Centocinque anni fa la tragedia del Titanic, a bordo anche un cameriere di Molini di Triora

14 aprile 2017 | 17:33
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Centocinque anni fa la tragedia del Titanic, a bordo anche un cameriere di Molini di Triora

Si chiamava Battista Antonio Allaria, aveva 22 anni ed era stato assoldato da Luigi Gatti di Montaldo Pavese per servire ai tavoli del ristorante “A la carte”

Molini di Triora. Sono trascorsi 105 anni da una delle più grandi tragedie del mare. Era il 14 aprile del 1912 e alle 23.40, dopo soli quattro giorni di navigazione, un iceberg traforò la fiancata destra del Titanic. Poi il naufragio, drammatico, inevitabile. Il transatlantico sprofondò sul suolo dell’Oceano portando con sé molti dei suoi passeggeri. Si salvarono in 706, imbarcandosi su scialuppe di salvataggio. Gli altri, 1.517, furono risucchiati con tutti i loro sogni dagli abissi. Fra questi, 35 erano italiani, soprattutto equipaggio di bordo. Camerieri, macellai, sommelier provenienti dal Piemonte, dalla Lombardia, dalla Liguria. Come il 22enne Battista Antonio Allaria nato in Valle Argentina, nel piccolo comune di Molini di Triora.

Allaria era stato assoldato da Luigi Gatti di Montaldo Pavese per servire ai tavoli del ristorante “A la carte”, la sala da pranzo più bella della nave, in prima classe, dove sedevano ospiti prestigiosi, tra cui John Jacob Astor (il più ricco a bordo), Benjamin Guggenheim (il magnate del rame), Isidor Straus (il fondatore dei grandi magazzini Macy’s di New York). Un giovane pieno di speranze che aveva lasciato la sua Molini a soli 17 anni per cercare fortuna prima in Francia, poi in Gran Bretagna e infine sul mare. Sepolto ad Halifax, per 86 anni la sua morte fu ignorata dalle cronache e dalla Storia. Dimenticato, ma non dai suoi familiari.

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Come scrive lo studioso Claudio Bosso: “Per 86 lunghi anni l’Italia intera ha creduto che Battista fosse scomparso in mare, morto annegato, prigioniero del Titanic. Per tutti questi anni due generazioni degli Allaria hanno vissuto con questa grande sofferenza. Solo pochi anni fa, grazie al famoso film di Cameron e all’avvento di internet è stato possibile conoscere finalmente tutta la verità sulla tragica fine del giovane e coraggioso cameriere di Molini di Triora. Le pronipoti Luisella e Arianna Allaria, il padre Gino, insieme a due amici Giorgio Lugli e Roberto Basso , hanno iniziato una paziente indagine telematica riuscendo a trovare notizie, ricostruire passaggi sconosciuti, appurare quanto accadde dopo l’affondamento del Titanic e scoprire la tomba”.

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Seppero infatti che il corpo di Battista fu recuperato dal Mackay Bennet e sepolto nel Fairview Cemetery il 6 maggio 1912. Dal ritrovamento del diario di bordo della nave, scritto da Frederick Hamilton, scoprirono inoltre che “mentre la Mackay Bennetstava tornando da Halifax, i marinai hanno issato a bordo gli ultimi tre corpi. Tutti indossavano la divisa First Class servants, erano camerieri di prima classe. Due sono stati identificati, uno aveva sulla camicia le inziali A.B”: Allaria Battista, il quale, oltre agli abiti da lavoro, possedeva un capotto verde, giacca e pantaloni scuri e altri oggetti personali: un coltello, un rasoio, un lucchetto, un mazzo di chiavi contrassegnate “Bagno camerieri”, un pettine, il libretto di risparmio postale, un taccuino e il permesso di sbarco. Almeno, questo è quanto registrano i documenti rinvenuti.

Allaria largo

Il cameriere di Molini, al quale il Comune nel 1998 ha anche intitolato una via del centro, non era il solo viaggiatore ligure che era salpato sulla “nave dei sogni”. Nell’elenco dei passeggeri figura anche il nome di Emilio Poggi, originario del savonese: aveva 28 anni, sapeva tre lingue e lasciò la sua città, Calice, con lo scopo preciso di lavorare sul Titanic. Secondo alcuni, il cavatappi che aveva in dotazione quale cameriere fu ritrovato e inviato ai familiari. Un oggetto semplice, d’uso comune, come quelli appartenuti ad Allaria e a tutti gli altri passeggeri del Titanic che, riemersi dall’Oceano, in occasione del 105esimo anniversario del tragico naufragio, da circa un mese è possibile ammirare nella mostra “Titanic – The Artifact Esibition” a Torino.