Il caso

Le Amministrazioni comunali della provincia di Imperia in “guerra” contro i piccioni

E' uno dei volatili più “problematici” quanto a convivenza con l’uomo: i suoi escrementi sono una minaccia per l’igiene e il decoro cittadino, senza contare i rischi sanitari per residenti e animali

piccione

Imperia. Il piccione selvatico occidentale o più semplicemente il piccione di città è una specie di Columbide molto diffusa nei nostri centri urbani, specie a ridosso di piazze e porti. Senza dubbio, insieme ai gabbiani, uno dei volatili più “problematici” quanto a convivenza con l’uomo: i suoi escrementi sono una minaccia per l’igiene e il decoro cittadino, senza contare i rischi sanitari per residenti e animali. Diverse sono le amministrazioni comunali italiane che gestiscono la questione adottando soluzioni mirate con tanto di sanzioni per il cittadino che dà loro da mangiare. “Guerre al piccione” o semplice disciplina del rapporto di convivenza a cui partecipano anche i Comuni della provincia di Imperia. Questo seppur pochi siano i regolamenti cittadini per la tutela degli animali in cui figurano articoli specificatamente dedicati alla popolazione di Columba livia – questo il nome scientifico del volatile – e non esistano censimenti ad hoc: l’ultima rilevazione statistica di cui si ha menzione è stato condotta quindici anni fa dalla Lipu su commissione del comune di Sanremo e per altro se ne è persa traccia con il passaggio delle varie amministrazioni.

Ma come gestiscono i nostri Comuni l’esistenza o la fitta presenza dei piccioni? Come ne garantiscono la salvaguardia e il benessere delle specie? Scandagliano gli ordinamenti comunali disponibili, si scopre che gran parte si limitano a vietare la somministrazione di alimenti a questi colombi. Ad esempio, nell’articolo 30 del Regolamento per la tutela e il benessere degli animali della città di Sanremo si legge: “[a]l fine di contenere l’incremento delle colonie dei colombi di città, per salvaguardarne la salute, per tutelare l’aspetto igienico sanitario e il decoro urbano, nonché per perseguire l’equilibrio dell’ecosistema territoriale: è fatto divieto su tutto il territorio comunale di somministrare in modo sistematico alimenti ai colombi allo stato libero”. Tale divieto è condiviso anche da comuni come Bordighera e Ventimiglia i quali, tuttavia, aggiungono: “Negli edifici, negli impianti delle reti dei servizi pubblici, nelle aree pubbliche o private, dove si possono verificare nidificazioni o stabulazioni dei colombi tali da creare condizioni favorevoli ad una loro rapida proliferazione, in contrasto con l’equilibrio dell’ecosistema urbano e con la vivibilità della città, devono essere attuati a cura dei proprietari o dei responsabili i seguenti interventi: pulizia e disinfezione delle superfici, necessari al ripristino delle condizioni igieniche; e interventi di tipo meccanico o strutturale atti a mantenere condizioni sfavorevoli alla nidificazione e allo stanziamento dei colombi”. (Regolamento comunale sulla tutela degli animali città di Bordighera, art. 52; e Regolamento per la tutela ed il benessere degli animali città di Ventimiglia, art. 32).

Quelle di Bordighera risulta essere l’amministrazione più sensibili al problema. Nell’insieme di norme che regolano la vita dei residenti nella città delle palme in rapporto ai Columbae liviae, è sottolineato che “[o]gni intervento dovrà evitare qualunque maltrattamento degli animali. Al fine della tutela del benessere degli animali la Civica Amministrazione potrà provvedere ad attrezzare apposite aree destinate ai colombi liberi urbani, dove gli stessi potranno essere alimentati con apposito becchime medicato e sottoposti a monitoraggio e controllo sanitario da parte del Comune e della Asl. Dopo ogni operazione di alimentazione le aree così attrezzate debbono essere mantenute pulite.  La Civica amministrazione potrà elaborare apposite campagne informative /educative per la corretta convivenza uomo/colombi.  Potrà essere favorita la collaborazione fra cittadini volontari e la Civica Amministrazione che provvederà a pianificare un piano di distribuzione di mangime medicato con il quale alimentare i colombi presenti in zone soggette a particolare pressione aviaria, individuate anche in collaborazione con i Municipi”. In materia, è invece la città di frontiera quella più accanita nella “lotta” ai pennuti, sostenuta anche attraverso l’installazione di dissuasori anti-stazionamento, occlusioni, reti di protezione, repellenti o visivi.

“Concordiamo nelle norme emanate dalle singole Amministrazioni comunali che vietano la somministrazione di generi alimentari ai piccioni – commenta Rudy Valfiorito, referente Lipu-Imperia  –. Dare anche una sola briciola di pane a questi volatili significa infatti contribuire ad aumentarne a dismisura la popolazione e soprattutto ledere il loro stato di salute. Il cibo che diamo per strada a un colombo è privo degli elementi nutritivi a lui necessari: i piccioni che vivono in città sono debilitati e sono più soggetti alle malattie. Dobbiamo cercare di non dare loro nulla, in modo tale che possano andare a procurarsi quello di cui hanno bisogno per sopravvivere in campagna. Purtroppo raramente le leggi in materia vengono fatte rispettare e si nota una diffusa carenza di sensibilizzazione. Occorre avere più riguardo nei confronti di questi volatili e sfatare il mito che siano trasmettitori di malattie al pari dei ratti: piccioni possono avere malattie ma sono malattie caratteristiche a tutti gli uccelli e non sono trasmissibili agli uomini”.

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