Allarme Autismo: disturbo in vertiginoso aumento. Asl 1, Roberto Ravera “Colpa dell’inquinamento”

2 aprile 2017 | 09:03
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Allarme Autismo: disturbo in vertiginoso aumento. Asl 1, Roberto Ravera “Colpa dell’inquinamento”
Allarme Autismo: disturbo in vertiginoso aumento. Asl 1, Roberto Ravera “Colpa dell’inquinamento”
Allarme Autismo: disturbo in vertiginoso aumento. Asl 1, Roberto Ravera “Colpa dell’inquinamento”

I numeri del problema e i trattamenti, gratuiti e a pagamento, adottati nella nostra provincia

Sanremo. Negli ultimi 40 anni sono aumentati di ben 10 volte. Nel 2010 in tutto il mondo i casi di disturbo dello spettro autistico patologia del neurosviluppo che coinvolge principalmente tre aree: linguaggio e comunicazione, interazione sociale e interessi ristretti e stereotipati, sono stati  52 milioni pari al 7,6 % (nel  1990 la percentuale era invece del 7,5 %). In Italia attualmente sono circa 500 mila le famiglie coinvolte da questa problematica e, secondo il Portale Autismo, le persone disabili stimate nel 2020 saranno 4,8 milioni. Promossa dall’Onu, la Giornata della consapevolezza dell’Autismo che si celebra il 2 aprile è sicuramente occasione di sensibilizzazione ma anche momento per tirare le somme di quella che si sta dimostrando una malattia il cui tasso d’incidenza sta vertiginosamente aumentando.  “Tra le molte ipotesi di causa finora prodotte, molti genetisti sostengono l’interferenza che l’inquinamento (nessuna evidenza scientifica è invece da attribuirsi ai vaccini) produce sulla sfera genetica, soprattutto in quella che è l’evoluzione del feto maschile che è il più fragile tanto che la maggior parte delle diagnosi di autismo vengono fatte sui maschi ”. Così il direttore della struttura di Psicologia Asl 1 Imperiese Roberto Ravera spiega un fenomeno che attualmente, presso il Centro per l’Autismo “Il piccolo Principe” di cui è responsabile, vede in carico e in quanto servizio pubblico in forma completamente gratuita per le famiglie, 63 piccoli pazienti dai 2 ai 17 anni. “… e consideriamo che, nel nostro centro, in questi dieci anni ne sono transitati all’incirca trecento”.

Riguardo ai trattamentiterapeutici in questi anni, le organizzazioni sanitarie sono entrate nello specifico di questa patologia con un po’ in ritardo e a macchia di leopardo: esistono centri in Italia che se ne occupano da tempo, ma con buchi che sono stati riempiti in modo lacunoso soltanto recentemente con la nuova legge che decreta che l’autismo rientra nei Lea – Livelli Essenziali di Assistenza.  Questo ritardo nella costruzione di veri percorsi di cura ha determinato  il fatto che metodologie che si siano dichiarate un po’ esclusive. Pur riconoscendone le validità, quando stabiliamo criteri che riguardano le terapie noi come Asl puntiamo sull’efficacia, l’efficienza e sull’appropriatezza. E questo innanzitutto parte dal grande discorso della diagnosi “. In una diagnosi di autismo, che solitamente viene fatta intorno al secondo anno di vita, cioè quando ci si accorge che il bambino presenta deficit linguistici e d’interazione con gli altri coetanei, una presa in carico il più precoce possibile permette di costruire una rete quotidiana con neuropsichiatri, pediatri, logopedisti e tutte le specialità più utili. “Purtroppo, ci sono casi di bambini che hanno già 6, 7 o anche 8 anni e che provengono da paesi in cui la diagnosi o non era stata fatta correttamente o peggio, non c’è stata affatto. Ne è dimostrazione il circa 35% dei pazienti proventienti dall’estero, soprattutto da paesi extracomunitari (esempio Bangladesh e Maghreb,  e che presentano anche una serie di problemi legati  tra l’altro alla lingua e alla cultura familiare”.

Al Centro Asl, dopo la diagnosi, attraverso continui follow-up è possibile lavorare sulle aree più fragili, considerato che esistono diverse espressioni dell’autismo. Un percorso in cui fondamentale è il parent training importante per modificare o rivalutare insieme alla famiglia tutti gli aspetti mirati alla stimolazione di determinate aree celebrali al fine di avere un notevole quadro di miglioramento. Abilitazione è dunque la parola chiave, tenendo conto che tutta la rete neurale, quando stimolata soprattutto nei compiti in cui è più pigra per effetto della malattia, sviluppa nel tempo una maggiore efficacia. Dunque, secondo Ravera e il suo team di lavoro composto dalla neuropsichiatra infantile e referente clinico Valeria Mosca, dalle psicologhe Valentina Boeri, Francesca Loffredo e Martina Magaglio, il problema non è guarire o non guarire ma, piuttosto sapere che “dentro quello che è uno spazio di abilitazione e riabilitazione, esistono ampie possibilità di recupero”. Tutto questo per avere, un domani, una persona più il più possibile autonoma, competente e in grado di svolgere attività evitando quella residenzialità  tipica di un recente passato.

Il lavoro d’eccellenza svolto dal nostro Centro Autismo è stato anche notato e confermato dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova che ha addirittura chiesto all’Asl 1 Imperiese di collaborare al progetto di marker genetici contribuendo ad una ricerca atta ad individualizzare trattamenti sempre più all’avanguardia.

Sul territorio, molte le realtà associative in prima linea, a partire da Ansga – Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici di Imperia presieduta da Loredana Reghezza, mamma di Isabella oggi diciannovenne. “Se all’epoca della diagnosi di autismo di mia figlia avessimo potuto contare sull’attuale trattamento, oggi la nostra Isabella ne sarebbe fuori quasi totalmente” riflette Loredana secondo cui “il 2017 è un anno importantein quanto, finalmente, i nuovi Lea prevedono che siano garantiti i trattamenti ABA. Peccato che ad oggi, nonostante il supporto economico del Ministero, tutto sia ancora a carico delle famiglie che, solo per una valutazione di un supervisore arrivano a sborsare dai 2.500 ai 5 mila euro all’anno”. Angsa (nella foto di gruppo la volontaria Enrica Pavoli, Isabella, Loredana Reghezza, Florinda Ferrara e l’educatrice Silvia Lippi)ha già più volte organizzato corsi Aba e probabilmente un altro sarà messo in atto a breve. “I programmi Aba – prosegue la psicologa e vicepresidente Florinda Ferrarapossono infatti migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti, aiutando le famiglie ad interagire con i loro figli, promuovendo lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori, del loro empowerment e benessere emotivo”.