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Canoni demaniali, arriva la stangata del governo. Fiba: “Si vuole far cassa con i balneari”

18 aprile 2017 | 15:22
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Canoni demaniali, arriva la stangata del governo. Fiba: “Si vuole far cassa con i balneari”

Oneglio e Lardinelli insistono: “Necessario riformare il sistema: giusto un riequilibrio che consenta di evitare ingiustizie”

Imperia. “La stangata sui canoni delle spiagge arriverà, prima o poi. Ma il “quanto” sta diventando più importante del “quando”. Perché il Governo sta pensando di non limitarsi ad un aumento delle cifre pagate dai balneari, definite troppo basse dal ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda”. L’ipotesi allo studio è il raddoppio. Una notizia che si è diffusa tra i balneari ed ha scatenato la reazione della Fiba, il sindacato dei balneari della Confesercenti.

La notizia spunta dal Documento di economia e finanza appena approvato dal Consiglio dei ministri. Lì si legge, a proposito delle concessioni dei litorali a scopo turistico: “La rideterminazione delle tariffe e dei meccanismi riferiti ai canoni demaniali attualmente in vigore, secondo i principi e criteri direttivi fissati con la delega consentirà un maggior introito per le finanze pubbliche – spiegano Vincenzo Lardinelli, presidente nazionale di Fiba Confesercenti e Gianmarco Oneglio, presidente dello stesso sindacato ma per la Liguria. Qualora si procedesse, come unica misura di revisione, al rialzo dei parametri per il calcolo dei canoni ,si potrebbe avere un raddoppio del gettito rispetto a quanto incassato negli ultimi anni”.

Secondo la Fiba “una parte di quanto incassato sarebbe destinata a Comuni e Regioni, per migliorare la rendita dei beni pubblici e per politiche ambientali. L’ obiettivo sembra quello di introdurre una supertassa. Tenuto conto che al raddoppio del canone pagato allo Stato si aggiungerebbe un incremento proporzionale dell’ addizionale versata alla Regione. Che è il 25% dell’ importo. Calenda docet”.

Ma la Fiba non ci sta e reagisce: “L’ obiettivo è chiaro: si vuole far cassa con i balneari. Non è una sorpresa: si sa che il disegno di legge che dovrà riformare il sistema delle concessioni, e che è in discussione in Parlamento, prevederà una revisione dei canoni. Oltre a un meccanismo di gare pubbliche, le cosiddette “aste”, per l’ assegnazione delle spiagge. Il Governo viene delegato alla revisione dei canoni concessori, che dovranno essere determinati con l’ applicazione di valori che tengano conto della tipologia dei beni oggetto di concessione. Tali beni dovranno essere classificati in differenti categorie, relativamente alla valenza turistica, applicando a quelli di maggiore valenza un canone più elevato». Quello che colpisce sono le parole successive. Dove, come detto in precedenza, si parla di raddoppio. La reazione dei balneari. Il raddoppio del canone demaniale, in ogni caso, è inaccettabile: ci sono stabilimenti che versano 20.000 euro, più il 25% alla Regione; se va in porto questa proposta passano da 25.000 a 50.000. Tutto questo senza alcuna certezza per il futuro, con la Bolkestein che incombe”.
Secondo Lardinelli e Oneglio “si tratta di un testo fuorviante, Queste cose generano tensione e confusione nella categoria, già abbastanza innervosita”. Di contro è sempre stata ribadita “la necessità di riformare il sistema dei canoni demaniali: un riequilibrio che consenta di evitare ingiustizie sia in un senso che nell’altro. Ma queste parole ambigue fanno pensare a un aumento indiscriminato per tutti. Anche per chi già paga cifre importanti”.

Per la Fiba “è necessario rivedere i canoni per evitare che certi stabilimenti paghino troppo poco e invece altri paghi cifre insopportabili ma la soluzione non può essere raddoppiare tutti indiscriminatamente ci vogliono compensazioni e aggiustamenti nei casi dei pertinenziali come aumenti anche molto più sostanziosi per altri casi.  Non è una materia che si può buttare lì così senza un senso … si rischiano ovviamente ricadute negative in tutto il settore turistico ,che come balneari ha già l’IVA al 22 % unico caso nel mondo. In Francia l’Iva è al 5.5%, in Spagna al 10 %, Grecia 6,5 %, Germania 7 % e Portogallo 6 %”.