speciale

Ventimiglia.Siamo venute qui perché desideriamo che i nostri figli e le nostre figlie possano avere un’istruzione, giocare, fare amicizia. Desideriamo per loro una vita migliore”. Nelle parole delle mamme migranti che in questi giorni hanno trovato accoglienza presso la Chiesa di Sant’Antonio alle Gianchette di Ventimiglia, il significato di una Festa della mamma speciale. La festa delle mamme “coraggio” che, travolte nell’esodo di un’umanità straziata, perennemente in fuga, percorrono chilometri e chilometri a piedi, con i bambini piccoli in braccio oppure in grembo. Chilometri e chilometri in mezzo al fango, al deserto e poi in mare, lungo rotte drammatiche che attraversano stipate in barconi e con il terrore di perdere il dono più prezioso che la vita ha concesso loro.

Come Maria, 30 anni, che insieme alle sue figlie, Kaddy, 5 anni, e Fatima, 4 anni, è scappata dalle guerriglie che da tempo travagliano il suo paese, la Costa d’Avorio. “Sbarcata” nella comunità di Don Rito da poco più di una settimana, Maria non parla italiano e forse mai lo parlerà. La sua destinazione è altrove e intanto che attende di raggiungerla comunica con il potente mezzo espressivo dei gesti. Comunica con le mani che scrivono su un foglio la sua speranza. Comunica con gli occhi il grande amore che prova per le sue bambine, che guarda vigile e commossa mentre, affidandosi al francese, condivide i suoi sogni: “Sogno per loro quello che non ho potuto avere io. Sogno che crescano serene, nella pace e con Dio. Ora siamo qui e loro sono felici”.

Sono felici di giocare con le bambole e i bambolotti che i volontari hanno messo loro a disposizione in una piccola cameretta immersa nei libri. Sono felici di andare in bicicletta, di imparare ad andare in bicicletta e di disegnare. I piccoli ospiti della Chiesa di Sant’Antonio disegnano moltissimo. Paesaggi dai colori sgargianti, famiglie che si stringono amorevolmente la mano, soli, lune e bandiere. Dipingono anche i sassi.

A queste attività didattiche ogni tanto partecipano le loro madri, le quali, tuttavia, sono molto più spesso impegnate a ricambiare la generosa accoglienza dei volontari aiutando in cucina, apparecchiando e sparecchiando la tavola, rifacendo i letti e lavando i panni. Quotidiane faccende domestiche a cui, di volta in volta, contribuiscono tutte le mamme che transitano alle Gianchette. Ragazze giovanissime dai volti già segnati dalla fame, la sofferenza e, in alcuni casi, la violenza. Somale, libanesi, afgane costrette a scappare, ad abbandonare la casa in cui sono cresciute a causa della guerra. Nigeriane e ciadiane allontanate dalla spinta feroce dei gruppi armati, o eritree scampate alla dittatura spietata che sta schiacciando il Paese.

Tra queste ultime c’è Anna, 20 anni, in dolce attesa da cinque mesi: “Sono partita dall’Eritrea con la speranza di trovare qualcosa di migliore – racconta nella sua lingua madre, l’arabo, che un ragazzo traduce per noi –. Al momento non so cosa farò, non so cosa il Signore riserverà a me e a mio figlio negli anni a venire. So soltanto – sottolinea accarezzandosi il ventre – che concedendomi di custodire una vita dentro di me, di vederla un domani crescere, mi ha fatto il regalo più prezioso che qualcuno potesse mai donarmi”.