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Salva dall’emergenza amianto in Liguria la provincia di Imperia

20 aprile 2017 | 10:46
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Salva dall’emergenza amianto in Liguria la provincia di Imperia

Lo dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, commentando i dati diffusi dal Registro nazionale dei mesoteliomi

Imperia. “È emergenza amianto in tutte le province della Liguria a eccezione di Imperia dove i casi di mesoteliomi patologie asbesto-correlate si assestano nella media nazionale”. Lo dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, commentando i dati diffusi dal Registro nazionale dei mesoteliomi (V rapporto Inail – edizione 2015), quindi il numero dei malati di tumore a seguito dell’esposizione all’amianto.

“Come è emerso nel corso dell’assemblea pubblica svoltasi a La Spezia lo scorso 9 aprile e come attesta il Registro nazionale dei mesoteliomi  – spiega Bonammi –, sul territorio ligure sono aumentati i casi di mesotelioma con un’altissima incidenza in 3 province su 4. In ordine decrescente: La Spezia, Genova, Savona. Nel dettaglio, sono stati censiti mesoteliomi quattro volte superiori per numero di abitanti alla media nazionale a La Spezia (trend a salire dai 42 casi del 1994 ai 178 del 2006 fino ad arrivare ai 2.314 mesoteliomi del 2011), Lerici (31 casi), Arcola (22), Vezzano Ligure (15) e Sarzana (25). Quattro di queste città figurano tra i primi 17 posti e cinque tra le prime 23 della statistica nazionale (il tutto confermato dal Ministero della Salute, nel quaderno n. 15 del maggio-giugno 2012)”.

“La provincia di Imperia – prosegue l’esperto – partecipa al fenomeno epidemico che caratterizza la Liguria in maniera indiretta. Questa tendenza conferma la correlazione con esposizioni dirette ed indirette in edilizia, nei cantieri navali (attività di costruzione, riparazione e demolizione), durante la movimentazione delle merci in ambito portuale e nei trasporti marittimi, nelle industrie chimiche e raffinerie di petrolio (Genova e La Spezia), impianti metallurgici ed acciaierie (Genova) ed industrie termoelettriche. Un elevato numero di casi di mesoteliomi è stato documentato anche tra le mogli che 40 – 50 anni prima avevano pulito le tute di lavoratori esposti. Nel complesso sono stati rilevati tempi di esposizione anche brevi (1 – 3 anni), anche se i tempi di incubazione/latenza sono rimasti compresi tra i 30 ed i 50 anni. Nei casi con esposizione ignota il rapporto M/F scende da 5 a circa 1,8 suggerendo una possibile esposizione ambientale”.

“Fermo restando che il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg e che l’epidemia delle malattie registrate è ancora in corso – conclude Ezio Bonammi – , posso dire che tra gli obiettivi principali dell’Osservatorio nazionale amianto vi è quello della prevenzione primaria, che si realizza con la diffusione della cultura del rischio zero, esteso a tutti gli agenti patogeni e cancerogeni, oltre che all’amianto, un killer silenzioso che non lascia scampo”.