L’effetto Trump su Ventimiglia: famiglie siriane scappano dalle bombe e raggiungono le Gianchette

30 maggio 2017 | 12:28
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L’effetto Trump su Ventimiglia: famiglie siriane scappano dalle bombe e raggiungono le Gianchette

L’onorevole Gelli in visita a Parco Roja e chiesa Sant’Antonio. Don Rito si rivolge al sindaco: “Mi dia tempi certi per chiusura”

Ventimiglia. “Con la bomba “madre” di Trump sono arrivati i primi siriani, ecco l’effetto del nostro caro Trump”. Lo ha dichiarato il parroco di Sant’Antonio don Rito Alvarez nel corso della visita dell’onorevole Federico Gelli, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, giunto nella città di confine per toccare con mano la situazione che Ventimiglia vive da ormai quasi tre anni.

La bomba sganciata dal presidente statunitense Donald Trump in Afghanistan e i missili Tomahawk lanciati in Siria ad aprile in risposta ad un attacco con armi chimiche attribuito ad Assad  avrebbero dunque modificato, in parte, i flussi migratori, facendo giungere a Ventimiglia anche profughi provenienti da Aleppo.

Dopo la visita del campo istituito dalla Prefettura di Imperia e gestito dalla Croce Rossa al Parco Roja dove trovano ospitalità i migranti uomini, l’onorevole Gelli, accompagnato dalla massime autorità militari cittadine, ha raggiunto la chiesa delle Gianchette che esattamente da un anno ospita famiglie, bambini, ragazzi, ma anche uomini con menomazioni fisiche, che difficilmente potrebbero camminare fino al più decentrato Parco Roja.

L’onorevole Gelli ha ascoltato a lungo il racconto di don Rito, che ha ripercorso un anno di accoglienza, soffermandosi sia sugli aspetti più difficoltosi, come la mancanza di contributi con i quali far fronte alle salatissime bollette di luce, gas e acqua (diecimila euro solo negli ultimi due mesi) senza però tralasciare quelli che sono gli aspetti positivi: “Questa per noi è stata un’esperienza intensa e importante”, ha dichiarato, “Tante persone si sono dimostrate solidali, permettendoci di aiutare queste famiglie in cammino”.

L’incontro dell’onorevole Gelli con don Rito Alvarez

Unica pecca: la mancanza di organizzazione delle istituzioni. “Ho appreso dalla stampa locale che il sindaco vuole chiudere questo centro. A me sta bene, ma ho bisogno di tempistiche per potermi organizzare”, ha concluso il parroco, “Chiedo solo di sapere fino a quando dovrò accogliere i migranti: ci vogliono tempi certi. Invece qui ogni giorno improvvisiamo”.