Ilaria Sanguineti, il nostro orgoglio nel mondo “Ma nel ciclismo noi donne non siamo mai considerate”

19 maggio 2017 | 11:05
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Ilaria Sanguineti, il nostro orgoglio nel mondo “Ma nel ciclismo noi donne non siamo mai considerate”
Ilaria Sanguineti, il nostro orgoglio nel mondo “Ma nel ciclismo noi donne non siamo mai considerate”
Ilaria Sanguineti, il nostro orgoglio nel mondo “Ma nel ciclismo noi donne non siamo mai considerate”

In questo sport il radicato maschilismo rischia di spegnere sogni e virtuosità

Ventimiglia. La sua famiglia e tutto il ponente ligure di lei sono orgogliosi per esserne l’indubbia  l’eccellenza sportiva. E come non esserlo. Lei, la ciclista Ilaria Sanguineti che si definisce ‘professionista’ con un fil di voce, ormai gira il mondo riportando in ogni competizione innumerevoli successi a dimostrazione del suo autentico prodigio. “Se professionista però posso dirmi visto che noi donne, pur essendo professioniste, tali purtroppo ancora non ci vedono. Agli occhi degli uomini rimaniamo solo dilettanti d’elite. A parità (e a volte superiorità) di fatica e di qualità, per noi meno visibilità, meno stipendio, meno premi, meno opportunità rispetto agli uomini. Insomma, meno considerazione” spiega delusa mentre la mamma Dania, il fratello Davide e papà Ezio annuiscono accusando, a conferma, anche la mancanza in tutta la Liguria di una squadra femminile.

E pensare che a farle inforcare la due ruote fu inconsapevolmente proprio Davide che, tra i tanti sport approcciati un giorno tornò a casa armato di una bici dalla forma accattivante e una divisa coloratissima così come il borsone. Nulla di più affascinante per lei, bimba di 9 anni che ne rimase stregata decidendo che quello sarebbe stato il suo futuro, abbandonando così definitivamente il pattinaggio su strada fino a quel momento praticato.

Tra le soddisfazioni rimastele nel cuore in questi anni di attività in primis l’emozione della medaglia d’argento agli Europei di due anni fa e poi, sempre due anni fa, la vittoria del Giro di Bretagna. “Bellissima esperienza anche gli Europei dell’anno scorso in cui ho partecipato nella Nazionale al fianco delle più grandi e affermate campionesse e poi la recente gara in Cina in cui nella seconda settimana ho raccolto il secondo posto nella prima tappa, il quarto nella seconda e il terzo nella sesta. Ma adesso il mio prossimo impegno sarà il prossimo Giro d’Italia femminile in programma a fine giugno”.

Oggi la ventitreenne, Ilaria vive stabilmente ormai da cinque anni con la sua squadra BePink che ha casa a Bonate Sotto, in provincia di Bergamo, nella quale ha la fortuna di trovarsi in stanza con quelle campionesse che solo pochi anni fa vedeva come idoli inarrivabili e di loro sognava guardando le foto con cui tappezzava la sua cameretta. Allenamenti intensi e giornalieri quelli a cui si sottopone perché la bici vuol che sia tutto il suo mondo “ed anche un domani mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, magari diventando direttore sportivo”.

Dunque, la sua passione correrà ancora allungo sulle due ruote, e insieme ad essa anche il messaggio che da sportivo diventa sociale: lo sport in generale, si sa, è ancora un mondo maschilista, ma il ciclismo pare esserlo particolarmente.  Un modo d’approccio che rischia di spegnere sogni e virtuosità. La parità di genere è una conquista innanzitutto culturale.