Lorenzo Cortelli (Lega Nord): “Per i migranti diritti e doveri dovrebbero essere legati a doppio filo, doveri che passano soprattutto dalla conoscenza e il rispetto dei nostri valori”

Il segretario del movimento giovanile della Lega Nord si è recato a Genova, all’incontro con il ministro Minniti
Genova.“La penosa situazione dei migranti a Ventimiglia, in bilico tra un paese, la Francia, che non li vuole e un altro, l’Italia, che non può accoglierli, è la dimostrazione di quanto il nostro Governo, nonostante esprima l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza in seno alla Commissione Europea, non pesi più di una piuma sullo scacchiere internazionale ed europeo”. A dichiararlo, è Lorenzo Cortelli, segretario del movimento giovanile della Lega Nord nonché assessore nel comune di Isolabona che, oggi pomeriggio, si è recato oggi nel capoluogo ligure per assistere alla visita del ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Nella sala “Piramide” dell’agenzia delle entrate, si è parlato del tema più “caldo” del momento, quello della sicurezza e dell’immigrazione. Non poteva, ovviamente, mancare un riferimento alla città di Ventimiglia che da ormai due anni subisce il costante afflusso di centinaia di persone, costrette a fermarsi davanti alla frontiera chiusa dalla Francia.
”La paura, intesa come legittima preoccupazione, non sarà la più nobile delle attitudini umane ma non è da considerarsi neanche una colpa”, ha detto Cortelli, dando voce allo stato d’animo di molti ventimigliesi, “Credo che oggi gran parte della popolazione ventimigliese e intemelia abbia paura delle migrazioni, non per ostilità verso le persone dei migranti, ma perché da troppo tempo ormai vede la propria città e il proprio territorio vituperati a seguito della mala gestione dell’emergenza migranti, della quale soprattutto non ne vede la fine. In un quadro come questo, in cui i cittadini non riescono a percepire un senso di sicurezza, l’integrazione resta solo una bella parola, ma nei fatti pura utopia. Indi, le reazioni emotive dei cittadini esasperati di fronte a flussi migratori, che ai loro occhi risultano non solo inarrestabili ma in costante aumento, non sono conseguenze del razzismo, ma dell’insicurezza. Insicurezza che si alimenta e cresce anche perché nella discussione pubblica non viene considerata, semmai derubricata con un’alzata di spalle, o un commiserevole sguardo”.
“Sui media poi si sta imponendo una spensierata e irenica visione dell’immigrazione, ad opera di un’élite che considera in maniera edulcorata gli stranieri colf a basso costo o gestori di ristoranti etnici”, ha aggiunto il segretario del movimento giovanile della Lega Nord, “Tanto i figli vanno poi a studiare nelle più prestigiose università, spesso all’estero, e per i nonni ci si può permettere la clinica privata. L’immigrazione quindi comporta necessariamente un prezzo, perlopiù addossato sulle fasce più basse della stratificazione sociale, su quelle persone che ogni giorno, per necessità, sono chiamate a combattere una guerra per il posto all’asilo, la lista di attesa al pronto soccorso, il letto in ospedale, persino per la casa e per il lavoro”.
Traendo le somme, Cortelli ha poi posto l’attenzione sui numeri: quelli dei migranti da accogliere ma anche delle risorse che bisogna mettere in conto per garantire l’accoglienza: “L’accoglienza indiscriminata quindi non può essere il criterio ispiratore di una seria politica di un Governo. In quanto essa si scontra con l’inevitabile problema della scarsità. Quanti migranti siamo (ancora) in grado di accogliere e quante risorse possiamo mettere a disposizione se vogliamo che l’accoglienza si possa considerare decente, decorosa, degna di un paese che può ritenersi civile? Ma soprattutto un doveroso interrogativo andrebbe posto ragionando a scapito di quali altri compiti queste risorse vengono ad essere sottratte”.
Tornando al tema delle frontiere, Lorenzo Cortelli ha commentato: “Un dovere imprescindibile per il nostro Stato, di concerto con gli altri paesi che compongono l’Unione Europea, dovrebbe essere l’alleggerimento dal peso che grava sulle nostre frontiere, sia quelle interne, terrestri, che quelle esterne, marittime, il cosiddetto FrontEx. Occorrerebbe che si organizzi il viaggio per coloro che realmente possono essere considerati profughi e richiedenti asilo, operando con lo stesso zelo e determinazione il respingimento dei clandestini”.
“Infine per far sì che la parola integrazione trovi riscontro nella realtà”, ha concluso, “Per i migranti diritti e doveri dovrebbero essere legati a doppio filo, doveri che passano soprattutto dalla conoscenza e il rispetto dei nostri valori, quelli occidentali. A cominciare dall’eguaglianza tra uomo e donna”.