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Inchiesta “Cicalotto” di Pornassio, tolto il vincolo di dimora ad una dipendente

25 aprile 2017 | 21:06
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Inchiesta “Cicalotto” di Pornassio, tolto il vincolo di dimora ad una dipendente

Lo ha deciso il giudice Botti che ha accolto l’istanza del legale della donna

Pornassio. E’ stato tolto il vincolo di dimora a Vjollca Ferhati, la operatrice socio sanitaria indagata nell’ambito dell’inchiesta sui maltrattamenti che i pazienti della residenza “Il Cicalotto” di Pornassio” avrebbero subito durante il ricovero.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Imperia Massimiliano Botti, infatti, ha accolto la richiesta che era stata avanzata dal suo legale, l’avvocato imperiese Oliviero Olivieri. Nella prima fase dell’inchiesta la donna era agli arresti domiciliari.

Un’indagine, condotta dalle fiamme gialle, coordinate dal pubblico ministero Antonella Politi, che aveva creato un certo scalpore. Il mese scorso il pm Antonella Politi aveva chiuso l’inchiesta in otto pagine e agli indagati era arrivato l'”Acip”.

In questa storia sono una decina gli indagati oltre agli operatori socio-sanitari Massimo Deperi e Vjollca Ferhati e l’infermiera professionale Elena Stoica, sospesa dal lavoro per un anno, sono finiti sotto inchiesta anche altri dipendenti della struttura della Valle Arroscia: l’ex direttore sanitario Jacopo Pisaturo, quindi Barbara Canestro, Alessandra Capozza, nelle vesti di responsabili organizzative dei servizi, l’infermiera Barbara Armonti e le operatrici Gleda Aschero, Daniela Arranga.

Al centro dell’inchiesta restano quelle ripetute vessazioni durate “svariati mesi se non anni”, si legge nel provvedimento, che hanno creato uno stato d’animo di angoscia e paura nelle vittime, tutti pazienti anziani, disabili psichici con gravi difficoltà motorie e non autosufficienti. Ad imprecazioni e offese si aggiungevano, molto spesso, la mancanza delle cure primarie, come provvedere alla loro igiene personale. Nei filmati si vedono più episodi in cui i pazienti, dopo essersi tolti gli abiti ed essersi sporcati, venivano lasciati da soli, per terra, anche due o tre ore. I reati ipotizzati sono quelli di maltrattamento e abbandono di incapace e anche di peculato per i misteriosi furti dei farmaci per due operatrici.

Tutta l’inchiesta era scattata nel corso dell’estate quando, a fronte di alcune segnalazioni, gli uomini delle fiamme gialle avevano piazzato delle telecamere per registrare quanto accadeva all’interno della residenza, che conta una sessantina di ospiti con problemi psichiatrici, spesso correlati a dipendenza da alcol o stupefacenti. Tra loro, e sarebbero le principali vittime dei maltrattamenti da parte degli operatori colpiti dalla misura cautelare, anche alcuni anziani provenienti da un ex manicomio del Bresciano. Per mesi i finanzieri hanno raccolto le prove dei maltrattamenti, osservando grazie alle microcamere puntate su letti, corridoi e altri spazi comuni, le angherie subite dagli anziani ricoverati nella struttura.