Il fallimento della Almeda ricostruito in un processo con tre imputati a Imperia

18 maggio 2017 | 11:38
Share0
Il fallimento della Almeda ricostruito in un processo con tre imputati a Imperia

Operai, per lo piú dell’Est, pagati con denaro in contante

Imperia. La storia ruota attorno al fallimento dell’Almeda, una societá in accomandita semplice che aveva la sua sede legale in via Schiva a Imperia, impresa edile che operava in diversi cantieri della Riviera. La manovalanza era composta in prevalenza da operai dell’Europa dell’Est, romeni che avevano trovato lavoro nell’impresa.

In tribunale davanti al collegio presieduto dal giudice Donatella Aschero sono stati interrogati Marcello Germinale finito sotto processo insieme all’imprenditore Alessandro Capano, quindi Lacramiora Tirnus

Cosí ha spiegato la sua versione Marcello Germinale rispondendo alle doma.de.del pm Fornace, della difesa e della parte civile. “Ero dipendente Co.Co.Pro tra il 2005 e il 2009. Lavoravo per un’altra impresa e dopo aver parlato con Capano ero stato assunto come geometra dell’impresa e controllavo o cantieri a Imperia, Castellaro, un po’ dappertutto. Pagavamo fornitori e dipendenti con soldi in contanti. Alcuni do loro guadagnavano anche 1400 euro al mese. Io avevo una piccola quota societaria attorno al 2%. Anche Capano effettuava controlli nei diversi cantieri, talvolta ne avevamo cinque o sei da gestire”.

Ascoltata anche Lacramiora Tirnus. “Ero la convivente di Capano. Ero stata assunta come segreteria, gestivo l’ufficio e rispondevo al telefono. Dal 2008 insieme a Germinale mi occupavo anche di pagare anche gli operai e i fornitori. Gli operai erano una dozzina e venivano pagati intorno a metá mese. Avevano mezzi e un locale in affitto che era la nostra sede. Pagavamo quasi sempre in contanti anche per un magazzino che usavamo come deposito. Prelevavo i soldi presso la Banca San Giorgio, filiale Sanremo. Poi nel 2008 ho aperto una impresa per conto mio che si occupa di edilizia”.