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L’oliva taggiasca? Per la Coldiretti di Imperia va difesa con la Dop

30 maggio 2017 | 17:43
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L’oliva taggiasca? Per la Coldiretti di Imperia va difesa con la Dop

Per l’associazione di categoria è importante creare nuove prospettive, nuove condizioni economiche e una nuova sostenibilità dell’impresa

Imperia. La Dop è una condizione sine qua non per i prodotti del nostro territorio, in particolare l’oliva taggiasca. L’unica soluzione per proteggere un prodotto come quello dell’oliva taggiasca è quello di avere una Dop.

“Sostanzialmente non si può produrre a costi italiani e vendere a prezzi mondiali. L’Italia importa, ma esporta anche, tutto è anacronistico, quindi non si può ragionare sui dazi doganali, ma bisogna proteggere i nostri prodotti realizzando delle dop, e andando su un mercato che non deve essere quello mondiale dove si guarda la qualità ma il prezzo, questo è l’unico modo per salvare le produzioni d’eccellenza del nostro territorio”. Con queste parole il nuovo direttore di Coldiretti Imperia Domenico Pautasso ha fatto il punto sulla tanto discussa questione della taggiasca/giuggiolina.

Di questo ma non solo si è discusso all’incontro alla sua presenza e del presidente della Coldiretti Antonio Fasolo. Insieme hanno esposto le linee guida della nuova Coldiretti: “E’ arrivato il momento di creare nuove prospettive, nuove condizioni economiche e una nuova sostenibilità dell’impresa, bisogna accompagnare l’impresa al mercato, bisogna essere una rappresentanza sindacale moderna e innovativa che sia a fianco all’impresa nel suo percorso di crescita. Il futuro dell’impresa agricola è nell’agricoltura di precisione, ossia quella strategia gestionale dell’agricoltura che si avvale di moderne strumentazioni ed è mirata all’esecuzione di interventi agronomici tenendo conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo, nel rispetto dei principi di sostenibilità”.

Fasolo ha pi aggiunto: “I consumatori, a fronte di una crescita culturale che hanno svolto negli anni chiedono un ritorno di un’impresa agricola che sia sostenibile, che non usi troppa acqua, non usi in maniera smodata troppi concimi, e che usi dei prodotti fitosanitari a basso impatto inquinante, che in definitiva rispetti la natura”.

Il direttore Domenico Pautasso nel precisare quali siano le caratteristiche della nuova Coldiretti afferma che ”prima che colturale, bisogna porre in essere una rivoluzione culturale in modo da accompagnare le imprese in un momento in cui si dovrebbe dare vita ad un nuovo tipo di agricoltura, un’agricoltura di precisione”. La nuova Coldiretti vuole portare avanti un discorso sulle coltivazioni tipiche del territorio cercando di capire e risolvere quelli che sono i problemi specifici delle nostre zone, che ad esempio sono carenti d’acqua, dove da una parte apporti un valore aggiunto ma dall’altra comporti anche un ragionamento di risparmio, usare ad esempio tipi di irrigazione adeguati e professionali. Inoltre ha anche sottolineato che “se proprio si deve importare che si importi da zone in cui i lavoratori vengono trattati seguendo le leggi dei diritti umani”.