Giorno di presagi e di frittelle con baccalà: la Domenica delle Palme nella tradizione sanremasca
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In “Sanremo 500 secoli” Giuseppe Ferrari racconta le usanze popolari locali legate alla festa religiosa preludio alla Pasqua
Sanremo. In occasione delle celebrazioni della Domenica delle Palme, quest’oggi i fedeli, cattolici ma anche ortodossi e protestanti, si raduneranno sui sagrati delle loro chiese portando in mano rami di ulivo o di palma. Simboli del rituale cristiano preludio alla Santa Pasqua che saranno poi benedetti dal sacerdote e, dopo la processione e la messa, verranno portati nelle case in segno di fede.Una liturgia, quella della Domenica delle Palme, che si ripete immota nei secoli e di cui, di epoca in epoca e di luogo in luogo, l’usanza popolare ha declinato in varie forme i festeggiamenti.
A Sanremo, oggi come ieri, è rimasta la tradizione tutta locale e spartita con la vicina Bordighera dei palmureli, ovvero dell’industriosa lavorazione delle foglie di palma legata alla leggendaria vicenda di capitan Bresca e del suo famoso privilegio. Ma non solo.
Come racconta Giuseppe “Pipin” Ferrari nel secondo volume di Sanremo 500 secoli, durante la Domenica delle Palme i giovani della Sanremo del passato erano soliti “leva[re] le palme e i ramoscelli di olivo scotendoli sopra le teste, più in alto possibile, alla guisa in certo senso di come veniva e vien fatto ancora dagli ebrei”. I più anziani, invece, considerando il De Passione Domini un giorno di presagi, scrutavano il cielo: “se la giornata era serena […] significava una buona annata di ulivi, mentre se pioveva o il cielo era coperto, voleva dire che gli orti avrebbero dato poco e l’olio non sarebbe stato del migliore”.
E dopo la lettura degli auspici, tutti a placare gli appetiti mangiando “latte quagliato, frittelle di baccalà e crostoli, i ritaglia di pasta dolce spolverati con zucchero, talvolta ripieni di conserve di frutta o miele”.