Nizza, chiesti 8 mesi di reclusione e due anni di interdizione dalla Francia per Francesca Peirotti, l’attivista “passeur” per solidarietà

4 aprile 2017 | 19:53
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Nizza, chiesti 8 mesi di reclusione e due anni di interdizione dalla Francia per Francesca Peirotti, l’attivista “passeur” per solidarietà
Nizza, chiesti 8 mesi di reclusione e due anni di interdizione dalla Francia per Francesca Peirotti, l’attivista “passeur” per solidarietà
Nizza, chiesti 8 mesi di reclusione e due anni di interdizione dalla Francia per Francesca Peirotti, l’attivista “passeur” per solidarietà

La strategia della difesa punta “sull’accoglienza non dignitosa dei migranti a Ventimiglia”

Nizza. Il procuratore Alain Octuvon-Bazile ha chiesto otto mesi di reclusione con la condizionale e due anni di interdizione dal territorio francese per Francesca Peirotti, la 29enne originaria di Cuneo tratta in arresto lo scorso 9 novembre a Mentone, quando a bordo di un furgone trasportava otto stranieri senza regolari documenti per soggiornare in Francia, comparsa oggi davanti ai giudici del Tribunale di Nizza per rispondere all’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il processo è stato interrotto su richiesta del pubblico ministero che si è sentito insultato dalle osservazioni di Me Oloumi, avvocato della difesa.

Durante l’udienza, circa trecento persone, tra cui molti migranti, hanno presidiato la zona antistante il tribunale in segno di protesta per quello che gli attivisti di varie associazioni umanitarie considerano un processo “sbagliato”, in quanto ad essere condannata sarebbe la solidarietà.

Quattro i testi della difesa ascoltati: il coordinatore dell’associazione nizzarda “Habitat et Citoyenneté”, una donna italiana residente in Francia, un avvocato italiano dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e una attivista “collega” di Francesca all’interno dell’associazione umanitaria in cui opera.
Sia l’accusata che i testi della difesa hanno raccontato ai giudici la difficile situazione in cui, all’epoca dei fatti contestati, vivevano i migranti a Ventimiglia: “Non avevano un’accoglienza dignitosa. Aiutarli era doveroso”.
La Peirotti ha anche affermato di non aver scelto delle persone a caso, ma di aver trasportato stranieri che conosceva bene e che avrebbe continuato a seguire anche una volta raggiunta Nizza, insieme ai volontari della “Habitat et Citoyenneté”.

Francesca Peirotti tornerà in tribunale il 17 maggio: alle 8,30 verrà letta la sentenza a suo carico.