Ex assessore Manitta davanti al giudice: “Fossi disonesto mi sarei buttato sotto un treno”

Ascoltato nel pomeriggio al processo che lo vede imputato di peculato, falso e abuso d’ufficio
Diano Marina. “Signor giudice se fossi un disonesto mi sarei messo una pietra al collo e mi sarei buttato sotto il treno”.Bruno Manitta, ex assessore di Diano Marina, è finito sotto accusa per falso, peculato e abuso d’ufficio. Ora consigliere nello stesso Comune del golfo dianese ha deciso di sottoporsi all’interrogatorio davanti al collegio del tribunale.
“Mi si accusa di aver preso del legname del Comune ma chiunque poteva prenderlo perché portarlo in discarica aveva dei costi esosi per l’ente. Erano scarti di potatura – ha precisato Manitta – E per la questione della fognatura posso dire che i cittadini chiamavano in Comune e nessuno rispondeva al telefono e allora il centralino girava a me le richieste. Ero tempestato si chiamato. La squadra di tecnici era ridotta all’osso tanto che spesso mi mettevo i guanti e infilavo le mani nelle condotte della fognatura”. Manitta come un fiume in piena ha spiegato il suo modus operandi. “C’erano con me Tallone e Pizzorno e quando non c’erano arrivava Calcagno, giorno e notte e domenica compresa. Ci chiamavano per sistemare la fogna che “spruzzava” sotto i dehor dei locali. Alla fine ho effettuato più di mille interventi a Natale, Capodanno e Ferragosto. Non c’erano ingegneri o funzionari che agivano. Agivo io, ma sempre nell’interesse comunale e mai per fini personali”, ha precisato.
“Talvolta chiamavo il sindaco Chiappori e il segretario Germanotta. Pensavo di far le cose onestamente non sapevo di fare cose contrarie alle normative amministrative. Da questa attività di coordinamento non ho mai preso un centesimo. E nemmeno i tecnici. Se li avessi visti prendere soldi li avrei denunciati e io ho rifiutato cene e pranzi. I nostri interventi erano comunque mirati al bene della collettività”. E Manitta ha anche sottolineato di essere sempre stato contrario all’utilizzo si strumentazioni del Comune per fini privati. Anche per la sistemazione di un immobile di sua proprietà ha asserito di non aver mai sistemato un cartello di divieto di sosta del Comune davanti all’abitazione. “Quel cartello – ha sottolineato rispondendo al pm Bogliolo – io non l’ho davvero mai visto”. I lavori per lo smontaggio dell’eternit i lavori sono stati eseguiti in mezza giornata affidati all’impresa di Michele Calì per 6mila euro.
Era venuta poi la EcoLiguria per recuperare il materiale. “Un lavoro pagato con regolare fattura”. Tornando alla questione della fognatura Manitta non ha esitato a definire che la rete era un “colabrodo”. “Ma quando chiedevo aiuto trovavo sempre un muro. In caso di allarmi andavo io. Mi chiamavano i carabinieri anche a mezzanotte per sistemare via Saponiera che era diventata pericolosa. Avevo messo io le transenne e il nastro tanto che i carabinieri mi avevano scambiato per l’operaio. Inoltre ho potato seicento alberi d’aranci e l’ho fatto gratuitamente senza prendere soldi. Lo facevo solo per evitare che qualcuno potesse cadere o farsi male. Per i liquami a Ferragosto andavamo in tutta Diano per evitare che potessero finire in mare. Tutto quello che facevo era documentato”. Nella prossima udienza del 6 luglio verranno ascoltati tra gli altri il sindaco Chiappori e il segretario comunale Germanotta