Ventimiglia diventa ambasciata de “Il Terzo Paradiso” di Pistoletto: la frontiera come simbolo di armonia e pace
Posata la prima pietra dell’opera in un’aiuola del valico di Ponte San Ludovico
Ventimiglia. “E’ vero che esistono confini in ogni parte del mondo: dappertutto c’è un confine, c’è un confine tra due persone e in quei confini si devono cucire i rapporti. Ma qui siamo veramente su un confine che è eclatante per la sua forza e per la problematica che porta con sé anche come specchio del mondo”, lo ha dichiarato l’artista internazionale Michelangelo Pistoletto da oggi cittadino onorario di Ventimiglia, città alla quale ha donato il simbolo de “Il terzo paradiso”, trasformando Ventimiglia nell’ambasciata di pace e armonia simboleggiata dall’opera.
Nel corso del suo intervento presso la sala conferenze del MAR al il Forte dell’Annunziata, l’artista ha ricordato il dramma “dei paesi in cui noi abbiamo portato la guerra anticamente e subiamo la guerra oggi”. “La gente pare che non riesca a sopravvivere senza morire prima del dovuto”, ha aggiunto, spiegando la necessità di creare un simbolo che evochi la vita “davanti a questo bisogno di morte che è quasi un’eredità dei fenomeni bestiali che portiamo dietro. Noi non possiamo parlare di civiltà se parliamo di civiltà varata su un simbolo di morte, la civiltà dovrebbe essere varata su un simbolo di vita. Questo simbolo che ho creato, nasce alla ricerca di un equilibrio e di un simbolo che significhi vita al posto di morte. Vita è, ad esempio, il rapporto tra il maschile e il femminile, tra un uomo e una donna, che sono due segni opposti ma insieme producono un essere nuovo che non esisteva, creano vita. Noi diamo vita fisicamente, biologicamente, ma dobbiamo anche dare vita intellettualmente perché siamo usciti dalla condizione animalesca dei primordi”.
La posa della prima pietra
Promosso da Cittadellarte e condiviso dal Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e innumerevoli altri soggetti, “Il Terzo Paradiso” (http://it.terzoparadiso.org) dal 2005, a partire dall’installazione di Pistoletto sull’isola di San Servolo nell’ambito della Biennale di Venezia, si è esteso nel mondo come grande oper-Azione collettiva, anche grazie alla creazione di una vasta rete di ambasciate.
Oggi, dopo la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, è stata posata la prima pietra in un’aiuola del valico di Ponte San Ludovico. Luogo simbolico che, al momento, rappresenta una divisione e non un’unione, con la speranza che la “bellezza possa salvare il mondo” e che dunque l’arte possa contribuire ad unire ciò che ora è diviso.
Le parole del maestro Pistoletto
L’opera, formata da tra circonferenze unite, è come spiegato dallo stesso artista “Simbolo del mondo oggi che è diviso e che noi dobbiamo unire creando un terzo paradiso. I due elementi estremi che dobbiamo unire sono la libertà e la responsabilità: insieme questi due elementi formano la nuova società”. E rappresenta “l’infinto che sta prima della nascita, dopo la morte, ma al centro c’è la vita, la vita che noi dobbiamo amministrare”.
Raggiante l’amministrazione comunale, in primis il sindaco Enrico Ioculano: “Siamo molto fieri del fatto che il maestro abbia voluto condividere con noi questa sua opera. Si è pensato subito al confine perché sappiamo quello che ha voluto dire, quello che rappresenta e vedere quest’opera al confine sarà uno spunto, una riflessione, uno stimolo a pensare quelli che sono oggi i confini, i rapporti della società, tra l’io e il tu”.