Passeur per solidarietà, il tribunale di Imperia assolve Croft
L’attivista era stato arrestato a luglio dai carabinieri in flagranza di reato
Imperia. Ci sono voluti nove mesi per arrivare alla sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato pronunciata oggi dal tribunale di Imperia per Felix Croft, il di Nizza, arrestato a luglio dai carabinieri.
A bordo della sua auto cercava di trasportare cinque persone di nazionalità sudanese tra cui una donna al sesto mese di gravidanza in Costa Azzurra prima di raggiungere la Germania. Un’azione “solidale”, come lui stesso aveva definito, conclusa con le manette ai polsi fatte scattare dai carabinieri di Ventimiglia.
Lui, uomo libero, continua a credere che quello che ha fatto era del tutto normale. Ma non la pensa allo stesso modo la Procura sostenuta dal pm Grazia Pradella che sostenendo l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ha chiesto una pena di 3 anni e 4 mesi, oltre ad una multa di 50mila euro. Il verdetto pronunciato oggi dal collegio del tribunale presieduto da Donatella Aschero resterà alla storia. Di fatto è la prima volta che un cittadino francese viene giudicato da un tribunale italiano per quello che è stato definito dai compagni di Croft un “reato di solidarietà”.
Lo stesso attivista nizzardo non si è mai pentito di quello che ha fatto l’estate scorsa, era il mese di luglio e lo ha ripetuto anche oggi. “Fino a quando gli Stati non si prenderanno cura di queste persone, è un dovere continuare ad aiutarle: penso sinceramente che quando la solidarietà si scontra con le leggi, sia l’umanità a dover prevalere”.
Croft, nato in Francia da padre americano e da madre francese di origini italiane, da mesi sostiene la sua teoria: “Anche la nostra è una storia di migrazione e io ho agito secondo quelli che restano ancora i principi fondativi della nostra società, ovvero libertà, uguaglianza e fraternità. Ma anche rispettando l’articolo 1 della Convenzione di Ginevra e degli articoli 13 e 14 della Dichiarazione universali dei Diritti dell’Uomo”.
E il suo avvocato Ersilia Ferrante offre anche un altro spunto di riflessione. “Ciò che il nostro assistito ha fatto costituisce un riconoscimento di principi importanti, per solidarietà, per compassione, a fronte di norme così blindate come l’articolo per il quale è stato imputato. Aiutare una famiglia che fuggiva da un paese dove è in corso uno dei più sanguinosi conflitti del secolo non dovrebbe essere un’azione da punire. Erano rifugiati. E come tali avevano un valido titolo di soggiorno ed ingresso in Francia e quindi il loro ingresso non configura l’ipotesi criminosa”.
Ed è per questo motivo che la scorsa udienza aveva chiesto l’assoluzione tenendo conto anche di un altro precedente: il Tribunale di Nizza per Cédric Herrou, l’agricoltore francese che aveva aiutato circa duecento stranieri a proseguire il loro viaggio, è stato condannato con una ammenda di 3 mila euro, in quanto ha agito per solidarietà e non per lucro.