Capannone ai Piani di Imperia? “No, grazie, il Comitato ha altre idee per rilanciare la vallata”
“Piani è una zona che ha già molto degrado e per questo non si può pensare di “pestarla” e farla scendere nel degrado assoluto”
Imperia. “La politica non è a servizio del profitto. La politica può certamente supportare un imprenditore e talvolta anche dirgli che sbaglia. Se politica è espressione della volontà dei cittadini, perché i cittadini non vengono ascoltati?”. Comitato per la Difesa e la Valorizzazione della Val Prino sono in trincea. Barricate alzate in difesa della zona e soprattutto per ribadire la propria contrarietà al progetto del mega capannone ai Piani.
La pratica è stata bocciata nel corso del consiglio comunale, ma i residenti non abbassano la guardia anche alla luce degli ultimi interventi di consiglieri comunali. Gli abitanti sono assolutamente contrari al progetto perché “si sa come le amministrazioni comunali cambiano mentre il degrado aumenta. Piani non è una zona industriale e non la diventerà. Esistono numerose aree industriali non utilizzate e forse l’amministrazione comunale potrebbe concedere alle imprese incentivi affinché rimettano in uso aree inutilizzate! Quindi ci domandiamo: perché non concedere sgravi o detrazioni alle imprese che coraggiosamente aprono attività industriali?”
Ancora gli abitanti della Val Prino: “Crediamo che una classe politica non possa permettersi di deturpare l’ambiente oltre i livelli cui siamo già: realizzare, in una zona agricola e su un alveo di un torrente, un capannone di quasi 1000 mq alto oltre 8 metri non si può certo dire che sia una politica edilizia lungimirante e sostenibile. La nostra città è sicuramente l’emblema di sbagli edilizi, infrastrutturali, ecc. ecc., non ne vogliamo altri, grazie! Come si può pensare di realizzare un capannone di quasi 1.000 mq a Piani senza che la cittadinanza sia informata e d’accordo? Come di può pensare di far passare Tir e Padroncini che sfrecciano vicino ad un campo da calcio o vicino a dei parchi giochi per bambini? Come si può non pensare alle conseguenze o verificare se esistano già altre “location” in zone che sono industriali e che sono al momento inutilizzate??? Sappiamo ormai tutti che in prossimità dei fiumi è necessario costruire con la massima cautela e che esistono vincoli ambientali ed urbanistici che è bene rispettare e non derogare”.
E il Comitato offre una propria visione sull’argomento: “Dal nostro punto di vista di cittadini la politica non si può asservire al “progetto imprenditoriale” di un investitore. La politica deve capire se quel progetto si sposa con il territorio, con le persone che là vivono, con un mondo che già esiste e, perché no, con i vincoli ambientali che esistono. La politica non è a servizio del profitto. La politica può certamente supportare un imprenditore e talvolta anche dirgli che sbaglia. Se politica è espressione della volontà dei cittadini, perché i cittadini non vengono ascoltati? Con questo non diciamo che sia necessario dare sempre ragione ai cittadini perché Margaret Thatcher in Inghilterra aveva adottato delle politiche che i suoi cittadini non condividevano ma è stata lungimirante ed aveva un progetto politico coerente da perseguire. Ebbene, ci avevano detto che il progetto politico per Imperia era quello del turismo e dell’agroalimentare, o no?? Tornando invece alla concretezza: perché un progetto imprenditoriale che prevede l’assunzione di 10 persone porta al sacrificio di un’intera vallata? Sarà per caso che queste dieci persone lavorano già con una ditta di trasporti e che si tratta di trasferire l’attività aprendola con un’altra denominazione magari usufruendo dei “benefici” del jobs act?? Qualcuno ha conteggiato i milioni di euro di perdita che tale progetto comporterebbe? Si perché le nostre case perderebbero un 20% secco di valore”.
“Sia chiaro noi paesani, questo termine lo usiamo con orgoglio, non siamo scemi e siamo anche molto testardi e tenaci. Non accettiamo che si decida del futuro della nostra vallata con leggerezza ed andando in deroga a piani regolatori; per anni ci è stato paventato che il nostro futuro è l’agroalimentare e il turismo. Non accettiamo più il degrado della nostra vallata che peraltro è apprezzata da tedeschi, svizzeri, danesi, svedesi che investono. Stiamo scherzando? A 150 metri da dove si vorrebbe realizzare questo capannone è nato un agriturismo che ha investito molti denari per recuperare un antico monastero; diverse imprese floricole hanno convertito la loro attività piantumando alberi d’olivo andando ad affiancarsi alle numerose imprese olearie già esistenti. Perché solo a pochi in Consiglio Comunale è venuta in mente questa cosa; non si pensa ai progetti imprenditoriali che sul territorio insistono già? Su Corso Allende il Comune ha autorizzato la realizzazione di interventi di tipo residenziale, uno sferisterio e una pista per macchinine. Tutto questi interventi ed investimenti che ci “azzeccano” con la trasformazione in area industriale? Sia chiaro che non siamo attivisti politici ma tutto questo non fa altro che farci odiare sempre di più il nostro paese e la nostra città e consigliare ai nostri figlii di fare ciò che si è costretti a fare: scappare. Ora però siamo qui e sia chiaro che insieme a tutti gli altri abitanti di Piani vigileremo affinché il quartiere non sia di nuovo oggetto di “attacchi” imprenditoriali tesi ad acuire tensioni sociali e a deturpare l’ambiente. Non solo, rilanceremo affinché il Comune investa nella nostra vallata in infrastrutture (realizzazione di marciapiedi, strutture sportive, incubatore di imprese di servizi alle persone, ecce cc): siamo il quartiere più popoloso di Imperia ed abbiamo bisogno di servizi per gli abitanti”.
Per il Comitato “se c’è degrado urbanistico cresce anche il degrado sociale. Piani è una zona che ha già molto degrado e per questo non si può pensare di “pestarla” e farla scendere nel degrado assoluto. Tutti i paesi del Nord Europa investono nelle zone degradate per farle rivivere, perché noi non ci riusciamo? Di amministrazione pubblica e di politica forse non capiremo nulla ma sarebbe così difficile avere una mappa delle zone industriali del nostro comune e introdurre incentivi (esenzioni TARI, TASI, ecc. ecc.) per incoraggiare le aziende ad aprire attività dove già esistono delle strutture? Siamo sicuri che, se tale ricognizione fosse effettuata, scopriremmo che nel nostro comune esistono enormi aree industriali che potrebbero bastare per mille aziende industriali. Siamo nel millennio del riuso e riciclo perché non torniamo ad utilizzare le aree dismesse evitando di aggiungere volumetrie nuove. Come diceva un politico della prima repubblica, che forse non era simpatico ma il suo refrain è diventato ormai il motto di questa torbida vicenda: “Io non ci sto” anzi “Piani non ci sta””.