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Cervo, il Cristo di San Giorgio e San Nicola tra Manierismo e Barocco

9 aprile 2017 | 10:37
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Cervo, il Cristo di San Giorgio e San Nicola tra Manierismo e Barocco

Il solido corpo conferisce all’immagine un senso di verità e una marcata connotazione spaziale

Cervo. Siamo difronte ad un Cristo che si colloca tra il Manierismo e il Barocco. Possono essere due i fatti caratterizzanti questo Crocifisso: la sua alta qualità artistica, il contesto storico-culturale di cui è espressione.

Sotto il primo profilo ci sembra, infatti, di peculiare interesse l’equilibrata (persino classica) compostezza dei vari aspetti del suo linguaggio formale, tutti giocati in chiave di sobrietà e verità naturale, così come la toccante pacatezza espressa dal soprattutto volto. E ciò tanto più in un momento in cui tra Manierismo e Barocco tali raffigurazioni venivano o caricate di accenti espressionistici a fini pietistico-devozionali o ingentilite, a così dire, con movenze plastico-spaziali e sfumature pittoriche per interessi estetici prima ancora che devozionali.

Sotto il profilo storico-culturale, poi, è necessario indagare sul momento e sull’ambiente, quantomeno, entro cui l’opera può essere nata e sull’artista cui, se possibile, può essere ricondotta. A causa della sua collocazione originaria piuttosto defilata in una pur frequentata sede di “Confraternita” socio-religiosa dell’opera non si conosce l’esecutore. In quanto alla lettura dell’opera l’immagine è ricavata “appieno” da un tronco forse di tiglio modellato accuratamente anche da tergo (a motivo di una funzione processionale dell’immagine) e con una leggera imprimitura sul legno, ricoperta a sua volta da un leggero strato di colore “ad incarnato”.

Il solido corpo del Cristo si pone in modo quasi del tutto accentrato sulla verticale della croce, salvo un lieve hanchement della zona del bacino verso destra, che conferisce all’immagine un senso di verità e una marcata connotazione spaziale. Solo la semplice e quasi appiattita fasciatura del perizoma aggiunge una lieve nota decorativa.

All’interno, poi, di tale imposto strutturale l’autore dispiega l’attento modellato anatomico che evidenzia con naturalezza ed equilibrio sia la parte inferiore con le solide gambe in parallelo, appena rialzate e chiuse nei piedi sovrapposti, sia quella superiore, la sobria muscolatura dell’addome e del torace in cui è possibile scorgere qualche reminiscenza del crocifisso medievale del tipo “gotico doloroso”. Ma è nei lineamenti e nei dettagli costitutivi del volto che possono vedersi sintetizzati appieno la visuale stilistica e il modo di sentire del nostro scultore, ispirato al tempo stesso alla verità naturale e alla più intensa espressione del sentimento umano e religioso; si notino le distese superfici delle gote, gli occhi appena chiusi, la bocca semiaperta per l’ultimo respiro sino al dolce reclinarsi del volto stesso, incorniciato dai fluenti capelli, sulla spalla destra; nella totale e serena accettazione del sacrificio estremo.